Celebrare la vittoria del 1945 per giustificare la guerra in Ucraina
In Russia la propaganda di regime festeggia sempre di più l'anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, creando degli strani parallelismi

Tutti gli anni il 9 maggio in Russia si festeggia il “Giorno della vittoria” per ricordare la vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale, nel 1945. La ricorrenza è diventata ancora più importante da quando è arrivato al potere Vladimir Putin 25 anni fa, che l’ha sistematicamente usata per fare propaganda a favore del suo regime. Da qualche anno la propaganda si è fatta ancora più intensa, perché ha cominciato a legare la vittoria sovietica nella guerra mondiale con la guerra in Ucraina: l’aggressione russa in Ucraina è stata trasformata nella continuazione della guerra difensiva contro l’invasione nazista, e il nemico di allora e di oggi identificato con «l’Europa fascista».
Questo messaggio e queste manipolazioni della storia recente sono state promosse con grandi campagne di propaganda che hanno coinvolto non solo la televisione, ma anche tantissimi manifesti celebrativi, statue, monumenti, musei molto curati e spettacolari. A Mosca da giorni la “Vittoria” è onnipresente su strade, metropolitane e mezzi di comunicazione: la grande parata di venerdì sarà solo il culmine di celebrazioni più politiche che storiche.

Un ragazzo con la Z di appoggio all’invasione dell’Ucraina durante le prove della parata (Contributor/Getty Images)
In Russia la guerra combattuta dall’allora Unione Sovietica è chiamata “Grande guerra patriottica” e fu ottenuta con un altissimo costo di vite umane: furono uccisi oltre 27 milioni di soldati e cittadini sovietici fra l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica del 1941 e la caduta di Berlino, nel 1945.
In epoca sovietica però il Giorno della vittoria era poco celebrato: già nel 1947 Josep Stalin abolì la festività, ristabilita solo nel 1965 dall’allora segretario generale del Partito Comunista Leonid Breznev, che intuì la possibilità di renderla un elemento che potesse unire la nazione. Le parate però furono solo tre in 25 anni (1965, 1985 e 1990). Divennero annuali dopo la caduta dell’Unione Sovietica, a partire dal 1995: prima con l’allora presidente Boris Eltsin e poi con Vladimir Putin, al potere dal 1999.
Putin ha progressivamente accresciuto l’importanza della ricorrenza, diventata una sorta di giorno di orgoglio nazionale russo e di connessione fra diverse generazioni di russi. Sono progressivamente scomparse le celebrazioni per il contributo delle altre nazioni sovietiche, come quelle delle componenti ucraine, armene o azere dell’Armata Rossa. Sono anche aumentati i richiami all’«imbattibilità» della Russia, in ragione della grande capacità della sua popolazione di resistere alle difficoltà e ripartire.

Uno dei cartelloni celebrativi (AP Photo/Pavel Bednyakov)
La celebrazione della vittoria è diventata strumentale per due cose: per recuperare indirettamente elementi della storia sovietica, della cui raccontata grandezza una parte della popolazione resta nostalgica; e per presentare ancora oggi la Russia come “vittima”, come un paese in lotta contro l’aggressione continua da parte dell’Occidente. È una retorica diventata ancora più esplicita dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 2022, che la propaganda di regime descrive come una «operazione militare speciale» con l’obiettivo di «denazificare» l’Ucraina.
Nella propaganda russa la guerra attuale è diventata un proseguimento di quella di allora, contro quello che viene spesso definito “l’Eurofascismo”.
Questo genere di narrativa è alimentata dai mezzi di comunicazione, dai testi scolastici, ma anche da grandi investimenti in opere pubbliche e musei. Mosca in epoca putiniana ha visto notevolmente aumentare i monumenti celebrativi della vittoria sul nazismo. Il Museo della Vittoria, aperto nel 1995 e poi ampliato, è una struttura grandiosa e imponente, con ricostruzioni delle battaglie e saloni dal grande impatto scenico che ripercorrono i vari momenti della guerra.


Due sale del museo della Vittoria di Mosca (foto il Post)
Nelle ultime settimane poi si sono aggiunte opere temporanee per celebrare l’anniversario. Da inizio maggio in un parco di divertimenti c’è una ricostruzione a grandezza naturale del Reichstag a Berlino (il parlamento tedesco), in cui due volte al giorno viene rappresentata la presa dell’edificio da parte delle truppe sovietiche e la sostituzione della bandiera tedesca con quella dell’URSS.
Le rievocazioni storiche di battaglie sono numerose anche in altre città e la parola “Pobeda” (Vittoria), è ovunque, in enormi cartelloni pubblicitari e in vagoni speciali e celebrativi della metropolitana. Lo slogan ricorrente è «Ricordando il passato, difendiamo il futuro».

Un obelisco celebrativo della vittoria a Mosca (foto il Post)
In alcuni casi all’iconografia della Seconda guerra mondiale viene direttamente affiancata a quella della guerra in Ucraina: il corrispondente della BBC Steve Rosenberg ha raccontato di un nuovo monumento nelle città di Khimki in cui al soldato dell’Armata Rossa è affiancato uno russo impegnato in Ucraina. Ai piedi del monumento vengono messi fiori e foto di soldati uccisi.
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