I manifesti razzisti della Lega vietati dal comune di Roma

Contengono slogan sul decreto Sicurezza e immagini create con l'intelligenza artificiale piene di stereotipi discriminatori

Uno dei manifesti della Lega sul decreto Sicurezza appeso nei giorni scorsi a Roma (dal profilo Facebook Lega-Salvini Premier)
Uno dei manifesti della Lega sul decreto Sicurezza appeso nei giorni scorsi a Roma (dal profilo Facebook Lega-Salvini Premier)
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Nei giorni scorsi a Roma sono stati appesi manifesti che associano slogan sul decreto Sicurezza, entrato in vigore lo scorso aprile, a immagini discriminatorie e razziste generate con l’intelligenza artificiale. Fanno parte di una campagna pubblicitaria della Lega, il partito del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha suscitato molte polemiche. Nel fine settimana il comune di Roma ha deciso di rimuoverli spiegando che violano le regole comunali sui «contenuti etici delle pubblicità», perché tra le altre cose contengono stereotipi legati all’appartenenza etnica. La Lega ha ampiamente protestato contro la decisione del comune e ha annunciato che farà affiggere i manifesti anche in altre città italiane.

I cartelloni pubblicitari appesi in giro per Roma sono di tre tipi. In uno si vedono degli attivisti impegnati in un blocco stradale che tengono uno striscione con la scritta “Ultima degenerazione”, un riferimento ironico al gruppo di attivisti ambientalisti Ultima Generazione. Lo slogan del manifesto dice: «Blocchi una strada a chi lavora? Finisci in galera». Il decreto Sicurezza ha infatti aumentato molto le sanzioni per chi partecipa a un blocco stradale: finora era prevista una multa che andava da mille a 4mila euro, ora è stata introdotta la reclusione fino a un mese, oltre a una multa fino a 300 euro.

In altri manifesti c’è l’immagine di un poliziotto che porta via dalla metropolitana una donna rom, la scritta dice: «Scippi in metro? Ora finisci in galera senza scuse». La terza tipologia di manifesti è infine sugli sfratti («Occupi una casa? Ti buttiamo fuori in 24 ore»). L’immagine è stata giudicata razzista perché ritrae un uomo nero, un uomo bianco con i rasta e quella che sembrerebbe essere una donna rom: la Lega vuole evidentemente dare l’idea che siano queste le persone che generalmente occupano le case.

Il decreto Sicurezza è stato convertito in legge a giugno. È un provvedimento molto voluto dal governo di Giorgia Meloni ed è stato assai contestato dalle opposizioni e in generale da molte persone, associazioni ed esperti di diritto, che lo considerano eccessivamente repressivo. Ha introdotto numerose nuove fattispecie di reato e aumentato le pene per molte altre, secondo i critici limitando anche le possibilità di espressione del dissenso.

Il comune di Roma ha detto di avere ricevuto diverse segnalazioni da parte dei residenti e che gli uffici competenti hanno disposto la rimozione dei manifesti sulla base del Regolamento in materia di esposizione della pubblicità e di pubbliche affissioni. L’articolo 12-bis vieta annunci il cui messaggio contenga «stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile», o che sia lesivo del «rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche».

Il comune ha specificato che la Lega potrà fare ricorso se lo ritiene e anche proseguire la campagna pubblicitaria, a patto di modificarne i contenuti in modo che rispettino il Regolamento. Nei giorni scorsi alcune persone hanno coperto i manifesti con della pittura rossa in segno di protesta.

La Lega ha molto polemizzato contro la decisione del comune di Roma sui suoi account social e ha ipotizzato di pubblicare immagini «vere» al posto di quelle create con l’intelligenza artificiale. Ha anche fatto sapere che intende portare la campagna in altre città, dove però potrebbe incappare in regolamenti simili a quello di Roma. I comuni di Bologna e Firenze, per esempio, hanno detto al Corriere della Sera che sarebbe il loro caso.

– Leggi anche: Cosa c’è nel “decreto Sicurezza”