Anche le coppie di madri hanno diritto al “congedo di paternità” obbligatorio

Cioè almeno dieci giorni di pausa dal lavoro per quella che non ha partorito: l'ha stabilito la Corte costituzionale

(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
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Lunedì la Corte costituzionale ha stabilito che, quando due donne hanno un figlio, la cosiddetta “madre intenzionale” – quella senza legami biologici col bambino – ha diritto al congedo retribuito e obbligatorio di dieci giorni già riservato ai padri nelle coppie eterosessuali (il cosiddetto “congedo di paternità”) da usare nei primi mesi di vita del figlio.

La questione è arrivata alla Corte costituzionale dopo un ricorso presentato nel maggio del 2023 dall’associazione Rete Lenford insieme alla Cgil Nazionale, in difesa di una madre intenzionale che aveva denunciato un comportamento discriminatorio da parte dell’INPS, il principale ente previdenziale italiano.

Il problema riguardava il sistema informatico dell’INPS utilizzato per la richiesta online dei congedi per genitori. In particolare, la piattaforma non permetteva alle coppie composte da due persone dello stesso sesso, entrambe riconosciute nei registri dello stato civile come genitori, di inoltrare la domanda per l’astensione obbligatoria di dieci giorni prevista per il secondo genitore. Inserendo i codici fiscali di due persone dello stesso sesso, il portale segnalava un errore e bloccava la procedura.

Nel corso del giudizio, l’INPS ha aggiornato la piattaforma per quanto riguarda il congedo parentale ordinario (cioè facoltativo), che è formulato in modo neutro e si applica a ciascun genitore, indipendentemente dal sesso. Rimaneva però escluso l’accesso al congedo obbligatorio di dieci giorni, che nella formulazione attuale la legge riserva al solo «padre lavoratore». In primo grado il tribunale aveva dato ragione alla ricorrente, e poi l’INPS aveva impugnato quella decisione. La Corte d’appello di Brescia aveva infine sottoposto la questione alla Corte costituzionale, che in sostanza ha confermato la sentenza di primo grado.

Nella sentenza la Corte ha evidenziato che anche le coppie composte da due madri assumono «la titolarità giuridica di quel fascio di doveri funzionali alle esigenze del minore che l’ordinamento considera inscindibilmente legati all’esercizio della responsabilità genitoriale», e che l’orientamento sessuale «non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione di tale responsabilità». Per questo motivo, secondo la Corte, nelle coppie di donne è possibile riconoscere una figura che svolge lo stesso ruolo che normalmente ha il padre nelle coppie eterosessuali. Anche se non ha legami biologici con il bambino, la madre intenzionale partecipa infatti «alla sua cura e alla sua educazione, e condivide la responsabilità genitoriale fin dalla nascita».

La decisione non si estende invece alle coppie formate da due padri, perché nell’ordinamento italiano manca, per ora, un riconoscimento giuridico del secondo genitore in questi casi. Le situazioni che coinvolgono due padri infatti derivano spesso da percorsi di gestazione per altri, una pratica vietata in Italia.

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