Kilmar Abrego Garcia, ingiustamente espulso dagli Stati Uniti a El Salvador, ha raccontato le condizioni disumane della detenzione

Gli avvocati di Kilmar Abrego Garcia, un uomo salvadoregno che viveva da anni negli Stati Uniti con regolare permesso di soggiorno ma era stato comunque ingiustamente espulso e mandato a El Salvador, hanno presentato a un giudice un documento in cui l’uomo descrive le condizioni disumane in cui era stato detenuto nel paese. Abrego Garcia ora è stato riportato negli Stati Uniti ed è detenuto mentre viene processato per tratta di migranti.
Dopo la sua espulsione a El Salvador era stato detenuto nel gigantesco carcere costruito dal governo salvadoregno per imprigionare le persone accusate di far parte di bande criminali: le organizzazioni per i diritti umani denunciano da tempo le violazioni dei diritti dei detenuti. L’amministrazione di Donald Trump ha inviato lì i migranti accusati di far parte di gruppi criminali espulsi dagli Stati Uniti, spesso con procedure dozzinali e senza curarsi dei diritti stabiliti dalla legge statunitense, come nel caso di Abrego Garcia.
L’uomo ha raccontato di continue violenze da parte delle guardie, e anche fra le persone imprigionate. Secondo la sua testimonianza la prima cella in cui era stato detenuto era sovraffollata e aveva letti di solo metallo, senza materassi, nessuna finestra e luci artificiali tenute accese 24 ore al giorno. La notte le persone che si trovavano in quella cella erano costrette a rimanere in ginocchio dalle 21 alle 6, senza accesso a un bagno e con le guardie che colpivano chi cadeva a terra per la stanchezza. In due settimane Abrego Garcia aveva perso circa 14 chili di peso. L’uomo era poi stato trasferito, anche per via della notorietà assunta dal suo caso.
La detenzione attuale di Abrego Garcia e la sua futura permanenza negli Stati Uniti sono rese incerte dalle dichiarazioni contraddittorie di due dipartimenti del governo statunitense, quello della Giustizia e quello della Sicurezza nazionale. Il suo caso è diventato una questione politica negli Stati Uniti, nel più ampio quadro delle misure repressive adottate dall’amministrazione di Donald Trump per cercare di contrastare l’immigrazione nel paese, e delle proteste contro di esse.


