Prada è stata accusata di aver copiato i tipici sandali indiani
Quelli visti nella sua ultima sfilata sono molto simili ai chappal prodotti nell'ovest dell'India, dove è nato un caso

La Camera di commercio dello stato indiano del Maharashtra ha accusato l’azienda di moda Prada di aver copiato il design dei tipici sandali prodotti dagli artigiani locali senza nessuna forma di attribuzione o riconoscimento. I sandali indossati da alcuni modelli all’ultima sfilata della collezione di moda maschile del marchio infatti ricordano moltissimo i “chappal” di Kolhapuri, prodotti fin dal dodicesimo secolo nell’India occidentale e indossati da milioni di persone in tutto il paese. In seguito alle accuse, Prada ha ammesso di essersi ispirata a quei sandali.
I chappal hanno la suola bassa e due fettucce di pelle che avvolgono alluce e collo del piede, collegate fra loro da un cordino. Costano poco, vengono venduti comunemente per strada e dal 2019 sono riconosciuti come prodotti a indicazione geografica protetta: possono essere definiti tali solo se fatti in alcune province degli stati di Karnataka e Maharashtra, quello in cui si trova appunto Kolhapuri. Quelli ai piedi dei modelli che hanno sfilato per Prada lo scorso 22 giugno a Milano sono del tutto simili, ma erano chiamati semplicemente “sandali in pelle”, senza riferimenti alla scarpa a cui erano ispirati.

Un modello durante la sfilata di Prada a Milano, 22 giugno 2025 (AP Photo/Luca Bruno)
I sandali della sfilata di Prada sono stati notati da numerosi artigiani, commercianti, politici e commentatori indiani, che hanno accusato l’azienda di furto di proprietà intellettuale e di appropriazione culturale: ovvero l’uso di oggetti, stili o elementi tipici di una cultura minoritaria da parte di un’altra, di solito più ricca, senza che questo processo sia sufficientemente riconosciuto. I sandali hanno insomma sollevato un più ampio dibattito su come spesso le grandi aziende di moda ripropongano i prodotti tipici dell’artigianato locale di paesi non occidentali, presentandoli come esotici ed esclusivi, vendendoli poi a prezzi molto alti, senza che le comunità che li hanno inventati ci guadagnino niente.
Non chiamandoli chappal di Kolhapuri, «Prada si rende responsabile di monetizzare l’appropriazione culturale», ha scritto per esempio sul quotidiano indiano Economic Times l’ex dirigente della Banca mondiale Dhanendra Kumar, notando come agli artigiani che fanno i chappal non fossero stati riconosciuti né soldi né la proprietà intellettuale.
Per il presidente della Camera di commercio del Maharashtra, che rappresenta oltre 3mila artigiani, i chappal non sono solo un simbolo della cultura dello stato, ma anche una fonte di reddito per migliaia di persone. In una lettera il presidente dell’associazione, Lalit Gandhi, aveva quindi chiesto a Prada di ammettere pubblicamente che l’azienda si era ispirata a quei sandali, e di valutare una collaborazione oppure altri modi per compensare le comunità di artigiani coinvolte.

Decine di paia di chappal in vendita in una bancarella per strada (via Wikimedia Commons)
In una lettera di risposta Prada ha infine ammesso di essersi ispirata alle tradizionali calzature indiane. Lorenzo Bertelli, figlio dei proprietari dell’azienda e a capo della divisione che si occupa di responsabilità sociale d’impresa, ha scritto inoltre che Prada «è aperta al dialogo e a uno scambio significativo con gli artigiani indiani».
La giornalista esperta di moda Kanika Gahlaut ritiene che tutta questa indignazione non abbia alcuna base legale, visto che non si sa se Prada metterà effettivamente in commercio i sandali visti nella sfilata. Per Shirin Mann, fondatrice del marchio di moda indiana contemporanea Needledust, il caso invece potrebbe avere un effetto positivo sul mercato indiano, dove da qualche anno le vendite di chappal sono stagnanti: Mann ha spiegato che questi sandali non sono mai stati visti come indumenti cool nel mercato di lusso indiano, e che quindi le discussioni attorno ai sandali Prada potrebbero contribuire a promuoverli anche tra le fasce più ricche della popolazione.
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