La scienza di essere fighi

È un fatto più universale di quanto si pensi, secondo una ricerca che ha individuato alcuni tratti comuni in chi lo è, dalla Nigeria all’Australia

I quattro attori sul set di una scena all'esterno di un locale
Gli attori della serie Happy Days Donny Most, Henry Winkler, Anson Williams e Ron Howard (ABC/Disney/Getty)
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Sembra incredibile e sembra passato molto più tempo, ma meno di cinquant’anni fa il personaggio più figo di una delle sitcom più popolari di sempre era uno che schioccava le dita per rimorchiare e diceva «ehi!» alzando il pollice. Poi i produttori si misero in testa di fargli saltare uno squalo mentre faceva sci nautico, e Fonzie e Happy Days smisero di essere fighi.

La cultura americana, dal cinema alla musica all’intrattenimento, ha da sempre una grande influenza su ciò che nei paesi occidentali viene considerato figo. Persino la parola inglese per definire chi o cosa lo sia, cool, è molto conosciuta fuori dagli Stati Uniti. Un gruppo di ricercatori ha verificato se e quanto sia comune in diverse parti del mondo – a parte la parola – anche l’idea di cosa sia la coolness, una parola che in italiano non ha una vera e propria traduzione: lo stile, ma è più di così; la “figaggine”, per usare un neologismo forse brutto, ma comunque meglio delle alternative.

È un’idea abbastanza universale, si è scoperto, perché gli attributi che servono a definire fighe le persone non cambiano molto: su quali siano le qualità e i tratti della personalità che le contraddistinguono c’è un generale consenso, non solo nei paesi occidentali. E questo dato è stato giudicato sorprendente dagli autori della ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati in un articolo su una delle riviste della American Psychological Association, la più grande associazione di psicologi negli Stati Uniti.

I ricercatori hanno intervistato per la ricerca circa 6mila persone in totale, in tredici paesi: Australia, Cile, Cina, Corea del Sud, Germania, Hong Kong, India, Messico, Nigeria, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica e Turchia. Hanno chiesto loro di pensare a persone che conoscevano e che considerassero fighe (cool), non fighe (not cool), brave persone (good) e non brave (not good). Poi hanno chiesto loro di valutare ciascuna delle persone a cui avevano pensato rispondendo a un questionario che valutava 15 attributi diversi, in modo da trarre indicazioni generali su cosa distinguesse le persone fighe da tutte le altre.

Dai risultati è emerso che il gruppo dei fighi e quello delle brave persone avevano diverse caratteristiche in comune. «Di solito, per essere considerata figa, una persona deve essere in qualche modo simpatica o ammirevole, il che la rende simile alle brave persone», ha detto Caleb Warren, uno degli autori della ricerca. Il gruppo dei fighi aveva però sei tratti in particolare, che non erano necessariamente presenti nell’altro gruppo: erano percepiti come estroversi, edonisti, potenti, temerari, di aperte vedute e indipendenti.

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Le brave persone condividevano con quelle fighe caratteristiche come la simpatia e l’essere molto capaci, ma avevano perlopiù altri tratti, che riguardano più la moralità. Erano percepite come più conformiste, tradizionaliste, sicure, cordiali, coscienziose, gradevoli, calme e «universaliste» (più inclini cioè a considerare «importante che ogni persona al mondo venga trattata allo stesso modo»). Secondo gli autori della ricerca, in altre parole, essere fighi non era percepito come qualcosa di meritorio ma piuttosto di ribelle e anticonformista.

«Tutti vogliono essere fighi, o quantomeno evitare lo stigma di essere poco fighi, e la società ha bisogno di persone fighe perché sfidano le norme, ispirano il cambiamento e promuovono la cultura», ha detto Todd Pezzuti, un altro degli autori della ricerca.

Uno dei limiti della ricerca è che include soltanto persone che già conoscevano il significato della parola cool, senza bisogno di traduzioni. E questo rende molto probabile che avessero comunque una qualche familiarità non soltanto con l’inglese, ma anche con i contesti d’uso della parola nei paesi occidentali. Inoltre la maggior parte delle interviste è stata condotta online, escludendo quindi eventuali aree rurali senza accesso a Internet, e ha coinvolto una popolazione relativamente giovane (l’età media per ogni paese era intorno a 30 anni).

I risultati non permettono quindi di escludere del tutto che, come peraltro mostrano altri studi, ciò che apprezziamo nelle persone dipenda da fattori culturali variabili, e che in determinati contesti linguistici e sociali la definizione comune di figaggine sia meno legata all’influenza del mondo anglosassone. «Fattori come l’aggressività conferiscono uno status più elevato in alcune culture occidentali, e allo stesso tempo ne conferiscono uno più basso in altre culture orientali», ha detto al New York Times lo psicologo Mitch Prinstein, uno dei capi dell’American Psychological Association.

Limitatamente alla popolazione intervistata, la ricerca ha permesso comunque di ricavare altre informazioni significative. Tra queste, per esempio, c’è il fatto che l’idea di coolness non era condizionata da fattori come il livello di istruzione o il reddito dei partecipanti. I tratti distintivi delle persone fighe erano sempre gli stessi, e in paesi molto diversi tra loro per valori culturali, gerarchie sociali e ricchezza.