In Puglia si discute di un incarico che Michele Emiliano si è dato da solo

Il centrodestra locale lo contesta anche perché forse è incompatibile con il ruolo di presidente di regione

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a Roma, 8 luglio 2025
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a Roma, 8 luglio 2025 (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
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A fine giugno il presidente della Puglia Michele Emiliano, del Partito Democratico, ha ricevuto una prestigiosa nomina nella Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, che gestisce il teatro di Bari. Di fatto, Emiliano si è dato da solo questo incarico, e per questo in Puglia se ne sta discutendo molto, anche perché lo ha fatto quando mancano pochi mesi alla fine del suo mandato: in autunno ci saranno le elezioni regionali ed Emiliano non può più ricandidarsi come presidente. Lui punta comunque a farsi eleggere come consigliere, conservando quindi un ruolo politico di rilievo.

L’opposizione di centrodestra sta sfruttando l’occasione per attaccare Emiliano, accusandolo di eccessivo personalismo. Secondo Lega e Fratelli d’Italia la nomina sarebbe incompatibile con la carica di presidente regionale, e su questo il ministero della Cultura ha chiesto una verifica all’ANAC, l’autorità che in Italia si occupa di anticorruzione; l’ANAC fa sapere che non ha ancora aperto un’indagine, come avevano scritto invece alcuni giornali, ma sta facendo verifiche per capire se sia il caso di farlo.

Come le altre fondazioni lirico-sinfoniche italiane, la Fondazione Petruzzelli è un soggetto privato con un proprio regolamento che ha ampia autonomia, e che nei fatti è equiparata a enti pubblici per via del suo contributo culturale alla società. I fondatori pubblici sono lo stato, la regione Puglia, la provincia e il comune di Bari. Ciascun fondatore stanzia ogni anno una certa somma di denaro per sostenere l’attività dei teatri di Bari.

Il presidente della Fondazione è il sindaco di Bari (ora quindi Vito Leccese), che fa parte anche del consiglio d’indirizzo insieme ad altre cinque persone, nominate rispettivamente da: ministero della Cultura, presidente della Puglia, presidente della provincia di Bari, sindaco di Bari, privati che sostengono la Fondazione. Il consiglio d’indirizzo si occupa tra le altre cose di approvare il bilancio annuale e la stagione artistica proposta dal sovrintendente (di cui a sua volta il consiglio propone la nomina al ministero), e di nominare il vicepresidente e altre figure apicali, delle quali può anche revocare l’incarico. Con la nomina in questione, Emiliano diventerà membro proprio di quest’organo.

I membri del consiglio restano in carica per cinque anni, non ricevono compensi e per essere nominati devono rispondere ai requisiti indicati nello statuto della Fondazione. L’incarico dell’attuale consiglio è scaduto il 30 giugno. Il 26 giugno Emiliano è stato nominato consigliere della Fondazione per la regione al posto del rappresentante regionale uscente Michele Bollettieri. La nomina è avvenuta attraverso un decreto del presidente della giunta regionale, che in teoria sarebbe Emiliano stesso. Lo statuto della Fondazione dice che è il presidente della regione a dover nominare il suo rappresentante in consiglio, però il decreto del 26 giugno è stato firmato dal vicepresidente Raffaele Piemontese. È una delle cose contestate da chi critica la nomina, secondo cui la firma di Piemontese sarebbe servita a evitare, almeno formalmente, l’auto-nomina di Emiliano.

Secondo il Corriere del Mezzogiorno un’altra richiesta di chiarimento del ministero della Cultura riguarda un articolo dello statuto (il 20), che stabilisce che i consiglieri «esercitano in piena autonomia le loro funzioni e ne rispondono soltanto nei confronti della Fondazione» e «non rappresentano i soggetti pubblici e privati che li hanno designati o nominati, né ad essi rispondono».

Mercoledì il segretario generale della presidenza di regione Puglia, Roberto Venneri, ha scritto in un comunicato che la nomina di Emiliano è temporanea: resterà in carica fino a quando non ci sarà il prossimo presidente della Puglia, che quindi potrà nominare «liberamente chi riterrà» senza che il ruolo sia già stato bloccato da qualcuno scelto da Emiliano. Non è chiaro però come dovrebbe avvenire questo avvicendamento, se il prossimo presidente regionale dovrà revocare la nomina assegnata il 26 giugno o se sarà lo stesso Emiliano a dimettersi.

Nel comunicato, inoltre, Venneri cita due articoli della legge sull’incompatibilità degli incarichi pubblici per sostenere che la carica nel consiglio non sarebbe incompatibile con quella di presidente di regione. Lo sarebbe se i membri del consiglio avessero, rispetto alla Fondazione, poteri assimilabili a quelli di un amministratore delegato. Quel genere di poteri invece ce l’ha solo il Sovrintendente del teatro, cioè il direttore artistico.

In parallelo a tutta questa vicenda c’è il fatto che Emiliano aveva annunciato un mese fa di volersi candidare come consigliere regionale del PD alle prossime elezioni. La sua candidatura però è piuttosto ingombrante, e rischia di intralciare quella di Antonio Decaro, l’ex sindaco molto apprezzato di Bari e ora europarlamentare del PD. Il centrosinistra lo vorrebbe come candidato presidente regionale, visto che Decaro è un politico molto popolare, come hanno dimostrato le elezioni europee del 2024 in cui ha preso oltre 498mila preferenze.

In questi giorni però Decaro ha ribadito che non è candidato. Secondo molti commentatori c’entrano le recenti tensioni con Emiliano, e soprattutto il fatto che l’eventuale presenza di Emiliano in consiglio regionale sarebbe tutt’altro che secondaria. Non sarebbe peraltro l’unica con un certo peso politico: alle prossime elezioni vuole candidarsi sempre per il consiglio regionale anche Nichi Vendola, che fu presidente regionale prima di Emiliano, dal 2005 al 2015. Decaro non ha fatto espliciti riferimenti a nessuno dei due parlando con i cronisti della sua eventuale candidatura, e si è limitato a sottolineare l’importanza del suo incarico attuale a cui dovrebbe in caso rinunciare (oltre a fare parte del Parlamento Europeo, Decaro presiede anche la commissione per l’Ambiente, il clima e la sicurezza alimentare).