• Mondo
  • Giovedì 28 agosto 2025

Gli europei hanno avviato le procedure per rimettere le sanzioni all’Iran

Francia, Germania e Regno Unito vogliono spingerlo a riprendere i negoziati sul nucleare

La centrale nucleare di Bushehr in Iran, visitata questa settimana dagli ispettori dell'AIEA
La centrale nucleare di Bushehr in Iran, visitata questa settimana dagli ispettori dell'AIEA (AP Photo/Vahid Salemi, File)
Caricamento player

Giovedì la Francia, la Germania e il Regno Unito hanno avviato le procedure per riattivare le sanzioni economiche contro l’Iran per il suo programma nucleare. L’entrata in vigore delle sanzioni dovrebbe cominciare fra 30 giorni, periodo di tempo che eventualmente i tre paesi europei potrebbero usare per fare ulteriori pressioni diplomatiche sull’Iran e convincerlo a riprendere i negoziati con l’Occidente sul suo programma nucleare.

La posizione dell’Iran sulle trattative in corso si è tuttavia molto irrigidita dopo che a giugno Israele e gli Stati Uniti avevano bombardato i suoi principali siti nucleari, e non è chiaro se sarà possibile riprendere dei negoziati significativi.

Il meccanismo che consente ai paesi europei di riattivare le sanzioni (in gergo si parla di snapback) è previsto dall’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015. Quell’accordo prevedeva che l’Iran limitasse l’arricchimento del proprio uranio in cambio di un ritiro delle sanzioni economiche. L’accordo fallì nelle sue parti più importanti quando nel 2018 il presidente statunitense Donald Trump ne uscì unilateralmente, e l’Iran riprese poco dopo ad arricchire l’uranio oltre i limiti consentiti (l’Iran continua a sostenere di sviluppare il suo programma nucleare solo con fini civili, e non militari).

Ma ufficialmente i tre paesi europei firmatari (noti anche come E3, appunto) e l’Iran non sono mai davvero usciti dall’accordo, e l’impianto formale è ancora in piedi, anche se gravemente danneggiato. In pratica secondo quanto previsto dal testo gli E3 hanno chiesto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di imporre di nuovo le sanzioni, che riguarderanno i settori dell’energia, della difesa e della finanza, tra gli altri. L’Iran ha promesso una «reazione dura» se saranno riattivate.

Le minacce europee potrebbero avere già ottenuto qualche risultato. Martedì i negoziatori iraniani si erano incontrati con i rappresentanti degli E3 per cercare di evitare la riattivazione delle sanzioni.

Soprattutto, questa settimana l’Iran aveva consentito l’ingresso di una squadra di ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’ONU (AIEA): era la prima volta da quando a giugno vietò tutte le ispezioni a seguito dei bombardamenti israeliani. Secondo Rafael Grossi, il direttore generale dell’AIEA, finora gli ispettori hanno potuto visitare la centrale nucleare di Bushehr, che però è notoriamente una centrale per la produzione di energia elettrica. Non hanno ancora potuto accedere ai siti collegati al programma nucleare militare, e soprattutto ai tre che sono stati bombardati da Israele e dagli Stati Uniti: Fordo, Natanz e Isfahan.

Poter vedere i tre siti consentirebbe di capire davvero quanti danni abbiano fatto i bombardamenti e fino a che punto sia stato danneggiato il programma nucleare iraniano.

Il direttore generale dell'AIEA Raphael Grossi, maggio 2024

Il direttore generale dell’AIEA Rafael Grossi, maggio 2024 (AP Photo/Heinz-Peter Bader, File)

Secondo Rafael Grossi dell’AIEA c’è ancora tempo per negoziare, trovare un qualche tipo di accordo e impedire l’entrata in vigore delle sanzioni: «Anche se comincia il meccanismo di riattivazione c’è ancora un mese, e molte cose possono succedere».

L’Iran tuttavia non vuole riprendere i negoziati con l’Occidente finché non riceverà garanzie sul fatto che non sarà più attaccato. Israele cominciò i suoi bombardamenti il 13 giugno, un giorno prima di un incontro già fissato tra rappresentanti iraniani e statunitensi per negoziare sul nucleare.