C’è stata la prima sentenza definitiva per il naufragio di Cutro, contro uno dei cosiddetti “scafisti”

Croci sul luogo del naufragio a Steccato di Cutro. Cutro, Crotone, 9 marzo 2023. (ANSA/CARMELO IMBESI)
Croci sul luogo del naufragio a Steccato di Cutro. Cutro, Crotone, 9 marzo 2023. (ANSA/CARMELO IMBESI)

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a vent’anni di reclusione per Gun Ufuk, un uomo turco di trent’anni accusato di aver fatto parte dell’equipaggio dell’imbarcazione naufragata il 26 febbraio del 2023 vicino a Cutro, al largo della Calabria. È la prima condanna definitiva legata al naufragio, nel quale morirono almeno 94 persone, tra cui 35 minori.

Ufuk era accusato di essere un cosiddetto “scafista” dell’imbarcazione, un termine piuttosto ampio che si usa impropriamente per definire le persone che guidano le barche o i gommoni su cui i migranti arrivano in Italia via mare, presumendo che abbiano a che fare con l’organizzazione della traversata: in realtà molto spesso queste persone c’entrano poco o nulla con i gruppi criminali che organizzano i viaggi, che non salgono sulle barche. Ufuk è stato giudicato con rito abbreviato e ritenuto colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte come conseguenza di altro delitto.

Durante i processi Ufuk ha detto di non aver mai guidato la barca naufragata, e che si era pagato il viaggio facendo il meccanico a bordo. Ha aggiunto che doveva scappare dalla Turchia perché era un perseguitato politico: aveva fatto parte del movimento che nel 2016 aveva organizzato un tentativo di colpo di stato contro il presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Altre tre persone ritenute parte del gruppo di cosiddetti “scafisti” sono state condannate a pene tra gli 11 e i 16 anni di carcere, non ancora in via definitiva.

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