Un detenuto è stato trovato morto in una cella di isolamento nel carcere di Prato

Il carcere di Prato
Il carcere di Prato (ANSA/GIORGIO BERNARDINI)

Un uomo di 58 anni di origini rumene detenuto nel carcere La Dogaia di Prato, in Toscana, è stato trovato morto in una cella di isolamento dove era stato messo in seguito a una sanzione disciplinare. La notizia è stata data dalla procura di Prato, che ha disposto l’autopsia per chiarire come l’uomo sia morto: le indagini dovranno stabilire se sia un caso di suicidio, di malore oppure un omicidio. Durante le prime perquisizioni non sono state trovate corde o lacci (che potrebbero far pensare a un suicidio). Saranno anche esaminati i filmati delle videocamere di sorveglianza.

All’inizio di luglio l’uomo aveva partecipato ad alcune proteste organizzate dai detenuti. La procura aveva aperto un’indagine sulle proteste e aveva definito la situazione all’interno del carcere «fuori controllo, segnata da un pervasivo tasso di illegalità e da un sistema incapace di garantire sicurezza e dignità».

A differenza della maggior parte delle altre carceri italiane, La Dogaia non ha particolari problemi di sovraffollamento. Secondo i dati del ministero dell’Interno aggiornati al 17 luglio, le persone detenute sono 582 su un totale di 589 posti disponibili. I problemi però sono altri, come aveva già rilevato nella sua visita dell’anno scorso l’associazione Antigone, che si occupa dei diritti e delle garanzie di chi è in carcere: molti detenuti a Prato hanno problemi psichiatrici e tossicodipendenze, e lì vengono trasferiti detenuti che in altre carceri avevano causato disordini.

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