Le elezioni pazze di un piccolo comune abruzzese

A Bisegna c'erano 25 candidati sindaci, quasi tutti poliziotti, talvolta con proposte irricevibili: una ragione c'è

bisegna
(AbruzzoWeb)
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Giorgio Cefalù, uno dei 25 candidati sindaci che si sono presentati alle elezioni di Bisegna, in provincia dell’Aquila, ha dedicato buona parte del suo programma elettorale alla protezione del litorale contro l’erosione costiera. «Intendiamo istituire un sistema di monitoraggio continuo per osservare l’evoluzione della nostra costa», ha scritto. C’è solo un piccolo, decisivo, particolare: Bisegna non è sul mare, ma si trova in montagna, per la precisione a 1.210 metri di altitudine, nel parco nazionale d’Abruzzo. Gli abitanti non hanno apprezzato l’errore: Cefalù non è stato votato da nessuno, letteralmente.

Ma il programma fantasioso di Cefalù non è l’unica stranezza di queste elezioni a Bisegna. Un’altra curiosità emersa già in campagna elettorale riguardava appunto il numero dei candidati sindaci, 25, in un paese di poco più di 200 abitanti. Solo due liste erano effettivamente locali, tutte le altre erano composte da persone che abitano fuori provincia e in molti casi fuori regione.

Una spiegazione a questa proliferazione di candidati c’è: quasi tutte le altre liste erano formate da agenti di polizia penitenziaria, perlopiù romani, siciliani, pugliesi o campani, che candidandosi alle elezioni – qualsiasi tipo di elezioni, anche in un piccolo comune come Bisegna – possono usufruire di un mese di aspettativa retribuita. Come spiegato da Pagella Politica, questa possibilità è garantita dalla legge che regola l’amministrazione della pubblica sicurezza, che impone ai rappresentanti delle forze dell’ordine di mantenere imparzialità e quindi di non poter rimanere in servizio durante la campagna elettorale.

La candidatura nei piccoli comuni con meno di mille abitanti è favorita inoltre dall’assenza di un obbligo di raccolta firme: chiunque può candidarsi senza fare troppa fatica. A Bisegna quasi tutti i candidati appartenenti alle forze dell’ordine sono arrivati in paese un mese prima del voto, giusto per consegnare la lista dei candidati, il simbolo e il programma elettorale, poi non si sono più visti. Nessuno di loro ha preso voti, perché non essendo residenti a Bisegna non potevano nemmeno votare per loro stessi.

Sempre a proposito di curiosità, il candidato sindaco Francesco Elia De Petris non è un agente di polizia penitenziaria, ma si è comunque guadagnato un articolo del giornale locale Il Capoluogo per la composizione della sua lista in cui ha candidato la madre, il padre, la sorella e la nonna. Uno dei punti forti del suo programma elettorale era una modifica sostanziale alla toponomastica del paese: «Volevo annunciarvi che abbiamo deciso che se dovessimo vincere intitoleremo la via Vittorio Emanuele II a me medesimo», ha detto. Anche lui, come Cefalù, non ha preso nemmeno un voto.

Poi ci sono stati i risultati del primo turno di queste elezioni a Bisegna, anche quelli a loro modo un caso. Nonostante i 25 candidati, lo scrutinio si è concluso con un pareggio piuttosto sorprendente. Donato Buccini della lista “Cambiamenti per il comune di Bisegna” e Maurizio Conte della lista “La rondine” hanno ottenuto 83 voti ciascuno. L’unico altro candidato sindaco che ha ottenuto voti, anzi un solo voto, è Eliseo D’Arcangelo della lista “Per cambiare Bisegna”. Buccini e Conte si sfideranno così al ballottaggio in programma l’8 e il 9 giugno.