Cinque persone sono state condannate per aver ottenuto e messo in vendita l’accesso a migliaia di telecamere di sorveglianza private

Il tribunale di Milano ha condannato cinque persone con esperienza in ambito informatico che avevano ottenuto e poi messo in vendita l’accesso ai video delle telecamere di sorveglianza private di migliaia di persone, installate all’interno di case o esercizi commerciali. I reati per cui le cinque persone sono state condannate sono associazione per delinquere e detenzione e diffusione abusiva di codici atti all’accesso a sistemi informatici. Le pene decise vanno dai 2 anni e mezzo ai 3 anni e mezzo di carcere: il processo si è svolto con rito abbreviato, quindi con riduzioni di pena già previste.
Tra le persone condannate ci sono installatori di telecamere di domotica. Stando a quanto evidenziato dalle indagini, usavano programmi informatici per ottenere illecitamente le credenziali di accesso dei possessori di telecamere (quelle lasciate uguali alle impostazioni di partenza o troppo semplici sono le più vulnerabili): poi, dopo aver catalogato per “genere” le immagini riprese dalle telecamere in questione, mettevano in vendita le credenziali su una chat sul social network russo VKontakte, facendosi pagare 10 euro per 50 password.
Luigi Ferrarella del Corriere della Sera, che ha dato la notizia delle condanne, ha spiegato che non è stato contestato il reato di “accesso abusivo a sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza” perché può essere perseguito solo in caso di querela delle vittime, che però in questo caso sono sconosciute: non sanno né di aver subito il furto delle proprie credenziali né, eventualmente, di essere state spiate.


