Un’altra strage di palestinesi che aspettavano la distribuzione di cibo nella Striscia di Gaza
Almeno 51 persone sono state uccise, secondo i testimoni dall’esercito israeliano: è l’ennesimo caso simile nelle ultime settimane

Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che martedì almeno 51 persone palestinesi sono state uccise e altre 200 sono state ferite vicino a un centro di distribuzione del cibo di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. È il numero più alto di persone uccise in queste circostanze da maggio, ossia da quando Israele ha iniziato a permettere nuovamente l’ingresso di cibo nella Striscia, in quantità comunque enormemente inferiori rispetto ai bisogni della popolazione.
Il ministero e vari testimoni palestinesi hanno detto che le persone sono state uccise dall’esercito israeliano. L’esercito ha ammesso di aver sparato contro la folla e ha detto di stare analizzando i resoconti dell’evento: è una formula generica che usa abitualmente per episodi problematici e gravi legati all’operato dei militari, ma finora i risultati di indagini del genere hanno perlopiù giustificato la condotta dei militari, o ridimensionato le loro colpe.
Le persone uccise martedì stavano aspettando insieme a molte altre vicino a un sito di distribuzione del Programma alimentare mondiale, un’agenzia delle Nazioni Unite, dove stavano arrivando dei camion carichi di cibo. Un uomo palestinese che era presente ha detto a CNN che le persone in coda sono state colpite da due missili, e altri testimoni hanno descritto un colpo di artiglieria sparato da un carro armato che si trovava ad alcune centinaia di metri. L’esercito israeliano ha negato che ci sia stato un bombardamento. Sempre martedì altre otto persone palestinesi sono state uccise vicino a un centro di distribuzione di cibo a ovest di Rafah, un’altra città nel sud della Striscia di Gaza.
Le persone uccise e ferite sono state portate all’ospedale Nasser, la principale struttura sanitaria ancora in funzione nella zona di Khan Yunis, che comunque opera in modo estremamente precario per via della mancanza di medicine e strumenti medici.

Persone palestinesi con scatole di cibo e altri beni essenziali fornite dalla Gaza Humanitarian Foundation a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, a fine maggio (AP Photo/Mariam Dagga)
Nelle ultime settimane ci sono stati casi simili quasi ogni giorno. Sono dovuti al modo in cui Israele controlla la distribuzione di cibo nella Striscia di Gaza, che non viene fatta a scopi umanitari ma per usare la fame come ulteriore arma contro i palestinesi. Da maggio almeno 400 palestinesi sono stati uccisi vicino ai centri di distribuzione di cibo.
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È successo soprattutto vicino ai centri della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), la criticata organizzazione creata da Israele per poter controllare direttamente la distribuzione di beni di prima necessità a Gaza e usare la fame come arma (come detto le persone uccise martedì invece non erano in un centro della GHF, ma in uno dell’ONU).
Nei piani di Israele, la GHF dovrebbe sostituire tutte le altre ong che gestiscono le consegne di cibo nella Striscia. Per ora le altre organizzazioni non hanno smesso del tutto di operare, ma la quantità di materiali che ricevono è diminuita drasticamente, in quanto quasi tutti sono destinati all’organizzazione sostenuta da Israele. Gli altri centri quindi devono arrangiarsi con i pochi aiuti che ricevono o con le scorte accumulate nel tempo, che però sono state quasi tutte esaurite fra marzo e maggio, quando Israele aveva bloccato del tutto l’ingresso di qualsiasi bene nella Striscia.