Una persona è indagata per la scomparsa di Denisa Maria Adas a Prato

Denisa Maria Adas in una foto diffusa sul profilo Facebook dell'associazione Penelope, che assiste i famigliari delle persone scomparse
Denisa Maria Adas in una foto diffusa sul profilo Facebook dell'associazione Penelope, che assiste i famigliari delle persone scomparse

C’è un primo indagato per la scomparsa di Denisa Maria Adas, una donna romena che lavorava come escort e che era stata vista l’ultima volta in un residence di Prato il 15 maggio. È un avvocato calabrese di 45 anni, di cui per ora la procura di Prato non ha reso noto il nome. Di un avvocato si era parlato già nei giorni scorsi, all’inizio delle indagini, dopo che la procura aveva iniziato a indagare sulla madre della donna per false dichiarazioni.

La madre di Adas aveva infatti detto ad amiche e colleghe della figlia di essere in contatto con un avvocato che sosteneva che la donna fosse stata rapita e costretta a prostituirsi da un gruppo di criminali romeni. Nei suoi interrogatori però la madre non aveva menzionato questo avvocato nel tentativo di ottenere la liberazione della figlia fuori dai canali giudiziari. L’avvocato si sarebbe infatti offerto di intercedere con i presunti rapitori per la liberazione di Adas, dando in cambio a questi assistenza legale gratuita: la donna avrebbe dato credito a questa proposta al punto da tenere nascosti i contatti dell’avvocato agli investigatori.

Secondo una conoscente della donna scomparsa che ha parlato con chi svolge le indagini, però, non ci sarebbe alcun gruppo di criminali romeni, e Adas sarebbe stata rapita dall’avvocato stesso, che sarebbe un suo ex cliente. Sono tutte ipotesi, al momento, e c’è ben poco di certo.

Adas viveva a Roma con la madre, si trovava temporaneamente a Prato e avrebbe dovuto spostarsi per qualche giorno a Bologna, prima di tornare a Roma. La stanza in cui alloggiava è stata trovata in ordine, con la chiave, ma mancava la chiave dei portoni esterni del residence. Nella sua auto, parcheggiata da giorni davanti alla struttura, sono stati trovati i suoi documenti. La sera di giovedì 15 maggio aveva telefonato alla madre, finendo di parlarle attorno a mezzanotte. Dopodiché non si erano più avute sue notizie: l’ultima cella a cui si era connesso il suo telefono, pochi minuti dopo la chiamata, era vicina a uno svincolo autostradale non lontano dal residence.