La fine dei negozi di Chiara Ferragni

I punti vendita a Roma e Milano avevano già iniziato a chiudere, e ora la società che li gestiva sarà liquidata

Chiara Ferragni nel suo negozio vicino a piazza Gae Aulenti, a Milano, nel 2017 (Claudio Furlan/LaPresse)
Chiara Ferragni nel suo negozio vicino a piazza Gae Aulenti, a Milano, nel 2017 (Claudio Furlan/LaPresse)
Caricamento player

La società che gestiva i negozi di Chiara Ferragni è stata messa in liquidazione: è la Fenice Retail Srl, che gestiva i negozi di via del Babuino a Roma, chiuso a maggio di quest’anno, e quello vicino a piazza Gae Aulenti a Milano, chiuso a luglio dell’anno scorso. Secondo quanto scritto dall’agenzia di stampa Radiocor, che ha consultato alcuni documenti della società, la Fenice Retail negli ultimi due anni avrebbe accumulato una perdita complessiva di circa 1,2 milioni di euro. Da qui la decisione di chiudere i negozi e la società, le cui vendite avevano assai risentito della crisi di popolarità subita dall’influencer a causa dello scandalo dei pandori Balocco.

Il negozio svuotato di Chiara Ferragni vicino piazza Gae Aulenti, a Milano, a luglio del 2024 (Marco Ottico/LaPresse)

La vicenda era iniziata a dicembre del 2023, quando l’Antitrust italiana aveva multato Ferragni e l’azienda dolciaria Balocco per pubblicità ingannevole su una linea di pandori a suo nome, le cui vendite erano state legate a un’iniziativa di beneficenza per l’ospedale Regina Margherita di Torino: si era fatto intendere che la donazione sarebbe stata proporzionale ai pandori venduti, ma nella realtà era già stata determinata e fatta. In sostanza chi comprava uno di quei pandori non contribuiva a far aumentare la donazione.

Da scandalo mediatico è poi diventato anche una vicenda giudiziaria: a settembre Ferragni sarà processata per truffa aggravata. Il danno è ora diventato anche economico, visto che tutto il giro di affari di Ferragni si basa interamente sulla sua reputazione: non solo le collaborazioni coi brand sui suoi canali social – visibilmente in calo – ma anche la vendita di prodotti che portano il suo nome.

E i negozi della Fenice Retail vendevano proprio questo merchandising: abbigliamento per donne e bambini, scarpe, borse, gioielli, occhiali, biancheria intima, costumi, trucchi e anche cartoleria.

Il negozio di Roma (Marcello Valeri/ZUMA Press Wire)

Questi prodotti non erano però venduti solo nei negozi monomarca del brand, che ora non esisteranno più, ma anche tramite ecommerce e rivenditori (come la catena Rinascente). Le vendite continueranno tramite questi canali. In una nota l’azienda ha detto che la chiusura dei negozi fa parte di «una rivisitazione delle modalità di vendita sia online che offline», che però in sostanza punta decisamente di più sulle vendite online.

I negozi di Ferragni, come riferito da Radiocor, negli ultimi due anni avevano venduto merci per 644 mila euro, che però non erano in grado di coprirne i costi importanti: due milioni di euro in due anni, tra costo del personale e affitti dei locali, che si trovavano in zone di grande prestigio e quindi care. Il negozio di piazza Gae Aulenti fu il primo ad aprire, nel 2017, mentre il negozio di via del Babuino, una delle vie più importanti dello shopping a Roma, fu aperto nel 2023, proprio l’anno dello scandalo dei pandori Balocco. In passato poi Ferragni aveva aperto in diverse città del mondo anche dei pop-up store, negozi temporanei con una selezione piccola delle collezioni.

Il negozio vicino a piazza Gae Aulenti il giorno dell’inaugurazione, a settembre del 2017 (Claudio Furlan/LaPresse)

La decisione di chiuderli è coerente con il grande piano di riduzione dei costi avviato lo scorso anno dal manager Claudio Calabi, diventato amministratore della Fenice Srl a novembre. La Fenice Srl è una delle società di Ferragni, e quella più importante per i suoi affari: detiene il marchio di Chiara Ferragni, e quindi i diritti sui prodotti, e possedeva al 100 per cento anche la Fenice Retail Srl, che si occupava solo dei punti vendita.

Ad aprile Ferragni era stata costretta a mettere 6,8 milioni di euro nella Fenice Srl per ripianare il buco di bilancio, compreso quello generato dai negozi: in quell’occasione quasi tutti i soci rinunciarono alla loro quota nell’azienda e lei ne diventò proprietaria al 99,8.

– Leggi anche: Gli affari di Chiara Ferragni vanno molto male