Non bisogna allarmarsi per le blatte “volanti” a Roma

È normale che se ne vedano di più col caldo, e a parte il ribrezzo non sono dannose: le troppe disinfestazioni invece sì

Uno scarafaggio rosso
Uno scarafaggio rosso (DPA, ANSA)
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L’aumento delle temperature favorisce la proliferazione di molte specie di insetti, tra cui gli scarafaggi, per cui è normale che con l’avvicinarsi dell’estate se ne incontrino di più. Negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione di alcuni video sui social network, giornali e telegiornali hanno parlato con allarmismo della presenza di blatte in alcune zone di Roma. In realtà, sulla base degli avvistamenti segnalati, non c’è ragione di preoccuparsi in modo particolare o temere “invasioni”.

«Sono animali urbanizzati e attivi tutto l’anno», spiega Nicola Bressi, naturalista e zoologo esperto dei rapporti tra gli esseri umani e le altre specie animali. «Ma quando fa caldo escono di più dalle cantine e dalle case, ed è più facile vederle in giro». Può capitare di vederne parecchie, per esempio, dove la spazzatura non viene raccolta tempestivamente e dove quindi gli scarafaggi trovano cibo in abbondanza, oppure vicino a uno scantinato dove era stato dimenticato qualche prodotto alimentare: «Una volta finito il cibo si disperdono per strada».

In Italia le quattro specie di blatte più comuni sono lo scarafaggio marrone (Blattella germanica), lo scarafaggio nero (Blatta orientalis), lo scarafaggio rosso (Periplaneta americana) e, solo da qualche decennio, la Supella longipalpa. La specie di cui si è parlato di più in questi giorni è lo scarafaggio rosso, che alcuni giornali e telegiornali hanno descritto come “blatta volante”. In realtà quasi tutti gli scarafaggi hanno le ali (è più eccezionale che non le abbiano, come gli individui di Blatta orientalis adulti) e le usano per planare se cadono da una certa altezza. È forse più corretto dire che «svolazzano, più che volare», dice ancora Bressi. Più comunemente si spostano usando le zampe.

Gli scarafaggi rossi si distinguono tra le altre specie presenti in Italia soprattutto per le loro dimensioni: in media sono lunghi 4 centimetri, hanno antenne molto lunghe e quando aprono le ali possono sembrare ancora più grandi. Gli scarafaggi marroni, che sono molto comuni, non arrivano ai 2 centimetri in media.

Un’altra informazione imprecisa circolata sugli scarafaggi rossi è quella secondo cui sarebbero una “nuova specie americana”. Questa definizione lascia intendere che si tratti di animali alieni, come i tanti che, quando vengono introdotti in ambienti nuovi a causa di attività umane, si riproducono in gran numero e creano problemi. In realtà, a dispetto del loro nome scientifico, gli scarafaggi rossi non provengono dall’America, bensì dall’Africa settentrionale, e si sono diffusi nel resto del mondo (Americhe comprese) attraverso i commerci marittimi.

In Italia «ci sono dai tempi delle Crociate», continua Bressi, quindi da molti secoli, e prosperano nelle città, tranne forse quelle con climi più freddi. Si trovano bene vicino alle abitazioni, nelle fognature, nei pozzetti stradali, nei garage e negli scantinati.

– Leggi anche: Come gli scarafaggi hanno colonizzato il mondo

Molti articoli dedicati alle blatte parlano dell’importanza di contrastarne la presenza con delle disinfestazioni, ma è bene valutare caso per caso. Bressi precisa che siccome gli scarafaggi sono molto resistenti agli insetticidi disponibili, e dato che questi non sono specifici per le blatte ma possono avvelenare anche animali diversi, utilizzandoli in eccesso si rischia di danneggiare soprattutto i predatori degli scarafaggi (che si mangiano blatte avvelenate) e gli animali che competono con loro (che frequentano gli stessi ambienti). Per esempio gli assioli (piccoli gufi), i gechi o certe vespe, tutti animali che mangiano le blatte. «Bisognerebbe prima di tutto capire cosa ha causato un aumento di blatte, rimuovere le fonti di cibo e gestire correttamente i rifiuti», aggiunge Bressi. «Poi è chiaro che se uno se le trova in casa o in un ristorante non ci si può convivere».

Alcuni articoli di questi giorni hanno anche menzionato i possibili rischi sanitari legati alla presenza degli scarafaggi rossi. È vero che se le blatte mangiano carcasse di animali malati o escrementi, possono poi trasportare altrove i batteri che hanno ingerito e diffonderli a loro volta attraverso gli escrementi. In una cucina ad esempio potrebbero contaminare il cibo con la salmonella. Tuttavia non trasmettono direttamente agenti patogeni specifici come le zecche con la malattia di Lyme, o certe specie di zanzare con la malaria e la febbre West Nile, su cui per questo gli allarmi sono più giustificati.

Inoltre le blatte non sono pericolose in sé, perché non mordono e non pungono. Un’infestazione in una casa può creare dei problemi perché gli escrementi e le esuvie (cioè i resti dei loro esoscheletri abbandonati), una volta polverizzati e dispersi nell’aria, possono suscitare reazioni allergiche. Anche in questo caso comunque non si tratta di un’allergia provocata dalla semplice vicinanza con uno di questi insetti.

«Ogni anno ci sono degli animali, dalle vespe alle vipere, che ottengono attenzioni mediatiche esagerate perché sarebbero aumentati moltissimo, o sarebbero diventati più aggressivi, e la cosa triste è che vengono mescolati dei problemi reali, come ad esempio quelli causati dalle zecche o dalle zanzare, ad allarmi riguardo ad animali per cui non è mai morto nessuno», conclude Bressi. «Ci rimettiamo tutti, dall’animale che viene perseguitato inutilmente a tutte le altre specie danneggiate dall’uso eccessivo di pesticidi».

Il caso particolare delle blatte può essere aggravato dal fatto che spesso le persone esperte intervistate dai giornali lavorano per ditte di disinfestazione, che hanno un conflitto d’interesse nel consigliare degli interventi contro questi insetti.