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  • Venerdì 22 agosto 2025

Per distruggere Gaza, Israele ha chiesto aiuto ai privati

La demolizione degli edifici è così ampia e sistematica che l'esercito usa aziende che spesso hanno legami con gruppi estremisti

Due bulldozer blindati israeliani al confine con la Striscia di Gaza, dicembre 2023
Due bulldozer blindati israeliani al confine con la Striscia di Gaza, dicembre 2023 (EPA/ATEF SAFADI)
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Tutte le volte che Israele occupa militarmente una nuova area della Striscia di Gaza, assieme ai soldati arrivano i bulldozer. L’ONU stima che il 92 per cento degli edifici residenziali della Striscia sia stato danneggiato o distrutto: il grosso dai bombardamenti, ma anche da una sistematica operazione di demolizione fatta con escavatori e bulldozer, casa per casa e condominio per condominio.

La demolizione delle case e degli edifici di Gaza è così sistematica che all’esercito non bastano le proprie unità del genio militare (cioè quelle che si occupano delle costruzioni e delle demolizioni), e ha cominciato a fare entrare nella Striscia imprese e operatori privati. Molti di questi, peraltro, hanno legami con il movimento delle colonie, cioè gli insediamenti illegali costruiti da Israele in Cisgiordania, o con gruppi ancora più estremisti.

Il coinvolgimento di imprese civili nella distruzione sistematica delle case e degli edifici a Gaza è una storia di cui i media israeliani si sono occupati con una certa costanza negli ultimi mesi, ma che è stata meno raccontata sui giornali internazionali.

L’opera di distruzione è massiccia: secondo le associazioni di categoria israeliane, l’esercito utilizza così tanti mezzi pesanti che i lavori pubblici in Israele sono stati rallentati per mancanza di veicoli, e la richiesta di operatori per i mezzi è così forte che l’esercito ha perfino cominciato a pubblicare annunci su Facebook. Il bulldozer più utilizzato è il modello D9 dell’azienda americana Caterpillar, che viene usato dall’esercito israeliano fin dagli anni Cinquanta.

Secondo i contratti ottenuti dal quotidiano israeliano Haaretz, le imprese private che demoliscono gli edifici a Gaza per conto dell’esercito vengono pagate a prestazione: 2.500 shekel (circa 630 euro) se distruggono un edificio fino a tre piani, e 5.000 shekel (1.260 euro) per gli edifici più alti. L’operatore che guida il bulldozer o l’escavatore riceve tra i 1.000 e i 1.200 shekel al giorno (250-300 euro), che è quasi il doppio della tariffa per normali lavori di demolizione in Israele. (Nel video qui sotto si vedono escavatori distruggere case a Rafah).

C’è una ragione di natura militare legata alla demolizione degli edifici. In un contesto di guerriglia urbana come quello di Gaza, ogni struttura può essere un nascondiglio per miliziani o cecchini. La distruzione a Gaza è però molto più sistematica e indiscriminata di quanto sarebbe necessario per l’avanzamento delle operazioni militari, anche perché a questo stadio della guerra i combattimenti sono ancora presenti ma poco frequenti.

Parlando con Haaretz, un comandante dell’esercito israeliano ha detto che la loro missione è semplicemente «distruggere più edifici possibili», senza indicazioni o direttive precise. Un operatore dei bulldozer ha detto: «All’inizio lo facevo per soldi, poi per vendetta. Lavorare qui è molto difficile e faticoso (…), l’esercito vuole demolire il più possibile, e conta solo quello».

Alcune delle compagnie private coinvolte nelle demolizioni, inoltre, sono ideologicamente vicine ai coloni o a gruppi estremisti.

A maggio, per esempio, un operatore di bulldozer di 19 anni chiamato David Libi è stato ucciso dopo che il suo mezzo è finito su un ordigno esplosivo nel nord della Striscia di Gaza. David Libi era il figlio di Harel Libi, il proprietario di un’azienda di costruzioni che di recente è stata messa sotto sanzioni dal governo del Regno Unito per aver «fornito sostegno logistico e finanziario alla creazione di insediamenti illegali che hanno costretto il trasferimento forzato di persone palestinesi» e per «attività che hanno portato a violenze contro persone palestinesi».

L’esercito di Israele assume di frequente come operatori dei bulldozer anche persone che appartengono a gruppi ultranazionalisti o ultraortodossi, come i cosiddetti “giovani delle colline”, cioè gruppi di coloni molto estremisti che usano la violenza per cacciare i palestinesi e occuparne i territori in Cisgiordania. I “giovani delle colline” sono così radicali che attaccano perfino i soldati israeliani nei rari casi in cui provano a difendere le persone palestinesi.

Negli scorsi mesi in Israele è diventato famoso Avraham Zarbiv, un riservista (quindi un civile richiamato nell’esercito) che Libération ha definito un «influencer della distruzione», per i video in cui mostra la demolizione sistematica delle città della Striscia di Gaza e rivendica di distruggere quanti più edifici possibile. Qualche tempo fa, mentre era ospite di una trasmissione televisiva su Canale 14, un’emittente di destra, Zarbiv si è vantato che la sua unità aveva distrutto completamente la città di Rafah e che lui stesso riusciva a demolire con il suo bulldozer «50 case a settimana», specificando che non si trattava di «appartamenti, ma di interi edifici». Il pubblico aveva applaudito.