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  • Domenica 13 luglio 2025

Lo storico accordo per creare uno stato in Nuova Caledonia

Prevede che l'arcipelago in Oceania diventi praticamente indipendente dalla Francia, ma non del tutto: è complicato

L'inizio dell'ultima sessione di negoziati che hanno portato alla firma dell'accordo, al palazzo dell'Eliseo a Parigi, il 2 luglio 2025 (ANSA/EPA/LUDOVIC MARIN)
L'inizio dell'ultima sessione di negoziati che hanno portato alla firma dell'accordo, al palazzo dell'Eliseo a Parigi, il 2 luglio 2025 (ANSA/EPA/LUDOVIC MARIN)
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Sabato mattina all’alba, dopo una seduta finale di negoziati durata 24 ore, è stato firmato un accordo che prevede la creazione di uno stato di Nuova Caledonia, l’arcipelago in Oceania governato dalla Francia dove l’anno scorso c’erano state violente proteste indipendentiste. È un accordo storico, negoziato dal governo francese sia con le fazioni a favore che con quelle contro l’indipendenza dell’arcipelago: contiene concessioni per entrambi i gruppi, prima fra tutte una che prevede che la Nuova Caledonia, pur diventata uno stato, rimarrà parte della Francia.

L’accordo non è definitivo, deve essere ancora approvato dal parlamento francese e da quello regionale neocaledoniano, oltre che da un referendum fra gli abitanti della Nuova Caledonia che dovrebbe tenersi a febbraio del 2026. Negli scorsi anni la Nuova Caledonia aveva tenuto altri referendum per l’indipendenza, che però non erano mai passati per via del boicottaggio di una o dell’altra fazione. Questa volta ci sono più possibilità che venga approvato, dato che tutte le parti sono state coinvolte nei negoziati.

Il testo integrale dell’accordo non è stato ancora pubblicato, ma alcuni giornali francesi, fra cui Le Monde, hanno potuto leggerlo. Prevede che venga istituito un «quadro istituzionale sui generis per lo ‘Stato della Nuova Caledonia’ all’interno dell’entità nazionale francese» e che la sua esistenza in questa forma venga inserita nella Costituzione francese. Il nuovo stato potrà essere riconosciuto dalla comunità internazionale e i suoi cittadini avranno una nuova nazionalità neocaledoniana, ma conserveranno anche quella francese. 

Secondo l’accordo il potere in materia di relazioni estere sarà trasferito immediatamente alla Nuova Caledonia, mentre quello di tutti gli altri settori avverrà in modo più graduale. Il Congresso della Nuova Caledonia, ossia il parlamento locale, potrà chiedere il trasferimento dei poteri sovrani dalla Francia quando lo riterrà opportuno, approvando quattro diverse risoluzioni per quattro principali ambiti: difesa, moneta, sicurezza e ordine pubblico, giustizia e controllo della legalità (che per il momento continueranno a essere gestiti dalla Francia). Quando questo trasferimento sarà terminato, la Nuova Caledonia potrà chiedere di diventare membro delle Nazioni Unite. Il nuovo stato si doterà anche di una costituzione.

– Leggi anche: Che posto è la Nuova Caledonia

La leader della fazione lealista, ossia contraria all’indipendenza, Sonia Backes, ha definito l’accordo un «compromesso» che «non soddisferà pienamente nessuno», ma ha aggiunto che servirà a far «ripartire» l’arcipelago dopo un periodo di grandi scontri e violenze. Entrambe le parti hanno in effetti fatto concessioni importanti, per guadagnare altrettanto. 

L’accordo per esempio prevede che gli indipendentisti non chiedano mai più di indire un referendum per dichiarare unilateralmente l’indipendenza dalla Francia, anche se nel testo è stata comunque inserita la frase «il diritto all’autodeterminazione rimane garantito dal diritto internazionale». Di fatto, comunque, la Nuova Caledonia sarà indipendente sotto moltissimi punti di vista.

Allo stesso tempo, l’accordo amplia il diritto di voto per includere circa 12mila persone nate in Nuova Caledonia da genitori francesi o che vivono nell’arcipelago da più di 15 anni, e che finora non potevano votare. Secondo la fazione indipendentista dare il diritto di voto a questi abitanti non indigeni avrebbe portato a un maggiore controllo dello stato francese sul territorio, e per questo si era sempre opposta a farlo.

A maggio del 2024 proprio questa proposta di riforma, voluta dalla Francia continentale e dalla fazione lealista neocaledoniana, aveva fatto partire le violente proteste indipendentiste: nelle prime settimane i manifestanti avevano preso il controllo di una parte di Nouméa, la città principale della Nuova Caledonia, e la Francia aveva schierato l’esercito per contrastarli. Nei momenti peggiori gli scontri si erano trasformati in una specie di guerriglia urbana. Diversi leader indipendentisti erano stati arrestati nel corso delle proteste, ma un mese fa la Francia, proprio nel contesto dei negoziati per l’accordo, ne aveva liberati cinque.

– Leggi anche: Cosa successe in Nuova Caledonia l’anno scorso