Per distruggere Gaza, Israele ha chiesto aiuto ai privati
La demolizione degli edifici è così ampia e sistematica che l'esercito usa aziende che spesso hanno legami con gruppi estremisti

Tutte le volte che Israele occupa militarmente una nuova area della Striscia di Gaza, assieme ai soldati arrivano i bulldozer. L’ONU stima che il 92 per cento degli edifici residenziali della Striscia sia stato danneggiato o distrutto: il grosso dai bombardamenti, ma anche da una sistematica operazione di demolizione fatta con escavatori e bulldozer, casa per casa e condominio per condominio.
La demolizione delle case e degli edifici di Gaza è così sistematica che all’esercito non bastano le proprie unità del genio militare (cioè quelle che si occupano delle costruzioni e delle demolizioni), e ha cominciato a fare entrare nella Striscia imprese e operatori privati. Molti di questi, peraltro, hanno legami con il movimento delle colonie, cioè gli insediamenti illegali costruiti da Israele in Cisgiordania, o con gruppi ancora più estremisti.
Il coinvolgimento di imprese civili nella distruzione sistematica delle case e degli edifici a Gaza è una storia di cui i media israeliani si sono occupati con una certa costanza negli ultimi mesi, ma che è stata meno raccontata sui giornali internazionali.
L’opera di distruzione è massiccia: secondo le associazioni di categoria israeliane, l’esercito utilizza così tanti mezzi pesanti che i lavori pubblici in Israele sono stati rallentati per mancanza di veicoli, e la richiesta di operatori per i mezzi è così forte che l’esercito ha perfino cominciato a pubblicare annunci su Facebook. Il bulldozer più utilizzato è il modello D9 dell’azienda americana Caterpillar, che viene usato dall’esercito israeliano fin dagli anni Cinquanta.
Secondo i contratti ottenuti dal quotidiano israeliano Haaretz, le imprese private che demoliscono gli edifici a Gaza per conto dell’esercito vengono pagate a prestazione: 2.500 shekel (circa 630 euro) se distruggono un edificio fino a tre piani, e 5.000 shekel (1.260 euro) per gli edifici più alti. L’operatore che guida il bulldozer o l’escavatore riceve tra i 1.000 e i 1.200 shekel al giorno (250-300 euro), che è quasi il doppio della tariffa per normali lavori di demolizione in Israele. (Nel video qui sotto si vedono escavatori distruggere case a Rafah).
C’è una ragione di natura militare legata alla demolizione degli edifici. In un contesto di guerriglia urbana come quello di Gaza, ogni struttura può essere un nascondiglio per miliziani o cecchini. La distruzione a Gaza è però molto più sistematica e indiscriminata di quanto sarebbe necessario per l’avanzamento delle operazioni militari, anche perché a questo stadio della guerra i combattimenti sono ancora presenti ma poco frequenti.
Parlando con Haaretz, un comandante dell’esercito israeliano ha detto che la loro missione è semplicemente «distruggere più edifici possibili», senza indicazioni o direttive precise. Un operatore dei bulldozer ha detto: «All’inizio lo facevo per soldi, poi per vendetta. Lavorare qui è molto difficile e faticoso (…), l’esercito vuole demolire il più possibile, e conta solo quello».
Alcune delle compagnie private coinvolte nelle demolizioni, inoltre, sono ideologicamente vicine ai coloni o a gruppi estremisti.
A maggio, per esempio, un operatore di bulldozer di 19 anni chiamato David Libi è stato ucciso dopo che il suo mezzo è finito su un ordigno esplosivo nel nord della Striscia di Gaza. David Libi era il figlio di Harel Libi, il proprietario di un’azienda di costruzioni che di recente è stata messa sotto sanzioni dal governo del Regno Unito per aver «fornito sostegno logistico e finanziario alla creazione di insediamenti illegali che hanno costretto il trasferimento forzato di persone palestinesi» e per «attività che hanno portato a violenze contro persone palestinesi».
L’esercito di Israele assume di frequente come operatori dei bulldozer anche persone che appartengono a gruppi ultranazionalisti o ultraortodossi, come i cosiddetti “giovani delle colline”, cioè gruppi di coloni molto estremisti che usano la violenza per cacciare i palestinesi e occuparne i territori in Cisgiordania. I “giovani delle colline” sono così radicali che attaccano perfino i soldati israeliani nei rari casi in cui provano a difendere le persone palestinesi.
Negli scorsi mesi in Israele è diventato famoso Avraham Zarbiv, un riservista (quindi un civile richiamato nell’esercito) che Libération ha definito un «influencer della distruzione», per i video in cui mostra la demolizione sistematica delle città della Striscia di Gaza e rivendica di distruggere quanti più edifici possibile. Qualche tempo fa, mentre era ospite di una trasmissione televisiva su Canale 14, un’emittente di destra, Zarbiv si è vantato che la sua unità aveva distrutto completamente la città di Rafah e che lui stesso riusciva a demolire con il suo bulldozer «50 case a settimana», specificando che non si trattava di «appartamenti, ma di interi edifici». Il pubblico aveva applaudito.



