Tutti i Frankenstein del cinema

Il mostro classico di Karloff, l'impacciato gigante di Boyle, l'empatica creatura di De Niro eccetera, ora che si è aggiunto quello di Guillermo del Toro

Patric Knowles e Bela Lugosi in una scena di Frankenstein contro l'uomo lupo (FPG/Archive Photos/Getty Images)
Patric Knowles e Bela Lugosi in una scena di Frankenstein contro l'uomo lupo (FPG/Archive Photos/Getty Images)
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Tra i film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, cominciata mercoledì, c’è anche Frankenstein, film in cui il regista messicano Guillermo del Toro rielabora una storia che negli ultimi due secoli è stata raccontata molte altre volte: quella di Victor Frankenstein, lo scienziato che riporta in vita un mostro composto da parti di diversi cadaveri. Mostro a cui spesso ci si riferisce col nome del suo creatore. Il primo romanzo dedicato a Frankenstein fu scritto tra il 1816 e il 1817 dalla scrittrice inglese Mary Shelley, e da allora è diventato un personaggio ricorrente di rappresentazioni teatrali, libri, film, cartoni animati, fumetti e molti altri prodotti culturali.

Nel film di del Toro Victor Frankenstein è interpretato da Oscar Isaac, mentre il mostro sarà Jacob Elordi, che forse per una volta sembra trarre un vantaggio dalla sua imponente statura. Quella ideata dal regista è una creatura molto moderna, bianchissima, che ricorda un po’ una statua di marmo. Ha un fisico imponente ma asciutto, elegante ma non volgare, con capelli lunghi bagnati e i segni visibili dei pezzi con cui è assemblata. Anche se all’inizio non sa parlare, poi sviluppa un linguaggio forbito, un po’ come accade alla protagonista di Povere creature! di Yorgos Lanthimos. E ovviamente è buonissima, finché poi non si rivolta, perché gli esseri umani la maltrattano e non capiscono la sua sensibilità. Il risultato è un po’ barocco e a tratti anche steampunk, soprattutto nell’ambientazione.

Mia Goth e Christoph Waltz interpretano rispettivamente Elizabeth, la compagna di Frankenstein, e il dottor Septimus Pretorius, un personaggio apparso per la prima volta nel film La moglie di Frankenstein (1935). Nella sua versione originale, Pretorius era un collega di Victor che lo convinceva a creare una compagna per il mostro; del Toro però ne propone una nuova interpretazione, trasformandolo nello scienziato che, decenni dopo la presunta morte di Frankenstein, ne va alla ricerca per continuare gli esperimenti.

Ogni volta che se ne sono narrate le origini, Frankenstein è stato rappresentato in un modo diverso: dal mostro dal cranio squadrato e con i bulloni al collo reso celebre da Boris Karloff nel 1931 alle versioni più cruente e gotiche dei film prodotti dalla società cinematografica Hammer negli anni Cinquanta e Sessanta, fino a rappresentazioni più filologiche e fedeli al romanzo, come nel Frankenstein di Mary Shelley di Kenneth Branagh (1994).

Jacob Elordi nel Frankenstein di del Toro. (Ken Woroner/Netflix © 2025)

Il primo Frankenstein
La prima apparizione cinematografica di Frankenstein fu in un cortometraggio muto del 1910, diretto dal regista statunitense James Searle Dawley. Il mostro era interpretato dall’attore americano Charles Ogle, che fu messo in scena con capelli arruffati, trucco pesante sul volto, abiti logori e una vistosa gobba che gli conferivano un aspetto grottesco e trasandato, molto diverso dall’iconografia che Boris Karloff avrebbe reso celebre vent’anni dopo. Il film fu girato in pochi giorni negli studi Edison di New York, con mezzi molto limitati. Per molto tempo se ne perse ogni traccia e solo negli anni Settanta riemerse una copia, che ha permesso di riscoprirlo e restaurarlo. Per forza di cose, la trama condensava il romanzo in poche scene.

Il Frankenstein che conosciamo tutti
Un secondo momento fondamentale nella storia cinematografica di Frankenstein fu il 1931, quando uscì il lungometraggio diretto da James Whale. Fu quello che fissò nell’immaginario collettivo l’aspetto del mostro: Frankenstein, che veniva identificato semplicemente come “la creatura”, fu interpretato dall’attore britannico Boris Karloff. Il modo in cui fu rappresentato in quel film – cranio squadrato, bulloni al collo, palpebre pesanti e abiti troppo stretti – è ancora oggi il più noto e riconoscibile del personaggio. Anche questa trasposizione semplificava la trama del romanzo di Mary Shelley, introducendo però modifiche significative: Victor diventava Henry Frankenstein, un giovane scienziato ossessionato dall’idea di creare la vita. Anche in questo caso la creatura finisce per ribellarsi al suo creatore, seminando il terrore tra gli abitanti dei paesi che raggiunge fino a essere braccata e morire in un mulino in fiamme.

La moglie di Frankenstein
Il terzo film importante fu La moglie di Frankenstein, uscito nel 1935 e diretto ancora da James Whale. Anche in questo caso il mostro era interpretato da Karloff, con cicatrici e ombre sul volto più marcate. Nel film compare per la prima volta il collega di Henry Frankenstein, il dottor Septimus Pretorius (Ernest Thesiger). Accanto a lui c’era Elsa Lanchester, che interpretava sia Mary Shelley in un prologo introduttivo, sia la “sposa” del mostro, caratterizzata dalla celebre acconciatura con le ciocche bianche ai lati. Come il film del 1931, anche questo prendeva ampie libertà rispetto al romanzo.

Frankenstein contro l’uomo lupo
Nel 1943 uscì Frankenstein contro l’uomo lupo, diretto da Roy William Neill, uno dei primi incontri tra due mostri classici del cinema. Lon Chaney Jr. era l’uomo lupo, mentre Frankenstein fu interpretato da Bela Lugosi, l’attore ungherese celebre per il ruolo di Dracula. Questa versione del mostro, con una postura ingessata e movimenti molto rigidi, è ricordata anche per le battute che Lugosi aveva registrato con la sua forte inflessione ungherese, quasi tutte eliminate in fase di montaggio perché poco efficaci o involontariamente comiche. Il film inaugurò una nuova tendenza: quella di fare incontrare in un unico film i mostri dell’universo cinematografico della Universal, che negli anni successivi avrebbero condiviso la scena in titoli come House of Frankenstein (1944) e House of Dracula (1945).

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Lo spaventoso Frankenstein della Hammer
A partire dalla fine degli anni Cinquanta la società di produzione britannica Hammer rilanciò la storia di Frankenstein in una nuova serie di film che ne accentuava le componenti più cupe e sanguinolente. Il primo, La maschera di Frankenstein (1957), diretto da Terence Fisher, vedeva Peter Cushing nel ruolo del barone Frankenstein e Christopher Lee in quello della creatura. In questa versione il mostro aveva il volto ricoperto di cicatrici e bendaggi, espedienti che gli conferivano un aspetto più violento e minaccioso rispetto a quello di Karloff. La trama c’entrava poco col romanzo di Shelley: al centro della narrazione non c’era più la creatura, ma lo scienziato stesso, raffigurato come un personaggio freddo e spietato, disposto a tutto pur di portare avanti i propri esperimenti. Il successo del film diede origine a diversi seguiti, che consolidarono la Hammer come uno dei principali riferimenti dell’horror europeo del periodo.

Frankenstein Junior
Nel 1974 Mel Brooks diresse Frankenstein Junior, una parodia in bianco e nero che riprendeva scenografie, atmosfere e linguaggi dei film classici della Universal. Gene Wilder interpretava il nipote di Victor, deciso inizialmente a prendere le distanze dall’illustre antenato, ma inevitabilmente attratto dai suoi esperimenti. Peter Boyle era invece il mostro, raffigurato con un trucco che richiamava quello di Karloff, ma con una resa molto più comica e stravagante.

Marty Feldman gli rubò parzialmente la scena: la sua interpretazione di Igor, l’assistente dello scienziato, è ricordata ancora oggi come una delle più memorabili e spassose di quel decennio. Feldman seppe rendere il personaggio indimenticabile grazie a espressioni facciali formidabili, occhiatacce storte e divergenti, battute surreali e una comicità molto fisica, fatta di inchini, zoppie e smorfie. Igor fu così amato da ottenere una fama pari, se non superiore, a quella dello stesso Frankenstein.

Pur essendo una commedia, il film è considerato uno dei più influenti adattamenti della storia del personaggio, perché contribuì a fissarne ulteriormente l’iconografia e a renderla familiare anche a un pubblico che non aveva visto i film originali.

Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman e Teri Garr in una scena di Frankenstein Junior (Stanley Bielecki Movie Collection/Getty Images)

Altri adattamenti e parodie
Negli anni Sessanta e Settanta la figura di Frankenstein cominciò a comparire anche fuori dal cinema horror. Nella sitcom americana I mostri (1964-1966) era rappresentato come un padre di famiglia goffo e rassicurante, mentre in alcune serie animate – da Scooby-Doo al giapponese Carletto il principe dei mostri – veniva caratterizzato come un personaggio buffo e combina guai. Insieme all’esperimento di Brooks, queste reinterpretazioni dimostrarono ulteriormente la versatilità del personaggio, che non era soltanto la creatura minacciosa capace di terrorizzare interi villaggi, ma poteva diventare anche una figura comica o addirittura rassicurante.

Il Frankenstein degli anni Novanta
Negli anni Novanta la storia tornò al cinema con Frankenstein di Mary Shelley (1994), diretto dal regista britannico Kenneth Branagh. A differenza delle versioni precedenti, il film cercava di restituire una narrazione più vicina al romanzo originale, riprendendo le ambientazioni e i comprimari che i film precedenti avevano un po’ trascurato. Per interpretare il mostro, Branagh fece una scelta spiazzante: Robert De Niro, fino a quel momento identificato soprattutto con film di gangster come Il padrino, C’era una volta in America o Quei bravi ragazzi. De Niro fu truccato in modo tale da mettere in evidenza le cicatrici e le suture, accentuando così la sensazione di un corpo assemblato in laboratorio. La sua interpretazione puntava meno sull’aspetto mostruoso e più sulla dimensione psicologica di Frankenstein: una creatura tormentata, cosciente della propria deformità e respinta da tutti, capace però di momenti di lucidità ed empatia.

Le incarnazioni più recenti
Negli ultimi anni Frankenstein è apparso in altre forme molto diverse: un cacciatore di demoni in I, Frankenstein (2014), un dottore raccontato dalla prospettiva del suo assistente Igor in Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein (2015), un gigante bonario in Hotel Transylvania e un cane zombie in Frankenweenie (2012).

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