Il primo ministro della Lituania si dimetterà per un possibile conflitto d’interessi
Dopo una serie di inchieste giornalistiche, contro Gintautas Paluckas si sono mosse le agenzie anticorruzione

Il primo ministro della Lituania, Gintautas Paluckas, ha annunciato le sue dimissioni dopo che una serie di inchieste giornalistiche ha portato le agenzie anticorruzione del paese baltico a indagare sulle sue attività imprenditoriali. Contro Paluckas, che si dimetterà anche da leader dei Socialdemocratici, c’erano state proteste e mercoledì il principale partito suo alleato aveva detto che, se fosse rimasto primo ministro, sarebbe uscito dalla coalizione. Lo scenario più probabile, al momento, è un nuovo accordo di governo tra gli stessi partiti.
Nelle scorse settimane erano uscite diverse inchieste giornalistiche su Paluckas, e il presidente della Repubblica Gitanas Nausėda gli aveva dato due settimane di tempo per chiarire la sua posizione. Paluckas aveva smentito le accuse ed era andato in vacanza. Giovedì mattina però l’agenzia del ministero dell’Interno che indaga sui reati finanziari (FNTT) ha perquisito la sede di un’azienda della cognata del primo ministro, e questo è stato lo sviluppo decisivo. Paluckas ha sostenuto che si dimette per non lasciare «il governo ostaggio degli scandali». Le sue dimissioni andranno approvate dal direttivo del partito, poi le ratificherà Nausėda, che era stato il primo a comunicarle.
La perquisizione di giovedì è avvenuta nel contesto del più grave degli scandali in cui è coinvolto Paluckas, che è anche quello più recente (è primo ministro dal novembre del 2024). Dankora, l’azienda di sua cognata, nel 2024 aveva ricevuto 173mila euro di fondi dell’Unione Europea attraverso un programma governativo per lo sviluppo della mobilità elettrica. A febbraio di quest’anno aveva deciso di spenderne la maggior parte comprando materiale da un’azienda (Garnis) di cui Paluckas possedeva il 49 per cento delle azioni.

Gintautas Paluckas in parlamento, nel novembre del 2024 (AP Photo/Mindaugas Kulbis)
Quando si è scoperto, Dankora ha restituito i fondi europei. Garnis è al centro di un altro caso, sempre di possibile conflitto d’interessi: nel 2024, quando Paluckas era già primo ministro, l’azienda aveva ottenuto un prestito di 200mila euro dalla banca nazionale per lo sviluppo. La concessione del prestito è sotto indagine dalla Commissione etica (VTEK), l’agenzia anticorruzione che si occupa dei membri del parlamento e dei funzionari pubblici.
Ci sono state altre inchieste giornalistiche, su fatti più distanti nel tempo.
Per esempio una precedente azienda di Paluckas non restituì un prestito, concesso da una società legata a un imprenditore da cui aveva comprato una proprietà, salvo poi negare di conoscerlo. Nel 2012 acquistò da un’impresa cipriota una villa a Vilnius, secondo le inchieste a un prezzo di favore, su un terreno di cui era responsabile quand’era il direttore amministrativo del comune.

Gintautas Paluckas durante una conferenza stampa in Lettonia, il 30 maggio scorso (EPA/VALDA KALNINA)
A quel periodo risale anche lo “scandalo del veleno per topi”, piuttosto famoso nel paese. Sempre nel 2012 Paluckas fu infatti condannato a due anni con pena sospesa per abuso d’ufficio nell’assegnazione di un bando per la derattizzazione di Vilnius, da qui il nome del caso. Recentemente si è scoperto che pagò solo una piccola parte (meno di 5mila euro su oltre 16mila) della multa a cui era stato condannato.
Come detto, mercoledì il principale alleato dei Socialdemocratici, l’Unione dei Democratici “Per la Lituania” (di centrosinistra), aveva annunciato che, se Paluckas non si fosse dimesso, si sarebbe ritirato dalla coalizione, ritenendo ormai indifendibile la sua posizione. Si era così aperta la crisi politica. Senza i 15 voti di “Per la Lituania”, al governo sarebbe rimasta una maggioranza risicata, di un solo seggio, al Seimas (il parlamento unicamerale).
Il terzo e ultimo componente della coalizione è Alba del Nemunas (dal nome di un grosso fiume che scorre fra Bielorussia, Lituania e Russia): a novembre, quando il governo si era formato, il coinvolgimento di questo partito populista di sinistra e nazionalista era stato criticato – sia nel paese sia all’estero – perché il suo leader, Remigijus Žemaitaitis, è accusato di aver fatto dichiarazioni antisemite.
Paluckas si è dimesso prima che l’opposizione potesse sottoporlo a un impeachment. È consuetudine che il primo ministro sia espresso dal partito con più seggi: i Socialdemocratici dovrebbero quindi scegliere il successore di Paluckas, che poi dovrà ottenere la fiducia in parlamento. Le trattative per la formazione del nuovo governo, e soprattutto per ottenere il sostegno degli alleati uscenti “Per la Lituania” e Alba del Nemunas, non saranno scontate perché negli ultimi mesi le distanze tra i due partiti sono aumentate.
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