È stata dichiarata per la prima volta una carestia nella città di Gaza
E potrebbe allargarsi presto ad altre zone della Striscia se Israele non cambia le sue politiche, dice un'organizzazione appoggiata dall'ONU

L’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha riscontrato per la prima volta che nella città di Gaza è in corso una carestia che rischia di allargarsi anche a Deir al Balah e Khan Yunis, città più a sud nella Striscia. A fine luglio l’IPC aveva diffuso un’allerta in cui diceva che l’accesso al cibo e ad altri beni essenziali era sceso a livelli senza precedenti e che fame, malnutrizione e malattie stavano provocando un aumento delle morti legate alla mancanza di cibo.
Oggi l’IPC ha confermato questa situazione, che rientra nel livello 5 della classificazione, ossia il peggiore sulla sua scala. È la prima volta che l’organizzazione conferma una carestia in Medio Oriente.
Il rapporto dell’IPC, diffuso il 22 agosto, dice che nelle ultime settimane c’è stato il peggiore deterioramento delle condizioni da quando ha iniziato ad analizzare la scarsità di cibo e la malnutrizione a Gaza, e che la carestia riguarda oltre mezzo milione di persone. L’IPC si aspetta che nel corso del prossimo mese possa allargarsi a un terzo della popolazione della Striscia, che è di circa 2 milioni. Nello stesso intervallo di tempo, l’IPC stima che le persone nella situazione appena precedente alla carestia (la “Fase 4” della sua classificazione) aumentino fino a 1,14 milioni.
«Siccome questa carestia dipende interamente dall’uomo, può essere fermata e invertita», scrive il rapporto, riferendosi ai molti modi in cui da mesi Israele blocca e ostacola l’ingresso di cibo e beni essenziali nella Striscia. La città di Gaza è una delle uniche zone della Striscia che fin qui era stata relativamente risparmiata dai bombardamenti israeliani, e dove quindi si era concentrato il grosso della popolazione: in questi giorni l’esercito israeliano si sta preparando a occuparla totalmente.
L’IPC (acronimo di “Iniziativa per la Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare”) è una piattaforma che riunisce 21 organizzazioni e istituzioni intergovernative, tra cui varie agenzie delle Nazioni Unite come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Programma Alimentare Mondiale. L’IPC stabilisce la gravità di situazioni di penuria alimentare, usando metodi e indicatori condivisi a livello internazionale. Le sue conclusioni sono poi usate dai governi o dalle organizzazioni internazionali per valutare il grado di accesso di una popolazione a un’alimentazione adeguata.
Pertanto, da sola, l’IPC non può dichiarare ufficialmente una situazione di carestia, cosa che solitamente fanno i governi o le Nazioni Unite. Ma la conferma di oggi, proprio perché così rara, potrebbe spingere le Nazioni Unite a dichiararla. In passato l’IPC aveva confermato la presenza di carestie solo in poche altre occasioni: in Somalia nel 2011 e in Sudan del Sud nel 2017 e nel 2020.
Secondo la metodologia usata dall’IPC, si può parlare di una situazione di carestia in una certa area quando si verifica contemporaneamente una serie di condizioni: quando una famiglia su cinque si trova in una situazione di estrema mancanza di cibo; quando il 30 per cento dei bambini è gravemente malnutrito; e quando almeno due persone adulte, o quattro bambini, ogni 10mila muoiono ogni giorno a causa della fame o di disturbi a essa associati.
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