Una giornata di scioperi e manifestazioni in Israele
È stata organizzata dalle famiglie degli ostaggi per chiedere la fine della guerra: secondo gli organizzatori hanno partecipato 2,5 milioni di persone

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In Israele le organizzazioni delle famiglie degli ostaggi detenuti da Hamas hanno organizzato domenica una giornata di sciopero generale e manifestazioni: protestano contro la decisione del governo di espandere le operazioni militari nella Striscia di Gaza e chiedono che sia firmato un accordo di cessate il fuoco che porti alla liberazione degli ostaggi.
In tutto il territorio di Israele ci sono state manifestazioni e proteste durante tutta la giornata: secondo gli organizzatori hanno partecipato due milioni e mezzo di persone in tutto il paese. Le più partecipate sono state quelle di Tel Aviv, dove nel pomeriggio un missile lanciato dallo Yemen ha fatto scattare le sirene e spinto i manifestanti a cercare temporaneamente riparo nei rifugi antiaerei (il missile è stato intercettato dal sistema di difesa).
Le prime manifestazioni sono cominciate alle 6:29 del mattino (l’ora in cui iniziò l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023). Alcuni manifestanti hanno bloccato strade e autostrade: sull’Autostrada 1, una delle più importanti del paese che collega Tel Aviv a Gerusalemme, hanno piazzato copertoni di automobile a cui hanno poi dato fuoco, bloccando tutto. Altre strade e autostrade sono poi state bloccate nel corso della giornata.
In serata 300mila persone (sempre secondo le stime degli organizzatori) hanno raggiunto la piazza intitolata agli ostaggi di Tel Aviv, dopo un corteo attraverso le strade della città. Un altro gruppo di manifestanti si è radunato di fronte alla sede del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Altri manifestanti nel corso della giornata hanno organizzato proteste davanti alle abitazioni dei ministri del governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu o di altri politici israeliani, urlando slogan a favore della fine della guerra. (Nel video qui sotto, manifestanti davanti alla casa del ministro dell’Istruzione Yoav Kisch, che ha messo musica ad alto volume per non sentire le proteste).
Sono poi stati organizzati altri eventi come incontri tra il pubblico e le famiglie degli ostaggi, mostre fotografiche e momenti di preghiera. Allo sciopero generale hanno aderito anche molti negozianti, secondo i media israeliani, oltre che media locali, università e altri enti.
Lo sciopero è stato organizzato dal Consiglio d’ottobre, un insieme di organizzazioni di parenti degli ostaggi e delle persone uccise nell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Si sono poi uniti altri gruppi antigovernativi.
Israele stima che a Gaza ci siano 50 ostaggi israeliani, di cui soltanto 20 ancora vivi. Gli altri sono stati uccisi da Hamas oppure dagli stessi bombardamenti israeliani sulla Striscia.

Manifestanti bloccano l’autostrada che collega Tel Aviv a Gerusalemme, 17 agosto 2025 (EPA/ABIR SULTAN)
Un’organizzazione più piccola, il Forum delle famiglie degli ostaggi e delle persone scomparse, ha annunciato che intende fare un accampamento al confine con la Striscia di Gaza, «nel punto più vicino agli ostaggi», senza specificare esattamente dove. All’iniziativa parteciperanno i famigliari degli ostaggi che «dormiranno là, lotteranno là e da là dichiareranno nuove iniziative per riportare indietro i propri cari».
Le proteste sono soprattutto contro «l’ottusità del governo», come ha detto il Forum in un comunicato, che si rifiuta di accettare un cessate il fuoco e di fare un accordo che libererebbe gli ostaggi.
Ad Haifa ci sono state proteste parallele contro l’arresto di Yona Roseman, una obiettrice di coscienza di 19 anni che si è rifiutata di servire nell’esercito.
Il governo ha annunciato che impiegherà migliaia di poliziotti e membri delle forze dell’ordine per controllare ed eventualmente reprimere le proteste. Sono state arrestate almeno 30 persone. Hanoch Milwidsky, un parlamentare del Likud, il partito di Netanyahu, ha definito i manifestanti (compresi i parenti degli ostaggi) dei «riottosi che sostengono Hamas». L’ultima protesta di un gruppo contro la guerra israeliano vicino al confine con Gaza fu violentemente repressa e i suoi leader arrestati.
Nel frattempo negli ultimi giorni Israele ha intensificato i suoi bombardamenti nel nord della Striscia, e domenica ha bombardato l’ospedale di al Ahli nella città di Gaza. Sono state uccise almeno sette persone.













