Una giudice ha ordinato la chiusura di “Alligator Alcatraz”
Ossia il carcere per immigrati irregolari costruito dall'amministrazione Trump in mezzo a una palude, in Florida: lo stato ha già detto che farà ricorso

Giovedì negli Stati Uniti la giudice federale Kathleen Williams ha ordinato al governo federale e al governatore della Florida Ron DeSantis di smantellare il carcere per immigrati irregolari noto come “Alligator Alcatraz” entro i prossimi 60 giorni. Lo stato della Florida ha già detto che farà ricorso, ed è probabile che la sentenza venga sospesa fino alla fine del processo, permettendo quindi alla struttura di continuare a funzionare. È comunque il primo ordine di questo tipo verso il carcere voluto dal presidente Donald Trump, che era stato criticato ancora prima che venisse aperto per le dure condizioni a cui sono sottoposti i detenuti.
Per il momento Williams ha ordinato che non vengano portati nuovi detenuti ad “Alligator Alcatraz”. Entro 60 giorni inoltre l’amministrazione di Trump dovrebbe trasferire tutti i detenuti già presenti e rimuovere «tutti i generatori, il gas, le fognature e altri rifiuti e contenitori per rifiuti installati a supporto di questo progetto», portando quindi di fatto alla sua chiusura. Due settimane fa la giudice aveva temporaneamente bloccato ogni lavoro di ampliamento della struttura.
“Alligator Alcatraz” è stato costruito sul sito di un vecchio aeroporto nella regione paludosa delle Everglades, in Florida, dove ci sono molti alligatori (da qui il nome). Secondo Williams i lavori sarebbero stati condotti senza le necessarie valutazioni sull’impatto ambientale. La causa era stata presentata da gruppi ambientalisti e di persone native americane, che si erano detti preoccupati per le conseguenze della struttura sull’ecosistema della palude.
Il carcere è stato presentato da Trump e dalla sua amministrazione come un’ulteriore iniziativa per contrastare l’immigrazione irregolare ed espellere le persone che risiedono illegalmente negli Stati Uniti: è un tema su cui Trump sta puntando molto, anche tramite l’approvazione e la spettacolarizzazione di politiche discriminatorie.
Quella in corso è solo una delle cause che sono state aperte negli ultimi due mesi su “Alligator Alcatraz”. Fin da prima della sua inaugurazione, a inizio luglio, il carcere è stato criticato per la mancanza di servizi e per le dure condizioni di detenzione: la struttura può ospitare 3mila persone detenute in attesa di essere espulse, che vivono per la maggior parte del tempo in gabbie da 32 posti letto. Se ne era parlato anche in Italia, dopo che tre cittadini italiani ci erano stati trasferiti.
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