Oggi c’è un referendum in Valle d’Aosta
Riguarda una riforma della legge elettorale regionale pensata anche per avere più donne nel consiglio: ora sono solo 3 su 35

Domenica mattina alle 7 in Valle d’Aosta hanno aperto i seggi per votare su una riforma della legge elettorale regionale che era stata approvata dal consiglio regionale lo scorso 27 febbraio. In breve, il referendum riguarda il ripristino di un sistema a tre preferenze nel voto per il Consiglio regionale, che nel 2017 era stato sostituito con un sistema a preferenza unica in un periodo in cui il clima politico era più teso di oggi, e si volevano evitare accordi per le preferenze nei paesi più piccoli.
La riforma introduce anche un vincolo sul genere dei candidati consiglieri votati, pensato per aumentare la proporzione di donne tra i consiglieri regionali: attualmente infatti sono solo 3 su 35. La giunta regionale, peraltro, è composta da soli uomini. La proposta di legge prevede che chi indica tre preferenze non possa scegliere tre candidati dello stesso genere, altrimenti l’ultima preferenza viene annullata.
La Valle d’Aosta è una regione a statuto speciale e in virtù delle sue particolari condizioni di autonomia rispetto allo stato può organizzare referendum confermativi. A differenza di quelli abrogativi nazionali non sono pensati per cancellare una norma, ma appunto per confermarla. Per questo votando Sì al referendum di domenica gli elettori valdostani si dichiareranno a favore della riforma della legge elettorale, dunque del sistema con le tre preferenze e il vincolo di genere.
Un’altra caratteristica di questo tipo di referendum regionali è che non prevedono un quorum: anche se l’affluenza sarà molto bassa – come suggeriscono i primi dati dai seggi – l’esito del voto avrà valore. Se i Sì saranno superiori ai No la riforma elettorale rimarrà in vigore.

Fac-simile della scheda per votare al referendum sulla legge elettorale regionale della Valle d’Aosta (Regione Valle d’Aosta)
Nel 2017 il precedente sistema elettorale a tre preferenze era stato abolito in un periodo di crisi politica della regione.
In quell’anno Augusto Rollandin, a lungo principale esponente del più importante partito politico valdostano, l’Union Valdôtaine, e più volte presidente della regione, aveva perso la maggioranza nel consiglio regionale dopo un lungo periodo in cui aveva potuto contare su un sostegno risicato, il cosiddetto “stallo alpino” con 18 consiglieri per il governo regionale contro 17. Negli anni precedenti l’Union Valdôtaine aveva subito varie scissioni e per questo si era indebolita.
Come spiega un articolo del giornale locale online Nos Alpes, l’obiettivo della riforma era scongiurare eventuali tentativi di controllo del voto per il consiglio regionale nei comuni valdostani più piccoli, dove gli elettori sono poche centinaia, un po’ tutti si conoscono e l’espressione delle preferenze era facilmente prevedibile prima delle elezioni e potenzialmente pilotabile grazie ad alleanze tra i candidati e le loro cerchie di influenza.
Da allora il contesto politico regionale è cambiato e si è disteso, e l’Union Valdôtaine si è rafforzata. Negli ultimi anni quindi si era ricominciato a discutere della possibilità di tornare al vecchio sistema a tre preferenze, anche con l’idea di sfruttarlo per aumentare il numero di donne in consiglio regionale: attualmente sono solo 3 su 35 consiglieri.
A febbraio il consiglio regionale aveva discusso ben quattro diverse proposte di legge per riformare il sistema, tra cui una che tra le altre cose avrebbe previsto l’obbligo di avere rappresentanti di entrambi i generi nella giunta regionale, attualmente composta da soli uomini, e avrebbe inserito un vincolo di genere maggiore anche sulle preferenze. Era poi stata approvata, con i soli 19 voti della maggioranza, la proposta di legge dell’Union Valdôtaine su cui ora si vota il referendum, che prevede una riforma molto più blanda. Per contestare la legge e la maggioranza del governo regionale, a giugno sette consiglieri regionali appartenenti o vicini al gruppo Lega Vallée d’Aoste chiesero che la riforma fosse sottoposta a referendum.
I partiti a favore del Sì, e quindi del sistema a tre preferenze pensato dall’Union Valdôtaine, sono lo stesso partito autonomista, il Partito Democratico, Forza Italia e i partiti regionali Stella Alpina, Valle d’Aosta Aperta e Valle d’Aosta Futura. Sono per il No Alleanza Verdi e Sinistra e Azione VdA, mentre la Lega alla fine ha deciso di lasciare ai propri elettori libertà di scelta. Le due consigliere del Partito Civico Progressista hanno posizioni diverse sul voto.
Non si sa ancora se l’esito del referendum avrà effetto già dalle prossime elezioni regionali, che si terranno domenica 28 settembre. Secondo il presidente della Regione Renzo Testolin sarà valido, mentre secondo i promotori del referendum no, perché mancherebbero i tempi tecnici per applicare la riforma.
I seggi rimarranno aperti fino alle 22 di domenica, mentre lunedì mattina inizierà lo scrutinio delle schede. Le persone che possono votare sono circa 100mila, distribuite in 74 comuni.
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