Due nuove conferme che la Sindone non è autentica
La scoperta di un testo del Trecento e una ricostruzione 3D ribadiscono che è un falso storico di epoca medievale

Secondo una parte dei cattolici la Sindone è il sudario con cui venne avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione. È custodita nel Duomo di Torino, viene venerata da secoli ed è ciclicamente oggetto di studi scientifici che cercano di ricostruirne l’origine e che hanno ampiamente smentito la credenza religiosa che la riguarda. Da tempo infatti la comunità scientifica è concorde sul fatto che sia un falso storico, cosa che di recente è stata ulteriormente confermata sia da una ricostruzione in 3D sia in base all’analisi di un testo antico.
I primi documenti relativi all’esistenza della Sindone risalgono alla fine del Trecento ed evidenziano che il suo culto era dibattuto già allora. Sappiamo che attorno al 1355 era esposta in una chiesa di Lirey, nel nord est della Francia, dove veniva molto venerata durante le ostensioni, cioè i periodi in cui veniva esposta ai fedeli. Tra il 1389 e il 1390 tuttavia il vescovo della zona, Pierre d’Arcis, scrisse all’antipapa Clemente VII per informarlo che la Sindone era stata fatta pochi anni prima, che il suo autore aveva confessato di averla dipinta e che alcune persone erano anche state arrestate per aver inscenato presunti miracoli.
In risposta a Pierre d’Arcis, Clemente VII dichiarò legittima la venerazione della Sindone, purché fosse reso chiaro al pubblico che era una rappresentazione artistica della passione di Cristo, e non una reliquia autentica.
Le cronache medievali sono ricche di notizie relative a reliquie simili, spesso false. Che anche la Sindone non fosse autentica lo spiega un passaggio di un trattato del matematico e teologo francese Nicole Oresme, che è stato riscoperto di recente da due ricercatori francesi e analizzato in uno studio pubblicato giovedì sulla rivista Journal of Medieval History da Nicolas Sarzeaud, ricercatore dell’Università cattolica di Louvain (Université catholique de Louvain). In Problemata, scritto attorno al 1370, Oresme scriveva sostanzialmente che molti ecclesiastici ingannavano i fedeli con le reliquie con l’obiettivo di estorcere denaro per le loro chiese, e portava come esempio «la chiesa nello Champagne dove si diceva che si trovasse il sudario del Signore Gesù Cristo», a cui venivano attribuiti anche falsi miracoli.
Parlando con la Stampa, Sarzeaud ha ricordato che Oresme era considerato molto attendibile, e che i riferimenti alla Sindone, all’antica provincia del nord-est della Francia e ai presunti miracoli confermano quello che diceva nel 1389 Pierre d’Arcis. Visto che Oresme era morto sette anni prima, però, la sua testimonianza è da considerarsi indipendente. Per Andrea Nicolotti, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Torino e studioso della Sindone, la ricostruzione di Sarzeaud è un’ulteriore conferma che già nel Medioevo si sapesse che la Sindone era falsa: «Se Oresme l’aveva citata in uno dei suoi libri è perché sapeva che i lettori avrebbero capito di cosa stava parlando», ha detto Nicolotti sempre alla Stampa.
– Leggi anche: La Chiesa cattolica sarà un po’ più cauta nel riconoscere presunti eventi soprannaturali
Uno studio pubblicato a fine luglio sulla rivista Archaeometry invece ha concluso che, per come è fatta, la Sindone non avvolse davvero un corpo umano.
È un lenzuolo di lino lungo circa 4,4 metri e largo poco più di uno, su cui sono impresse le fattezze di un uomo sdraiato, con le mani giunte sul grembo e i piedi affiancati. Ha segni che ricordano quelli di ferite sulla mano visibile, sul torace e intorno alla fronte, e poi quelli delle bruciature causate da un incendio nel 1532, quando si trovava a Chambéry, nella Francia centrale (Chambéry era la capitale del ducato di Savoia, che aveva ottenuto la Sindone nel 1453 per poi trasferirla nel 1578 a Torino e donarla infine alla Chiesa nel 1983).
Lo studio è stato fatto dall’artista brasiliano Cícero Moraes, esperto di ricostruzioni facciali, che ha usato strumenti di analisi 3D concludendo che un lenzuolo adagiato su un corpo umano lascerebbe un segno molto più allargato e distorto dei punti di contatto, e non così simile a fattezze umane reali. Secondo lui quello impresso sulla Sindone potrebbe quindi essere un disegno dipinto oppure ottenuto riscaldando un modello fatto di legno, pietra o metallo posto sotto al lenzuolo.
In un articolo pubblicato sul sito Skeptic.com Nicolotti ha scritto che Moraes ha ragione, ma che la sua ricerca «non è particolarmente rivoluzionaria», visto che da almeno quattro secoli sappiamo che l’immagine impressa sulla Sindone «è paragonabile a una proiezione ortogonale su un piano», e che altri storici erano arrivati alle stesse conclusioni anche senza le tecnologie che ha usato lui.
Negli anni comunque la Sindone è stata sottoposta a numerosi test scientifici, tra cui i tre svolti in maniera indipendente nel 1988, che conclusero con una percentuale di dubbio minima che era stata fatta tra il 1260 e il 1390. Nicolotti ha però ricordato che ciclicamente ne emergono altrettanti di molto poco attendibili che pretendono di dimostrare che risalga a duemila anni fa, senza basi scientifiche, senza averne le competenze o senza aver nemmeno esaminato la Sindone (neanche Moraes l’ha fatto).
La Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente la Sindone come “miracolosa” e in un discorso del 1998 Giovanni Paolo II ha delegato la questione della sua origine agli scienziati, pur permettendone la venerazione. Roberto Repole, che in qualità di arcivescovo di Torino ne è responsabile, ha detto che «non ha motivo di entrare nel merito delle ipotesi formulate liberamente da scienziati più o meno accreditati»; ha però invitato il pubblico a non trattare con superficialità il tema.
In un comunicato, Repole ha anche condiviso le critiche del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino allo studio di Moraes. Il Centro ha ricordato che sia gli studi svolti nel 1978 dal gruppo internazionale Shroud of Turin Research Project sia successive analisi avevano escluso che l’immagine umana fosse stata fatta con pittura, frottage o contatto con una statua o un bassorilievo riscaldato. Nel modello usato da Moraes inoltre il lenzuolo non cade su un piano d’appoggio, bensì nel vuoto: questo influenza il comportamento del tessuto nella simulazione, e quindi anche l’immagine finale.
– Leggi anche: Gli esorcismi sono intorno a noi



