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  • Venerdì 29 agosto 2025

Il parlamento del Kosovo sembrava essersi sbloccato, e invece no

Ci sono voluti più di 50 tentativi e l'intervento della Corte costituzionale per eleggere il presidente: ora siamo punto e a capo

Il parlamento del Kosovo durante una sessione nel 2021
Il parlamento del Kosovo durante una sessione nel 2021 (AP Photo/Visar Kryeziu)
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Martedì, dopo più di 50 tentativi, il parlamento del Kosovo aveva infine eletto il proprio presidente, riuscendo apparentemente a sbloccare una crisi che andava avanti dallo scorso aprile e che dipende in larga parte dalla frammentazione della politica kosovara e dal complicato assetto istituzionale che la regola. Apparentemente perché negli ultimi giorni si è capito che la crisi non era davvero superata. Per poter iniziare a operare, e per poter poi dare la fiducia a un nuovo governo, il parlamento kosovaro deve infatti riuscire a eleggere tutta la sua presidenza: che vuol dire il presidente e cinque vicepresidenti. Ora ci si è incagliati su un vicepresidente, quello che rappresenta la minoranza serba.

La crisi, iniziata dopo le ultime elezioni di febbraio, può sembrare il risultato di un tecnicismo, ma in realtà è sintomo di una difficoltà più grande nel far funzionare un sistema così complesso. Il vicepresidente che rappresenta la minoranza serba è infatti una delle tutele istituzionali previste dalla Costituzione kosovora a favore della minoranza serba del Kosovo, che non ha mai accettato l’indipendenza del paese dalla Serbia, avvenuta nel 2008, e ha sempre avuto rapporti tesi con le autorità kosovare.

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Il primo blocco, quello dell’elezione del presidente del parlamento, si era creato per via delle scelte del partito che aveva vinto le elezioni, Vetëvendosje! (Autodeterminazione!). Vetëvendosje!, populista, aveva cercato più volte di fare eleggere come presidente la propria candidata, l’ex ministra della Giustizia Albulena Haxhiu, senza riuscirci. Pur non avendo la maggioranza necessaria all’assemblea, Vetëvendosje! aveva rifiutato di fare accordi con gli altri partiti, e per mesi aveva continuato a cercare un modo di eleggerla, senza mai avere i voti necessari.

L’altro problema era stato che la Costituzione kosovara non dà un limite di tempo al parlamento per eleggere la sua presidenza: senza un qualche tipo di intervento esterno o accordo si sarebbe potuto andare avanti a oltranza. A un certo punto però era stata interpellata la Corte costituzionale, che aveva obbligato il parlamento a trovare un accordo entro 30 giorni a partire dal 18 agosto (la data di pubblicazione della decisione). Aveva anche deciso che se nessun candidato avesse ottenuto i voti necessari per tre volte, sarebbe stato necessario cambiarlo e proporne uno nuovo.

La sentenza di fatto aveva obbligato Vetëvendosje! a rinunciare alla propria candidata iniziale, e il 26 agosto il parlamento è riuscito a eleggere il proprio presidente, Dimal Basha. Non è però riuscito a eleggere il candidato alla posizione di vicepresidente serbo, Slavko Simić, proposto dal partito Srpska Lista, il principale partito serbo del Kosovo, sostenuto dalla Serbia.

Dopo tre tentativi, il nuovo presidente del parlamento Basha ha proposto di trovare un nuovo candidato. I rappresentanti di Srpska Lista, però, hanno rifiutato, notando come la decisione della Corte costituzionale stabilisca il limite di tre votazioni solo per il presidente dell’assemblea, e non per i vicepresidenti. Basha a quel punto ha suggerito il nome di altri possibili candidati, nessuno dei quali però ha ottenuto la maggioranza, per via dell’opposizione di Srpska Lista.

Il parlamento del Kosovo ha provato nuovamente a eleggere il vicepresidente della minoranza serba giovedì, senza riuscirci, sempre per l’opposizione di Srpska Lista, che continua a insistere sul proprio candidato. Non è chiaro cosa succederà se il parlamento non riuscirà a nominare la propria presidenza entro il limite di tempo previsto dalla Corte costituzionale. Secondo diversi esperti, è anche possibile che si andrà a nuove elezioni.