Cos’è davvero lo scambismo
Se ne parla spesso a sproposito, come ha fatto di recente Rocco Siffredi, ma è una pratica codificata e a suo modo diffusa

Ad agosto, per un paio di giorni prima di essere chiuso, il gruppo Facebook “Mia Moglie” è stato frequentato sia dagli utenti abituali (che erano decine di migliaia) sia da persone arrivate lì dopo averne letto sui social e sui giornali, che commentavano per chiedere spiegazioni. Il gruppo, infatti, era pieno di foto di donne, vestite o mezze nude, distese sul divano o addormentate, intente a prendere il sole in spiaggia o a camminare per strada. A pubblicarle erano, in larga parte, utenti anonimi che si presentavano come loro partner, e in alcuni casi alludevano al fatto di aver scattato e pubblicato quelle foto di nascosto.
Alle critiche, alcuni di questi utenti hanno risposto dicendo che molte delle mogli non erano ignare di quel che stava succedendo, e che se le loro foto venivano pubblicate in quel gruppo era perché, come coppia, facevano scambismo. Anche il celebre attore porno Rocco Siffredi, intervistato da Open sul tema, ha detto che probabilmente molte donne lo sapevano, dato che «il mondo è pieno di scambisti».
Con “scambismo” si intende una pratica sessuale in cui coppie stabili – molto spesso sposate, ancora più spesso eterosessuali – si accordano tra loro per avere delle esperienze sessuali extra-relazionali. Rientra nella vasta categoria delle “non-monogamie etiche”, termine che include quasi tutti i tipi di relazione che non si basano su una totale monogamia. Al contrario di quel che succede nelle coppie poliamorose, però, quelle scambiste non prevedono l’introduzione di altre persone nella quotidianità e nella sfera affettiva della coppia: piuttosto, il sesso con altre persone viene visto come momento di trasgressione e gioco da vivere insieme, in coppia.
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Qualche utente, nel gruppo “Mia Moglie”, probabilmente scambista lo era davvero: prima che chiudesse, ogni tanto sul gruppo apparivano anche annunci di coppie che dicevano di voler conoscere altre coppie nella stessa città, per esempio. Vari post pubblicati sul gruppo, però, erano foto intime di donne che i partner dicevano apertamente di aver pubblicato a loro insaputa. Questa non è una pratica che fa parte dello scambismo. Il fatto, per esempio, che una donna sia a proprio agio nel farsi guardare mentre è nuda o in situazioni di intimità in contesti frequentati da altre coppie scambiste non vuol dire che voglia anche acconsentire alla condivisione delle sue foto intime su un gruppo Facebook aperto a tutti e pieno di sconosciuti.
All’interno dei club privé, che sono gli spazi dove più si riunisce la comunità degli scambisti, esistono dei codici e delle regole chiare che servono ad assicurare il rispetto delle volontà delle persone che li frequentano. Rispetto ad altri ambienti frequentati da persone più giovani o queer, il linguaggio del consenso che si trova nei club privé è meno verbale e più fisico: normalmente, le coppie concordano in anticipo su un segnale specifico, come una breve stretta di mano, per capire se entrambi sono interessati alle persone che li stanno approcciando.
Non sempre le coppie si “scambiano” letteralmente: sono per esempio comuni situazioni di voyeurismo, in cui magari un uomo guarda mentre la moglie fa sesso con un’altra persona. Nei club privé o alle feste private di scambisti, poi, c’è anche chi finisce per partecipare a grosse orge. Sandra Voltan, gestrice del Krystal, uno dei più importanti club privé del nord-est, racconta per esempio che «ci sono tantissime coppie che magari vengono a passare una serata da noi, stanno tra di loro, guardando gli altri giocare e poi tornano a casa e si raccontano quello che hanno visto, in modo da concludere la serata con le loro fantasie». Il Krystal, per esempio, è grande quasi mille metri quadri e offre spazi adatti a varie esigenze, dalle stanze più piccole e private in cui è vietato sbirciare, a una grande sala con una gabbia circondata da divanetti.
Le dinamiche a quattro «avvengono tutte tramite le donne», racconta Laura, che ha 40 anni e frequenta la comunità scambista di Milano da due anni con il marito. «Magari state ballando insieme e vedete una coppia che a entrambi interessa: è la donna che fa il primo passo, magari avvicinandosi a loro, sfiorando il braccio di lei e chiedendo se hanno voglia di conoscersi». Voltan, del Krystal, concorda: «il modo di approcciarsi è molto diverso da quello a cui si è abituati in discoteca, in cui prendi la ragazza, le offri da bere, magari tenti di baciarla o la palpeggi. Non è così che funziona». Al contempo, «chi è presente sa che è probabile che verrà quantomeno toccato in una parte del corpo non sessuale, perché l’etichetta della comunità è quella di comunicare spesso in modo non verbale».
Non vuol dire che tutto fili sempre liscio: «la persona maleducata la trovi anche alle poste o al supermercato, ma cerchiamo di fare una selezione dei clienti tale da ridurre i margini». Chiara, che ha 52 anni e frequenta da tempo la scena insieme al marito, racconta che di recente in un club di Milano «uno che non conoscevo mi ha messo una mano al collo e, quando mi sono lamentata, mi ha risposto che “a tante piace”». È un problema che ha riscontrato soprattutto nelle persone più anziane: «più vecchi sono peggio è. Tendenzialmente quelli giovani hanno partecipato anche a feste queer e hanno molto più rispetto».
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Altre volte ha visto uomini che incalzavano la moglie a baciare e toccare la donna dell’altra coppia, «chiaramente perché gli uomini si eccitassero, anche se a lei fondamentalmente non andava». Nella sua esperienza, però, le coppie che fanno parte della comunità sono in larghissima parte molto complici e affiatate: «qualche coppia disperata la trovi, coppie in cui è lui a trascinare lei ma a lei non andrebbe, o coppie che non hanno più alcuno stimolo e vengono a cercarlo al club». Perché questo stile di vita funzioni, però, a suo avviso è importante essere molto sinceri sui propri limiti e sui propri desideri con il partner.
Chi fa parte della comunità spesso sceglie di mantenere privata questa parte della propria vita, un po’ per proteggere l’intimità della coppia, un po’ per minimizzare il rischio di ripercussioni lavorative, soprattutto se uno dei due ricopre un ruolo pubblico o ha un datore di lavoro conservatore. Altri vogliono evitare che la famiglia lo scopra, anche per via dello stigma che tuttora esiste nei confronti di chi devia dalle strutture tradizionali della monogamia. Anche per questo, Laura e Chiara hanno chiesto di non essere citate per nome e cognome.
«L’Italia è ancora un po’ un paesino in cui la gente ti etichetta facilmente. Questo genere di espressione di libertà non viene capito da tutti», dice Augusto Pistilli, che fa parte della comunità da più di trent’anni e oggi è presidente di AssoSex, associazione che riunisce circa il 60 per cento dei club privé d’Italia.
Anche per via di questa forte attenzione alla privacy è difficile dire quante siano le persone che praticano lo scambismo in Italia. Nei primi anni, in Italia gli scambisti si davano appuntamento in luoghi pubblici come parcheggi, fiumi, spiagge o saune, rischiando così di essere multati per atti osceni in luogo pubblico. Dagli anni Novanta, però, la comunità ha cominciato a incontrarsi soprattutto nei club privé, che sono accessibili solo a persone tesserate, in modo da evitare le multe. Oggi ci sono centinaia di club di questo tipo. Soltanto quelli che fanno parte di AssoSex sono 200, distribuiti in 17 regioni su 20: capita spesso che le coppie scambiste ne frequentino vari, anche lontani dalla città di residenza, in modo da variare un po’ gli spazi e le persone conosciute, oppure per evitare di imbattersi in persone che si conoscono nella vita quotidiana.
Secondo Pistilli, negli ultimi quindici anni le persone che si sono tesserate ad AssoSex sono state almeno 700mila: non è detto, però, che tutte si considerino scambiste o frequentino ancora la scena. Quello che è sicuro è che il genere di persona che fa parte della comunità sta cambiando. Pistilli dice che, nel 2024, quasi tutti i club associati ad AssoSex hanno notato che tra il 5 e il 10 per cento dei nuovi tesserati aveva tra i 18 e i 30 anni, in una comunità storicamente più anziana.
Esistono, naturalmente, anche degli spazi digitali molto frequentati dalla comunità scambista italiana: nessuna delle persone intervistate dal Post per questo articolo, però, ha citato tra questi degli eventuali gruppi Facebook.
Laura dice che «il sito per eccellenza degli scambisti» in Italia si chiama Annunci69. Lei e il marito hanno un profilo di coppia: esplorando il sito si possono trovare aggiornamenti su feste e serate libertine oltre alle foto di molte altre coppie (spesso insieme, nude o poco vestite, ma con la faccia nascosta) che comunicano quel che stanno cercando. «Coppia matura cerca altra coppia voyeur, siamo per l’esibizionismo reciproco», «Domani sera avremmo voglia di trasgredire con una coppia nuova decisiva e risoluta…», «Siamo liberi stasera: chi ci ospita?». Il sito è frequentato anche da molti single, soprattutto uomini, ma molte coppie li maltollerano, anche per via della loro insistenza: per questo vari post includono anche la dicitura «NO SINGLE».
La presenza dei single alle feste, invece, dipende molto dalla serata: la maggior parte dei club privé ha delle serate dedicate esclusivamente alle coppie e altre che permettono a un certo numero di uomini single di entrare, spesso pagando un biglietto molto più alto.
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