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  • Venerdì 27 giugno 2025

L’accordo di pace tra Congo e Ruanda è davvero un accordo di pace?

C’è la firma di un paese che diceva di non essere in guerra, e non c’è quella del gruppo che la guerra l’ha combattuta: e poi c’è Trump

Miliziani dell'M23 a Goma, nell'est della Repubblica Democratica del Congo, a fine gennaio (Daniel Buuma/Getty Images)
Miliziani dell'M23 a Goma, nell'est della Repubblica Democratica del Congo, a fine gennaio (Daniel Buuma/Getty Images)
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L’accordo di pace firmato venerdì dai governi della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda è stato presentato come un punto di svolta nei rapporti tra i due paesi, che sono conflittuali da decenni. Le sue conseguenze concrete sono però tutte da vedere, ed è difficile che l’accordo possa mettere fine ai combattimenti che da anni sono in corso nella zona di confine tra i due paesi.

L’accordo è stato firmato a Washington, negli Stati Uniti, dal ministro degli Esteri del Ruanda e da quella della Repubblica Democratica del Congo. I negoziati sono stati mediati dal Qatar e dagli Stati Uniti, e alla firma era presente anche il segretario di Stato statunitense Marco Rubio. Il testo completo non è stato diffuso, ma prima della firma Congo, Ruanda e Stati Uniti hanno fatto un comunicato congiunto che indica in modo molto vago i contenuti. In linea teorica l’accordo prevede l’impegno da parte della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda a rispettare la reciproca integrità territoriale, la fine delle ostilità e il disarmo dei gruppi paramilitari coinvolti nei combattimenti.

Ha però vari problemi e punti poco chiari. Prima di tutto, ufficialmente Repubblica Democratica del Congo e Ruanda non erano in guerra: il Ruanda è accusato di aver inviato i propri militari in Congo a sostegno dell’M23, un gruppo paramilitare che combatte contro l’esercito regolare congolese e che da gennaio controlla varie zone nell’est del paese. Il presidente ruandese Paul Kagame però ha sempre negato sia di aver inviato l’esercito in Congo, sia di appoggiare l’M23 in altri modi (per esempio finanziariamente o con addestramenti).

La firma della dichiarazione di intenti che ha preceduto l’accordo, con la ministra degli Esteri della Repubblica Democratica del Congo, Thérèse Kayikwamba Wagner (a sinistra), il Segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio, e il ministro degli Esteri del Ruanda Olivier Nduhungirehe, 25 aprile 2025 (AP Photo/Jacquelyn Martin)

– Leggi anche: Tutti i modi in cui il Ruanda appoggia il gruppo armato congolese M23

L’altro problema riguarda il fatto che l’M23 non ha partecipato ai negoziati che hanno portato all’accordo (sebbene abbia partecipato ad altre trattative). Di fatto quindi la parte sul disarmo e sull’integrazione nell’esercito regolare, che lo riguarda direttamente, non è stata approvata dal gruppo, che infatti ha detto: «Qualsiasi [accordo] che ci riguarda e che è fatto senza di noi, è contro di noi». Non sembra quindi che l’M23 abbia intenzione di rispettarlo, e non è chiaro se si ritirerà dalle zone occupate e cosa ne sarà dei suoi miliziani (oltretutto l’M23 nacque nel 2009 proprio da una frangia dissidente di un precedente gruppo paramilitare, contraria all’epoca al patto col governo congolese che avrebbe previsto l’integrazione nell’esercito).

Nei giorni scorsi, quando era stato raggiunto un accordo preliminare, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo aveva comunque definito «meraviglioso» e se n’era intestato il merito. «Non riceverò un premio Nobel per la pace per questo» aveva aggiunto, «non importa cosa faccio, non riceverò un premio Nobel per la pace nemmeno [per gli accordi tra] Russia e Ucraina, o Israele e Iran, qualsiasi cosa accada, ma le persone sanno, e questo è quello che conta per me!».

Dall’inizio del suo secondo mandato Trump sta cercando di accreditarsi come un presidente in grado di mediare e raggiungere la pace tra i paesi in guerra. In realtà praticamente nessuno degli accordi mediati dalla sua amministrazione ha davvero funzionato (eccetto quello fra Pakistan e India, nel quale però il ruolo degli Stati Uniti è stato sminuito, soprattutto dall’India). Non è chiaro cosa succederà tra Ruanda e Congo, ma gli elementi elencati finora indicano che l’accordo di pace è fragile.

– Leggi anche: Da dove arriva l’M23

Parallelamente, negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno portato avanti anche delle trattative con il Congo per garantirsi l’accesso alle sue ingenti risorse minerarie, che sono concentrate soprattutto nelle regioni controllate dall’M23. Il Ruanda è accusato di sfruttarle in modo illecito, ossia usando i legami con l’M23 per importare illegalmente i minerali nel paese e poi esportarli in tutto il mondo. Non si sa cosa stiano concordando gli Stati Uniti, ma un eventuale ritiro dell’M23 dalla zona potrebbe facilitare l’accesso statunitense a queste risorse.