Nelle nuove proteste antigovernative in Kenya sono stati uccisi almeno 11 manifestanti, e più di 500 sono stati arrestati

Un gruppo di manifestanti durante le proteste a Kangemi, nella periferia nord-ovest di Nairobi, Kenya, 7 luglio 2025 (AP Photo/Brian Inganga)
Un gruppo di manifestanti durante le proteste a Kangemi, nella periferia nord-ovest di Nairobi, Kenya, 7 luglio 2025 (AP Photo/Brian Inganga)

Almeno 11 manifestanti sono stati uccisi nelle nuove proteste antigovernative organizzate lunedì in Kenya, dove altri 567 sono stati arrestati. Seguono di poche settimane quelle cominciate a causa dell’omicidio politico del blogger Albert Ojwang, che si sono poi trasformate in più ampie contestazioni contro il crescente autoritarismo del presidente William Ruto. In quelle proteste, a loro volta represse con la violenza, erano state uccise sedici persone e ne erano state ferite oltre 400.

Le proteste di lunedì erano state organizzate in occasione del 35esimo anniversario del Saba Saba (sette sette), il nome con cui sono note le proteste pro-democrazia del 7 luglio del 1990, che due anni più tardi portarono a elezioni libere. La polizia ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti, e secondo più testimonianze gli agenti hanno anche sparato contro di loro. La polizia del Kenya ha confermato la morte di 11 persone, senza specificare chi ne sia stato responsabile, e ha detto che 52 agenti sono stati feriti.

La Commissione nazionale per i diritti umani, un organo indipendente che si occupa di vigilare sulle istituzioni, ha accusato la polizia di aver usato una forza eccessiva per reprimere le proteste, di aver agito in borghese e di aver usato veicoli non riconducibili alle forze dell’ordine; ha inoltre sostenuto che abbia collaborato con gang criminali sia a Nairobi che in altre città per contenere i manifestanti. La polizia ha negato le accuse.

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