L’ONU ha detto che nel 2024 sono stati uccisi in guerra 383 operatori umanitari, il numero più alto registrato in 20 anni

L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) ha detto che nel 2024 sono stati uccisi in contesti di guerra 383 operatori umanitari: si tratta della cifra più elevata dal 2005, cioè da quando l’ufficio ha cominciato a raccogliere questi dati. Rispetto al 2023, le morti sono aumentate del 31 per cento. I luoghi dove è stato ucciso il maggior numero di operatori umanitari sono la Striscia di Gaza (181) e il Sudan (60). Anche i dati del 2025 indicano che il numero di operatori umanitari uccisi è molto alto: fino al 14 agosto sono stati 265. I luoghi dove è stato ucciso il maggior numero di operatori umanitari sono la Striscia di Gaza (181) e il Sudan (60).
Inoltre nel 2024 sono stati feriti 308 operatori umanitari, 125 sono stati rapiti e 45 imprigionati. Buona parte delle persone uccise sono cittadine degli stati in guerra (non si tratta quindi di operatori internazionali), e sono state attaccate mentre lavoravano o mentre si trovavano nelle loro abitazioni. Secondo il resoconto delle Nazioni Unite i principali responsabili sono le forze armate degli stati coinvolti nel conflitto.
Il conteggio dell’ONU indica come operatori umanitari (aid workers nella versione inglese originale) i dipendenti o i volontari di organizzazioni senza scopo di lucro, che forniscono assistenza tecnica o materiale in contesti di difficoltà causati dalle guerre: per esempio le persone che lavorano per la Croce Rossa o per le molte agenzie dell’ONU. Attaccare intenzionalmente gli operatori umanitari è considerato un crimine di guerra.


