Forse questa band non esiste

Tutto suggerisce che i Velvet Sundown siano un prodotto dell'intelligenza artificiale, ma questo non ha impedito il loro successo su Spotify

Una foto dei Velvet Sundown pubblicata su Instagram
Una foto dei Velvet Sundown pubblicata su Instagram
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Aggiornamento del 5 luglio: I Velvet Sundown, la band che aveva ottenuto un grande successo su Spotify nonostante i diffusi sospetti che fosse il prodotto di un’intelligenza artificiale, sono effettivamente il prodotto di un’intelligenza artificiale. Un post pubblicato sull’account Twitter associato alla band dice che è una «provocazione artistica progettata per sfidare i confini dell’autorialità, dell’identità e della musica stessa nell’era delle AI».

In poco più di due settimane i Velvet Sundown, una band sconosciuta che suona un rock psichedelico piuttosto datato, ha ottenuto un successo notevole su Spotify, dove ha superato i 500mila ascoltatori mensili: una cifra straordinaria per una band emergente, e che sarebbe ragguardevole anche per gruppi con una carriera consolidata. Il successo istantaneo dei Velvet Sundown, e il fatto che molte loro canzoni siano state inserite in alcune playlist di Spotify molto quotate, hanno però generato diversi dubbi.

È infatti molto probabile che i Velvet Sundown non siano una band reale, e che ogni loro aspetto, dall’estetica alla biografia fino ovviamente alla musica, sia stato creato attraverso sistemi di intelligenza artificiale generativa: cioè software che, allenati su gigantesche masse di dati, sono capaci di generare testi, video e immagini che rispondano a una specifica richiesta.

Alcuni giornalisti e critici musicali hanno ipotizzato che potrebbe trattarsi di una manovra della stessa Spotify, che negli ultimi tempi è stata spesso accusata di utilizzare musicisti e gruppi “finti” per riempire le sue playlist, renderli molto popolari e ascoltati ed evitare in questo modo di pagare i diritti d’autore a compositori, band e cantanti realmente esistenti – diritti che corrispondono comunque a compensi molto bassi, nell’ordine di una frazione di centesimo per ogni riproduzione.

Il giornalista di Louder Fraser Lewry ha notato per esempio che i due dischi pubblicati dai Velvet Sundown, Floating On Echoes del 5 giugno e Dust And Silence del 20 giugno, ricordano molto nei suoni le composizioni di Suno, un software di intelligenza artificiale che permette di creare brani musicali a partire da un prompt, cioè un input testuale: «le percussioni sono sottili e poco fantasiose, e la voce del cantante suona leggermente diversa in ogni canzone», ha scritto.

Anche l’estetica della band sembra creata in tutto e per tutto da un software di intelligenza artificiale. Le foto pubblicate su alcuni profili Instagram mostrano i membri della band in pose suggestive e ambientazioni rétro, ma presentano dettagli che tradiscono l’origine artificiale delle immagini: volti leggermente asimmetrici o sfocati, sguardi sfalsati, proporzioni innaturali del corpo, oggetti che sembrano fusi o deformati, e sfondi che si dissolvono o si confondono con le figure in primo piano.

Un altro elemento che è stato ampiamente commentato dai giornalisti che si sono occupati del tema è la biografia della band su Spotify, che contiene formule stereotipate e ingenue tipiche dei testi generati dall’intelligenza artificiale. «C’è qualcosa di silenziosamente incantato nei Velvet Sundown. Non li ascolti soltanto: ci entri dentro, quasi senza accorgertene. La loro musica non cerca di attirare l’attenzione a tutti i costi; si insinua piano, come un profumo che all’improvviso ti riporta in un luogo che credevi dimenticato», dice l’incipit.

Anche la descrizione del loro stile musicale appare piuttosto artificiosa e goffa: «il loro suono mescola le trame del rock psichedelico e folk degli anni ’70 con strutture moderne dell’alt-pop e dell’indie, in modo sorprendentemente naturale. Tremoli scintillanti, riverberi caldi da nastro e il delicato turbinio di organi donano a tutto un senso di storia, senza mai risultare forzati».

Nella biografia vengono anche indicati i nomi dei presunti membri della band: il cantante e suonatore di mellotron Gabe Farrow; il chitarrista Lennie West; il batterista Orion “Rio” Del Mar; e Milo Rains, che «cura i suoni sintetici e stratificati del gruppo». Nessuno di loro però sembra avere una qualche forma di presenza online autentica.

La musica dei Velvet Sundown non è disponibile soltanto su Spotify: è stata pubblicata anche su Apple Music e Amazon Music e sul distributore di streaming indipendente DistroKid. I due dischi dei Velvet Sundown sono presenti anche sulla piattaforma francese Deezer, che ha sviluppato un proprio sistema di rilevazione che permette di riconoscere le canzoni realizzate con l’intelligenza artificiale. Nella pagina di Dust and Silence è stata inserita una nota che specifica che «alcuni brani di questo album potrebbero essere stati creati utilizzando l’intelligenza artificiale».

Lunedì un profilo X con il nome dei Velvet Sundown aveva pubblicato una serie di post in cui aveva negato tutte le accuse, specificando che «ogni accordo, ogni testo e ogni errore» delle loro canzoni è «assolutamente umano». La band ha però specificato al Post che non si tratta di un profilo ufficiale.

Una precedente versione di questo articolo attribuiva erroneamente ai Velvet Sundown dei profili X e Instagram non ufficiali. L’errore è stato corretto.

– Leggi anche: Come Spotify usa gli artisti “finti” per riempire le sue playlist e pagare meno diritti