Cos’è e cosa fa la commissione per il paesaggio di Milano
Nel «sistema» di corruzione ipotizzato dalle inchieste sull'urbanistica le viene dato un ruolo centrale, anche se in teoria è solo consultiva

Nelle inchieste sull’urbanistica a Milano, di cui si sta parlando molto in questi giorni per il coinvolgimento del sindaco Beppe Sala, la commissione per il paesaggio ha un ruolo centrale. Diversi suoi membri negli ultimi anni sono stati intercettati, indagati e anche arrestati. Nell’ultima richiesta di misure cautelari della procura di Milano viene definita con enfasi il «fulcro delle patologie della gestione urbanistica nel comune di Milano, inquinata da una corruzione sistemica». Tra le altre cose alcuni funzionari che ne hanno fatto parte sono stati accusati di conflitto di interessi, di scambio di favori e di aver approvato grandi progetti facendoli passare per ristrutturazioni di palazzi più piccoli.
Le ultime indagini hanno coinvolto l’ex presidente della commissione, l’architetto Giuseppe Marinoni, di cui è stato chiesto l’arresto. Secondo i pubblici ministeri avrebbe fatto parte di un «sistema» che avrebbe favorito in vari modi la concessione di permessi edilizi illeciti per fare speculazione edilizia.
Ufficialmente la commissione per il paesaggio è un organo comunale tecnico-consultivo: significa che è un organo composto da tecnici (docenti, architetti e ingegneri) e che esprime pareri obbligatori non vincolanti. Questa formula indica che il comune è tenuto a chiedere il parere della commissione, ma non è vincolato a rispettarlo, a parte certi casi previsti dalla legge. Di fatto però la commissione ha un’influenza superiore a quella che si potrebbe immaginare per un organo consultivo, e non è praticamente mai successo che il comune portasse avanti un progetto che non fosse stato prima approvato da quest’organo.
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La commissione per il paesaggio non esiste solo a Milano, in Italia praticamente tutti i comuni con più di 5mila abitanti ne hanno una, mentre i comuni più piccoli di solito ce l’hanno in associazione con altri comuni limitrofi. Le commissioni sono disciplinate dall’articolo 148 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che dice che la composizione, le funzioni e le regole interne dell’organo vengono stabilite dalla regione e che le commissioni devono essere composte da soggetti con «particolare, pluriennale e qualificata esperienza» nella tutela del paesaggio.
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I compiti della commissione per il paesaggio del comune di Milano includono il rilascio di autorizzazioni paesaggistiche; l’accertamento di compatibilità paesaggistica, che prevede che la commissione valuti un intervento fatto in un’area sottoposta a tutela; provvedimenti a sanatoria, ovvero pareri espressi dopo che un’opera è stata realizzata senza autorizzazione in un’area sottoposta a vincolo; pareri sull’impatto dei progetti e sui progetti preliminari.
A maggio, dopo l’arresto dell’ex vicepresidente della commissione Giovanni Oggioni e dopo che si era venuto a sapere che altri quattro membri della commissione risultavano indagati nelle inchieste, tutta la commissione per il paesaggio in carica decise di dimettersi.
A quel punto il comune stabilì nuove regole per le nomine dei commissari, e nel frattempo i compiti della commissione passarono provvisoriamente alla città metropolitana di Milano.
Il primo luglio il comune ha emesso un nuovo bando per la nomina della commissione e nei prossimi giorni si saprà quanti sono i candidati. I membri della commissione per il paesaggio vengono ufficialmente nominati dal sindaco e sono scelti da una commissione interna al comune. Prima le candidature erano fatte da enti o associazioni, mentre ora è stato stabilito che potranno essere fatte solo dagli stessi candidati, che dovranno avere almeno 10 anni di esperienza nel settore se laureati (prima erano 3) e 12 anni di esperienza se diplomati (prima erano 5).
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Ci sarà grande attenzione sulle prossime nomine, visto che finora, come ha ricostruito il Corriere della Sera, erano il risultato di una contrattazione tra partiti politici. Marco Cerri, un architetto che faceva parte della commissione e che è indagato per reati diversi da quelli di cui si sta parlando in questi giorni, aveva raccontato ai magistrati che la sua nomina era stata promossa da Forza Italia. Sembra che il sistema fosse consolidato al punto che venivano stabiliti in anticipo anche i sostituti di eventuali commissari morti o impossibilitati a svolgere l’incarico.
Il numero dei commissari, che collaborano con il comune a titolo gratuito, passerà da 15 a 11 per facilitare il raggiungimento di un parere. Inoltre, per evitare conflitti di interessi, nessuno dei componenti potrà avere incarichi professionali nel territorio comunale di Milano negli anni di mandato. Prima bastava che fossero più della metà. L’obbligo per tutti i componenti è stato inoltre esteso anche ai 18 mesi successivi alla scadenza dell’incarico. Anche la durata del mandato della commissione è stata modificata, passando da quattro a tre anni, sempre per limitare le possibilità di conflitti di interessi, e i commissari potranno fare al massimo due mandati.



