È stata archiviata l’indagine sulla morte di Mario Paciolla, il cooperante italiano dell’ONU morto in Colombia nel 2020

I genitori di Mario Paciolla durante una manifestazione contro l'archiviazione del caso, a marzo 2025 (ANSA/ANGELO CARCONI)
I genitori di Mario Paciolla durante una manifestazione contro l'archiviazione del caso, a marzo 2025 (ANSA/ANGELO CARCONI)

Il tribunale di Roma ha deciso l’archiviazione dell’inchiesta per la morte di Mario Paciolla, cooperante italiano dell’ONU trovato morto nel 2020 nella sua casa in Colombia. Le indagini iniziali, soprattutto quelle delle autorità colombiane, avevano avvalorato l’ipotesi del suicidio, che diverse inchieste giornalistiche misero molto in dubbio, ritenendo plausibile che in realtà fosse stato ucciso. In mancanza di nuovi elementi però la procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione, ora accordata dal tribunale.

Alla richiesta di archiviazione si era opposta la famiglia di Paciolla, che invece ha sempre sostenuto che lui sia stato ucciso: nei giorni immediatamente precedenti al ritrovamento i suoi familiari lo avevano sentito molto preoccupato per motivi di lavoro. Nel 2020 Paciolla aveva 33 anni e faceva parte di una missione delle Nazioni Unite che stava verificando l’applicazione dell’accordo di pace tra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il governo colombiano del 2016.

L’applicazione dell’accordo era stata difficoltosa perché la criminalità organizzata, i dissidenti delle FARC e alcuni gruppi paramilitari di estrema destra erano rimasti per molto tempo in conflitto tra loro per il controllo del territorio. Paciolla era in Colombia dal 2018 e viveva a San Vicente del Caguán, una città del dipartimento di Caquetá a lungo scelta come centro strategico dai guerriglieri e dai trafficanti: nel luglio del 2020 era stato trovato morto da una collega che lo aveva cercato a casa perché non riusciva a mettersi in contatto con lui.