Strava è diventato un social network, nel bene e nel male 

La popolare app per sportivi permette di conoscere persone, ma può causare un senso di competizione poco sano e la diffusione di informazioni delicate

(Getty Images)
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Da alcuni anni Strava, l’app per registrare l’attività fisica, tracciare percorsi e condividere i propri allenamenti, somiglia sempre di più a un tradizionale social network. È una scelta dell’azienda americana che controlla l’app, che ha introdotto molte funzioni per far crescere la “community” della piattaforma, incentivare l’interazione tra utenti e farla utilizzare a chiunque pratichi attività fisica, e non solo ai professionisti o agli atleti amatoriali più competitivi.

L’evoluzione di Strava – che a partire dal 2020 è effettivamente diventata un’app popolarissima, oggi la usano 150 milioni di persone da 185 paesi diversi – ha lati positivi e altri più problematici. Da una parte infatti è una piattaforma che riesce a far avvicinare e incontrare persone con interessi comuni anche fuori da internet, e in qualche caso persino a far nascere relazioni amorose (non è raro sentir dire che Strava è “il nuovo Tinder”).

Dall’altra però, ha gli stessi limiti di altri social network. Uno è il rischio legato alla gestione di una grande quantità di dati personali. Un altro è che l’esibizione costante delle proprie sessioni di allenamento con gli amici o il confronto dei propri risultati con sconosciuti possa alimentare una competitività eccessiva, e a volte rendere il rapporto delle persone con l’attività sportiva meno sereno.

Uno degli aspetti su cui, come detto, l’app si è sviluppata molto è la creazione di una community sempre più grande e con persone che fanno sport a tutti i livelli. Alla fine del 2023 Strava aveva creato un sezione dedicata allo scambio di messaggi diretti tra due o più utenti, che permettono a chi fa una certa attività o si sta allenando per la stessa gara di confrontarsi, darsi consigli, magari mettersi d’accordo per fare sport insieme, se si vive nella stessa zona.

Da tempo si parla di come le persone siano sempre meno interessate alle app di incontri, anche perché, per come sono pensate e costruite, raramente funzionano nel mettere in contatto persone con interessi affini. Per chi cerca questo tipo di incontri e conoscenze, le app incentrate sugli hobby, come Strava, funzionano in generale meglio.

Sebastiano Mescolotto, fotografo di Vittorio Veneto, racconta che usa Strava per lo sport da molti anni, ma che nel 2022 ha cominciato anche a sfruttarla per trovare una compagna. Per lui era importante che avesse uno stile di vita attivo e il suo stesso forte interesse per lo sport, cosa che faceva fatica a trovare su altre app come Tinder.

Tramite l’app ha conosciuto quella che è la sua attuale fidanzata: è iniziato con lo scambio di “kudos” (cioè reazioni di complimento che un utente può inserire alle attività di un altro per incoraggiarlo, come a dire “ben fatto!”), poi la scoperta che entrambi registravano gli allenamenti nella stessa piscina, spesso anche agli stessi orari, tanto che qualche volta capitava di incrociarsi di persona. Nel giro di poco hanno cominciato a uscire insieme.

Questa cosa ha anche i suoi aspetti negativi. Alessandra Valentini, triatleta di Bagnoregio, racconta che per lei è fastidioso che le persone usino l’app per cercare di rimorchiare. Usa Strava dal 2017, quando era ancora un’app di nicchia con funzionalità molto ridotte. Col tempo le persone che hanno cominciato a seguirla sono aumentate (oggi ha quasi 850 follower), e così è aumentato anche il numero di “kudos”, di commenti e, da quando esistono, di messaggi privati, sia da persone che abitano nella sua zona che più lontani. Per evitare di riceverli ha raccontato che nell’ultimo periodo ha disabilitato la possibilità per le persone che lei non segue di inviarglieli.

Oltre alle chat, le altre funzioni che cercano di fare presa sulla community sono i club: cioè gruppi – simili a quelli di Facebook –in cui persone, che possono essere legate a una squadra sportiva di una città, a un running club, a un marchio, o semplicemente a un gruppo di amici, organizzano eventi sportivi nella località dove abitano. Un’altra funzione interessante – questa riservata solo a chi paga l’abbonamento – è quella dei segmenti, cioè tratti di percorso in cui ogni “atleta” – come chiama Strava stesso gli utenti – può confrontare i propri tempi con quelli degli altri grazie alle classifiche.

“If it’s not on Strava, it didn’t happen”, cioè “Se non hai registrato la tua sessione su Strava, significa che non è veramente avvenuta”, è un mantra famoso legato a Strava. La frase è nata tra gli atleti semi-professionisti come modo ironico per dire che non basta fare il proprio allenamento di corsa, bicicletta o nuoto: per “essere valido” è fondamentale che lo si pubblichi su Strava. Così gli altri utenti lo possono vedere, commentare, mettere un “kudos” e soprattutto sono spronati a fare attività fisica a loro volta.

Oggi la frase, secondo qualche utente, ha perso un po’ il suo obiettivo di motivare all’emulazione positiva, ed è diventata rappresentativa di come condividere i propri risultati sia il primo obiettivo dell’attività sportiva.

Non è raro che ci siano utenti che utilizzano piccoli stratagemmi per barare e far sembrare i propri risultati migliori di quelli che sono nella realtà. Un trucchetto semplice è quello di stoppare la registrazione o il proprio orologio sportivo quando si fanno delle pause – così che non vengano calcolate nel tempo finale. Oppure escludere dalla registrazione le fasi più lente (tipicamente il riscaldamento o il tratto finale di una corsa) per renderla più impressionante.

Nonostante sia un’app molto amata da chi la usa, tanto che non è raro vedere sui social video ironici di persone quasi ossessionate dal registrare le proprie sessioni su Strava, dal controllare le proprie statistiche o segnalare all’app chi bara, esiste un dibattito sulla possibilità che un determinato uso di Strava possa essere poco sano.

Alcune persone, spesso giovani atleti amatoriali, raccontano sui propri profili social di aver smesso di usare Strava perché percepivano che la sensazione di benessere ed energia tipica del praticare lo sport cominciava a essere gradualmente influenzata dal continuo confronto con i risultati di altre persone, o di provare senso di colpa quando saltavano anche solo un giorno di allenamento.

Altri raccontano che i propri risultati, quelli che prima di usare Strava avrebbero giudicato come incredibili traguardi, usando l’applicazione non sembrano mai sufficientemente buoni, perché si tende a paragonarli ai record o ai risultati degli altri utenti. Vari commentatori negli anni hanno raccontato di esperienze simili con l’applicazione, e già nel 2020 se n’era occupato uno studio dell’università di Galway, in Irlanda.

La tendenza poi, come su ogni social, è quella di far vedere il meglio dei propri allenamenti: è quindi molto comune, quando si corre con una persona meno esperta, che venga ironicamente segnalato nella descrizione della propria attività, così che in qualche modo venga giustificata l’andatura un po’ più lenta del solito.

Per questo suo lato performativo e dimostrativo, qualcuno l’ha definito “l’Instagram delle app sportive”: e infatti, come avviene con Instagram, è normale che fra le persone che lo usano ci si chieda: «Qual è il tuo Strava?»

La natura ormai “social” dell’app sta poi facendo emergere sempre di più il problema della sicurezza, visto che per funzionare e fornire tutte le sue funzioni raccoglie un grande numero di dati degli utenti. Nel 2018 alcuni dei dati che furono pubblicati dall’azienda potrebbero aver indicato la posizione di alcune basi militari. Il tracciamento della posizione degli utenti è stato un grosso problema anche per la sicurezza di capi di Stato: solo per fare un esempio recente, due mesi fa è successo col primo ministro svedese Ulf Kristersson, di cui sono stati divulgati per errore gli abituali percorsi lungo i quali si allena.

Ma ovviamente riguarda anche le persone normali, le cui informazioni come l’abituale giro di corsa, o il punto di partenza – che se è sempre lo stesso può essere verosimilmente associato all’indirizzo o alla zona dove abita una persona – potrebbero essere usate per fini di stalking. Nel 2023 una donna texana ha ucciso una ciclista professionista che aveva spiato attraverso Strava, e nel Regno Unito ci sono stati casi di uomini a cui sono stati imposti ordini restrittivi per aver utilizzato Strava per spiare ex partner.

Per questo l’applicazione – oltre alle normali personalizzazioni delle impostazioni sulla privacy per decidere chi può vedere le proprie attività, mandare messaggi o se nascondere i punti di arrivo e partenza – ha apportato nel tempo modifiche ad alcune funzioni come Flyby, che permetteva di rivedere un’attività sportiva su una mappa in tempo reale e confrontarla con quella di altre persone che si trovavano sullo stesso percorso nello stesso momento. Flyby rivelava facilmente orari e posizione precisa, potenzialmente a chiunque li cercasse. Così nel 2020 Strava ha deciso di disattivarne l’attivazione di default: ora va attivata manualmente e si può limitare la visibilità dei propri dati.

Sono poi state inserite nel tempo altre funzioni per tutelare la sicurezza delle persone: una si chiama “Night Heatmap” e permette di visualizzare i tratti e le zone che alla sera sono più frequentate, e quindi dove è meno probabile ritrovarsi a fare attività fisica isolati. Esiste inoltre la funzione “Beacon”, che consente di condividere la posizione in tempo reale con qualcuno di fidato durante l’attività.