In Indonesia l’esercito si sta riprendendo spazio e potere
Sostenuto dalle politiche del presidente Prabowo Subianto: i critici ritengono sia un pericoloso ritorno al passato

Da diverso tempo il presidente indonesiano Prabowo Subianto è accusato di dare sempre più spazio all’esercito nelle istituzioni statali, cambiando vecchie leggi e affidando ai militari incarichi che dovrebbero essere svolti dal governo o dalle organizzazioni civili. È un grosso tema in Indonesia, perché Prabowo governa in maniera autoritaria, già in passato era stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani e il timore ora è che possa usare l’esercito per rafforzare il suo potere e controllare molti aspetti della vita pubblica.
Prabowo fa parte del Partito del movimento della grande Indonesia, nazionalista e di destra. È molto vicino all’élite più tradizionale del paese, è sostenuto da gruppi islamici radicali ed è l’ex marito della figlia del generale Suharto, dittatore dell’Indonesia per tre decenni tra il 1967 e il 1998. I suoi sforzi di rafforzare l’esercito sono iniziati ancora prima dell’avvio della sua presidenza (ottobre del 2024), quando era ministro della Difesa del precedente governo guidato da Joko Widodo.
Nel marzo del 2024 fece grosse pressioni sul parlamento per favorire l’approvazione di vari emendamenti per permettere ai militari in servizio di assumere incarichi di rilievo nelle procure, nelle segreterie di stato e nelle agenzie governative antiterrorismo per il contrasto al narcotraffico. La legge che prima di allora vietava questo tipo di nomine risaliva al 2004 ed era stato il risultato di un lungo processo di esclusione dell’esercito nella vita pubblica iniziato al termine del regime militare del generale Suharto.
L’approvazione degli emendamenti aveva provocato proteste in diverse città indonesiane, a cui avevano partecipato soprattutto giovani e studenti, cioè una buona parte dell’elettorato di Prabowo alle ultime elezioni.

Una foto delle proteste contro la riforma della legge sulla separazione tra ruoli civili e militari, Surabaya, 24 marzo 2025 (Photo by Robertus Pudyanto/Getty Images)
A gennaio del 2025 il governo di Prabowo affidò alcuni progetti civili ai militari, tra cui uno dal valore di 28 miliardi di dollari per la distribuzione di cibo gratuito a decine di milioni di bambini nelle scuole. L’esercito fu anche incaricato della posa di condotte idriche per l’irrigazione dei campi in aree remote del paese, o di convertire terreni incolti in campi di riso e mais.
Ad agosto Prabowo ha annunciato la creazione di 500 nuovi battaglioni nei prossimi cinque anni, la più grande espansione dell’esercito in Indonesia degli ultimi decenni. Secondo i piani del presidente, i nuovi militari saranno destinati a compiti esclusivamente civili. Per il progetto il governo ha proposto un aumento del budget dedicato alla Difesa del 37 per cento rispetto all’anno scorso (equivalente a più di 3mila miliardi di rupie, circa 18 miliardi di euro): il parlamento deve ancora approvarlo.

Prabowo Subianto durante le celebrazioni per la festa dell’Indipendenza indonesiana a Giacarta, 15 agosto 2025 (Ajeng Dinar Ulfiana/Pool Photo via AP)
Al di là del passato di Prabowo, in Indonesia c’è preoccupazione per queste misure per delle ragioni legate alla storia del paese e al rapporto tra i governi e l’esercito, complicato sin dai tempi dell’indipendenza dagli olandesi (ottenuta formalmente nel 1945). Già durante i primi anni della repubblica, i militari ebbero un ruolo nella vita politica indonesiana e contribuirono a generare l’idea che il potere civile fosse troppo debole per governare da solo e avesse bisogno dei militari. È un’idea che si è trasformata in dottrina e che ha un nome preciso: dwifungsi.
Nell’idea del generale indonesiano Abdul Haris Nasution, che parlò per primo di questo concetto in un discorso pubblico del 1958, l’Indonesia avrebbe dovuto percorrere una sorta di strada di mezzo tra due modelli: l’esercito non doveva essere né un semplice strumento del governo civile, come avveniva e avviene in Occidente, né esser completamente sovrapposto al potere politico come nei regimi militari dell’America Latina.
Durante i trent’anni della dittatura militare di Suharto questa dottrina raggiunse la sua piena applicazione – all’esercito vennero dati ampi poteri – e diventò un modo per giustificare l’ingerenza dei militari nella vita pubblica. L’esercito poteva entrare in parlamento, ricoprire ruoli politici a tutti i livelli, controllare imprese pubbliche e private, oltre che reprimere brutalmente gli oppositori (simile a quanto proposto da Prabowo con i 500 battaglioni).
A partire dal 1998, con la fine del regime di Suharto, le autorità civili avviarono un lungo e complicato processo di riforma noto come reformasi, che portò a una serie di leggi che regolavano rigidamente l’accesso dei militari alla vita pubblica: una di queste era quella risalente al 2004 che a marzo dello scorso anno è stata riformata da Prabowo. Prabowo ha sempre negato che la sua dottrina politica di riferimento sia la dwifungsi, ma diversi osservatori ritengono che le riforme che ha approvato nell’ultimo anno e mezzo dimostrino il contrario.



