L’autorità elettorale bosniaca ha rimosso Milorad Dodik da presidente dell’entità serba del paese, ma lui dice che rimarrà in carica

La Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina ha rimosso il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik dall’incarico di presidente della Republika Srpska, una delle due entità principali in cui è suddiviso il paese, abitata in grande maggioranza da bosniaci di etnia serba. In teoria ci dovrebbero essere elezioni entro i prossimi 90 giorni, ma i suoi avvocati hanno già detto che faranno ricorso. Dodik stesso ha rigettato la decisione e ha detto che continuerà a fare il presidente finché avrà il sostegno del parlamento: non è chiaro quindi cosa succederà.
La decisione è stata annunciata dopo che venerdì un tribunale aveva confermato in appello una precedente sentenza che condannava Dodik a un anno di carcere e gli vietava di dedicarsi all’attività politica per sei anni. Dodik era stato condannato per non aver rispettato le decisioni dell’Alto rappresentante Christian Schmidt: è il funzionario internazionale che supervisiona il rispetto dell’accordo di Dayton, che nel 1995 mise fine alla guerra in Bosnia Erzegovina e definì l’assetto istituzionale del paese dividendolo in due regioni autonome, la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia Erzegovina.
In teoria l’Alto rappresentante è autorizzato a cancellare leggi e rimuovere funzionari che ostacolano il rispetto dell’accordo. Dodik però non ha mai riconosciuto la sua legittimità, anzi: ha più volte minacciato la secessione dell’area serba e ha anche provato a introdurre una serie di leggi che limitavano i poteri dell’autorità nazionale, poi bloccate. Dodik ha sostenuto spesso posizioni nazionaliste e filorusse, che tra le altre cose stanno rallentando il percorso della Bosnia Erzegovina per entrare nell’Unione Europea (è un “paese candidato” dal 2022).
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