EssilorLuxottica estenderà la settimana corta in Italia

Dopo un anno e mezzo di sperimentazioni andate bene, la grande azienda di occhiali la adotterà in un intero stabilimento

(Amy Tierney/WireImage for Stuff Magazine)
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EssilorLuxottica – il gruppo nato nel 2018 dalla fusione della più grande azienda produttrice di occhiali, l’italiana Luxottica, con la più grande produttrice di lenti, la francese Essilor – ha raggiunto un accordo con i sindacati italiani per portare avanti ed estendere il progetto della “settimana corta”, come si chiama informalmente quel modello di organizzazione del lavoro che consente di ridurre le giornate lavorative dei dipendenti a parità di stipendio.

Le sedi italiane di EssilorLuxottica la stanno già sperimentando in alcuni dipartimenti da aprile del 2024, con risultati soddisfacenti sia per i risultati aziendali sia per i lavoratori. Il nuovo accordo prevede che dall’inizio del prossimo anno sarà estesa a un intero stabilimento produttivo, ma non è ancora stato scelto quale tra i diversi che l’azienda ha in Italia (in tutto negli stabilimenti italiani lavorano 12.500 persone, di cui circa 4mila nel più grande).

L’azienda è arrivata a questa decisione attraverso diversi passaggi sperimentali nel corso degli ultimi due anni: prima sono stati coinvolti solo alcuni lavoratori di alcuni reparti di alcuni stabilimenti; poi lo scorso anno la settimana lavorativa corta è stata estesa a un intero reparto; ora l’azienda la estenderà a una fabbrica, che sarà individuata entro la fine dell’anno con un accordo tra la stessa azienda e i sindacati.

Al momento sono coinvolti in via volontaria solo alcuni gruppi delle sedi di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino, Pederobba, Lauriano e Rovereto, mentre finora sono stati esclusi i dipendenti della sede di Milano. Lo scorso aprile, dopo un anno di sperimentazione, EssilorLuxottica aveva fatto sapere che avevano aderito 1.500 addetti che hanno beneficiato di 20 giorni di riposo aggiuntivo all’anno, 5 detratti dai loro permessi e 15 a carico dell’azienda. Nel complesso circa 3.500 lavoratori avevano beneficiato di una qualche forma di flessibilità dell’orario e delle giornate di lavoro, e l’azienda ha notato dei benefici.

La storica sede di EssilorLuxottica ad Agordo, vicino Belluno (Luca Zanon/Getty Images)

Con la nuova organizzazione del lavoro si sono ridotti gli infortuni, sono diminuite le persone che hanno lasciato l’azienda, è aumentata la sostenibilità dei turni, l’efficienza del lavoro, e anche i consumi energetici. La gestione pianificata delle presenze «ha migliorato l’efficienza produttiva e ottimizzato i tempi di lavoro, riducendo le assenze non preventivate», ha detto in un comunicato EssilorLuxottica.

Negli ultimi anni la settimana corta è stata sperimentata da diverse aziende italiane, come Intesa Sanpaolo, Lamborghini, Lavazza, tutte però accomunate dal fatto che sono imprese molto grandi, robuste, con soldi e competenze interne per potersi permettere di tentare un modello organizzativo innovativo.

Questo perché è un modello capace di portare molti benefici per il benessere dei lavoratori coinvolti ma che è ancora sperimentale, che richiede continue messe a punto, e che presenta molte complessità organizzative per gli uffici che decidono di lavorare meno giorni e devono riorganizzare il lavoro di conseguenza: sono complessità in grado di scoraggiare le aziende più piccole – cioè la stragrande maggioranza delle imprese italiane – e che possono diventare un impedimento in certi gruppi di lavoro, per esempio quando si deve garantire un servizio continuativo al pubblico.

– Leggi anche: La settimana lavorativa corta non è ancora per tutti