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  • Giovedì 31 luglio 2025

C’era bisogno di allungare i tornei 1000 nel tennis?

ATP e WTA, i principali circuiti professionistici, vogliono renderli simili a quelli del Grande Slam, ma per molti non è stata una grande idea

Il tennista spagnolo Alejandro Davidovich Fokina, numero 19 del ranking (Henk Seppen/BSR Agency/Getty Images)
Il tennista spagnolo Alejandro Davidovich Fokina, numero 19 del ranking (Henk Seppen/BSR Agency/Getty Images)
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Si sta giocando in questi giorni a Montreal e Toronto il Canadian Open, un importante torneo di tennis della categoria 1000. Nel torneo maschile, che quest’anno si tiene a Toronto, sono assenti quattro dei primi sei tennisti del ranking mondiale: il numero 1 Jannik Sinner, il 2 Carlos Alcaraz, il 5 Jack Draper e il 6 Novak Djokovic. In quello femminile, quest’anno organizzato a Montreal (le due sedi si alternano ogni anno), mancano la numero 1 Aryna Sabalenka, la 6 Qinwen Zheng e la 10 Paula Badosa.

Queste assenze, la maggior parte delle quali motivata dal bisogno di riposare in vista dei prossimi tornei, hanno fatto di nuovo parlare dell’eccessiva densità di tornei e partite nel calendario nel tennis professionistico, negli ultimi anni aumentato soprattutto per l’ampliamento e l’allungamento proprio dei tornei dello stesso livello di quelli che si stanno giocando in Canada. I tornei 1000 (Masters 1000 nel maschile, WTA 1000 nel femminile) sono i secondi per importanza e prestigio dopo i quattro del Grande Slam e si chiamano così perché vincerli porta 1000 punti nel ranking (la vittoria di uno Slam ne vale invece 2000).

Per anni solamente due tornei 1000, quelli statunitensi di Indian Wells e Miami (il cosiddetto sunshine double), duravano 12 giorni, mentre tutti gli altri finivano in una settimana. Di recente, e in gran parte per ragioni economiche, quasi tutti i 1000 hanno cominciato ad ampliarsi, e oggi durano 12 giorni ben 7 dei 9 Masters 1000 e 7 dei 10 WTA 1000. Tra i tornei passati dai 7 ai 12 giorni ci sono gli Internazionali d’Italia (la maggior parte dei 1000 organizza sia il torneo maschile sia quello femminile nello stesso periodo, ma alcuni hanno sedi diverse).

Gli unici tornei 1000 di una settimana ormai sono i Masters 1000 di Montecarlo e Parigi e i WTA 1000 di Doha, Dubai e Wuhan. A eccezione di Montecarlo tutti i tornei 1000 sono considerati “obbligatori”, nel senso che concorrono al punteggio per il ranking individuale.

A detta di molti questi cambiamenti non solo stanno rendendo più faticosa la stagione per tennisti e tenniste, ma – vista l’assenza dei migliori e delle migliori – rischiano anche di abbassare la qualità dei tornei stessi, snaturandoli. L’ex tennista Andy Roddick, oggi apprezzato commentatore nel suo podcast Served, qualche mese fa diceva di non aver ancora trovato, tra quelli che non ne hanno beneficiato economicamente, una sola persona che reputasse una buona idea l’estensione dei 1000.

La statunitense Coco Gauff, numero 2 al mondo, al Canadian Open (Robert Prange/Getty Images)

Una parte del fascino dei tornei 1000 stava proprio nella concentrazione di molte partite di alto livello in pochi giorni. A quelli di una settimana partecipano solo i 64 migliori tennisti che si iscrivono, affrontandosi senza giorni di pausa: sin dall’inizio, e di fatto in ogni giornata, ci sono partite notevoli ed entusiasmanti. Nel nuovo formato sono stati introdotti invece giorni di riposo, e il tabellone è stato allargato a 96 partecipanti, diluendo lo spettacolo e la qualità. I tornei 1000 stanno insomma cercando di assomigliare sempre più ai quattro Slam, ai quali però non sono paragonabili per prestigio, storia, interesse e soldi. Angelo Binaghi, presidente della Federazione tennistica italiana, dice spesso (senza troppo fondamento, per ora) che vorrebbe rendere gli Internazionali «il quinto Slam».

Il motivo principale per cui sono stati portati a 12 giorni è che più partite generano più soldi: dai diritti televisivi, dai biglietti, dagli accordi commerciali (è la stessa cosa che avviene in altri sport, dove il numero delle partite continua ad aumentare). Questo si traduce anche in montepremi più alti, quindi maggiori possibilità di guadagno per un numero maggiore di tennisti, ma sono soprattutto gli organizzatori a beneficiarne. Si stima che, tra le varie cose, gli Internazionali d’Italia del 2025 abbiano incassato circa 80 milioni di euro, contro i 30 del 2016, quando si giocavano su una settimana (e il tennis era decisamente meno popolare in Italia).

– Leggi anche: Gli Internazionali d’Italia di tennis sono stati di nuovo abbastanza caotici

Il campo centrale del Foro Italico, a Roma, durante l’ultima finale femminile di doppio agli Internazionali, vinta da Sara Errani e Jasmine Paolini (Dan Istitene/Getty Images)

Bisogna considerare che i quattro tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open) non sono organizzati da ATP e WTA, i principali circuiti professionistici maschile e femminile. Sono affiliati ai due circuiti, e infatti sono inseriti nei calendari ATP e WTA e danno punti per il ranking, ma sono supervisionati dall’ITF, la federazione tennistica mondiale, e gestiscono indipendentemente la loro organizzazione e le loro faccende economiche. I tornei 1000 sono quindi i più importanti tra quelli organizzati da ATP e WTA (che fanno anche i 500 e i 250) e di conseguenza anche la loro miglior opportunità di guadagno, da questo punto di vista. È insomma nel pieno interesse dei due circuiti che i tornei 1000 diventino più importanti.

Nel complesso il tennis genera un fatturato annuale di oltre 2,2 miliardi di dollari ma oltre il 50 per cento arriva dagli Slam, il 30 per cento dall’ATP e il 10 per cento dalla WTA. I tornei del Grande Slam portano soldi e prestigio anche ai due circuiti, ma non in modo diretto. Anche per questo ATP e WTA stanno provando da tempo a trovare un accordo con ITF e i proprietari degli Slam per includere l’organizzazione dei quattro tornei all’interno dei circuiti. Senza successo finora, come scriveva qualche mese fa The Athletic, raccontando un fallito tentativo di trattativa.

A chi organizza Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open, i tornei nettamente più ricchi e seguiti al mondo, la situazione attuale va piuttosto bene, del resto. E la loro controproposta, il cosiddetto Premium Tour, prevede, semplificando, meno tornei ma più prestigiosi, di fatto con una perdita di importanza dei 500 e dei 250. Una proposta che non è stata accettata da ATP e WTA.

Stefanos Tsitsipas durante l’ultimo torneo di Montecarlo, uno dei due Masters 1000 che ancora si giocano su una settimana (Clive Brunskill/Getty Images)

In tutto questo i diretti interessati, cioè tenniste e tennisti, non sono sembrati particolarmente entusiasti dell’allungamento dei tornei 1000, come testimoniano le recenti defezioni e soprattutto ciò che alcuni di loro hanno detto sulla questione. Già l’anno scorso la bielorussa Victoria Azarenka, ex numero 1 al mondo, spiegava che «volevamo più tensione, ma abbiamo finito per dilungarci, diventando una telenovela che dura troppe stagioni. Speriamo verrà fatta qualche modifica, perché così è davvero lunga». Il greco Stefanos Tsitsipas, tre volte vincitore del Masters 1000 di Montecarlo, diceva invece che «bisogna essere una specie di supereroe per essere sempre costante per dieci giorni consecutivi e arrivare in fondo ai vari tornei».

Il fatto che ai Masters e WTA 1000 oggi ci siano giorni di riposo, inoltre, non riduce la sensazione di fatica provata dai migliori giocatori, anzi. Il tedesco Alexander Zverev, numero 3 al mondo, spiegava che «avere un giorno di pausa non è riposo. Riposo è quando passi del tempo a casa, dormendo nel tuo letto, con la tua famiglia, i tuoi cani, i tuoi figli. Un giorno tra una partita e l’altra, se sei altrove, non è riposo. Se stai cercando di arrivare alle semifinali o alle finali di ogni evento, stai lontano da casa molto più a lungo e finisci col lavorare molto di più». La stagione tennistica inizia a gennaio e finisce a novembre, e non ci sono molti sport in cui si gioca con questa costanza (e con un livello di impegno fisico, mentale e pure logistico così alto).

In quell’occasione, durante gli Internazionali del 2024 (che poi vinse), Zverev diceva che l’estensione dei tornei 1000 a 12 giorni svantaggiava i migliori tennisti al mondo ma avvantaggiava quelli tra il 50esimo e il 100esimo posto nel ranking, circa. Su questo in effetti c’è abbastanza consenso: oggi tenniste e tennisti che sono in quelle posizioni hanno più possibilità di entrare nel tabellone principale di un torneo 1000 attraverso le qualificazioni (perché vi partecipano più giocatori), e quindi di mettersi alla prova contro tennisti più forti e soprattutto di guadagnare più soldi.

Già solo giocare il primo turno del Canadian Open, perdendolo, quest’anno garantisce più di 20mila euro, una cifra che fino allo scorso anno (quando ancora si giocava a 64 e non a 96 giocatori) 32 tenniste e 32 tennisti non avrebbero incassato. In uno sport dove poche persone guadagnano tanti soldi, è senza dubbio un modo di dare maggiori possibilità.