• Mondo
  • Giovedì 1 maggio 2025

Nei Paesi Bassi il governo vuole convincere i ciclisti a mettere il casco

Sta provando a farlo con una campagna di comunicazione, che però è impopolare e molto criticata

(AP Photo/Peter Dejong)
(AP Photo/Peter Dejong)
Caricamento player

Da qualche settimana il governo dei Paesi Bassi ha avviato una campagna per promuovere l’uso del casco tra i ciclisti e le cicliste, in risposta all’aumento di incidenti stradali gravi e spesso mortali che coinvolgono le persone in bicicletta. L’iniziativa si chiama “Zet ‘m op!”, traducibile letteralmente come “mettilo!” (ma è un’espressione di incoraggiamento, come un “puoi farcela”). Vari esperti di sicurezza stradale e associazioni di ciclisti l’hanno criticata, ritenendola una risposta inefficace e poco centrata al problema.

Nei Paesi Bassi la bicicletta è di gran lunga il mezzo più diffuso, e molti la usano anche per percorrere tragitti lunghi. Per questo le proposte e le iniziative sul tema suscitano spesso un dibattito.

Secondo i dati più recenti, nel paese l’anno scorso sono morti in incidenti stradali 246 ciclisti, il 23 per cento in più della media registrata tra il 2000 e il 2022 (199). Il 60 per cento dei decessi è stato dovuto a un trauma cranico. La campagna del governo è pensata per ridurre l’incidenza di questi episodi, ma secondo alcuni critici potrebbe spingere le persone a usare meno la bici e più l’auto.

L’associazione per la promozione della sicurezza dei ciclisti Fietsersbond ritiene per esempio che, piuttosto che obbligare i ciclisti a mettere il casco, sarebbe auspicabile imporre il limite di velocità per le auto a 30 chilometri orari nei centri cittadini, come sta già succedendo in varie città del mondo (a Bologna per esempio la sperimentazione ha dato degli ottimi risultati), o estendere le aree vietate alle auto. Propongono inoltre di limitare l’ingresso di macchine di grossa cilindrata in città e di rivedere i percorsi ciclabili per far sì che si intersechino meno con le carreggiate.

Un altro tema sollevato dalle associazioni di ciclisti è il rischio che l’iniziativa possa disincentivare l’uso delle normali biciclette: secondo le associazioni, in seguito all’introduzione dell’obbligo del casco per i conducenti degli snorfiets si era ridotta la loro vendita (gli snorfiets sono delle specie di motorini molto leggeri che possono arrivare a 25 chilometri orari, e in alcune città possono persino circolare sulle piste ciclabili). Erano invece aumentate le vendite di bromfiets, i normali ciclomotori che arrivano a 45 chilometri orari: dovendo comunque indossare il casco, le persone preferivano a quel punto acquistare mezzi più veloci.

Intanto alcuni comuni hanno risposto alla campagna per la sicurezza del governo offrendo degli incentivi all’acquisto del casco. Tra questi anche l’Aia, Utrecht e Groningen, nel nord del paese, dove le amministrazioni si sono offerte di coprire tra i 20 e i 25 euro della spesa.

Il ministro delle Infrastrutture Barry Madlener (Patrick van Katwijk/Getty Images)

Un discorso a parte va fatto per le bici elettriche. Dai dati emerge che quasi la metà dei ciclisti morti in incidenti stradali lo scorso anno stava guidando una e-bike, cioè una bicicletta con pedalata assistita. Negli ultimi quattro o cinque anni, però, nei Paesi Bassi come altrove, si sono cominciate a vedere sempre più fatbike: biciclette elettriche spesso modificate, in grado di arrivare a 45 chilometri orari, praticamente la stessa velocità di un motorino.

Vengono utilizzate moltissimo dai rider delle consegne a domicilio, che lavorando a cottimo hanno l’esigenza di essere rapidi e flessibili nei tragitti, ma in molte città la loro diffusione pone un problema di sicurezza stradale e sono in corso vari dibattiti sulla necessità di regolamentarle. A settembre dell’anno scorso il centro di ricerca VeiligheidNL aveva calcolato nei Paesi Bassi almeno 115 incidenti con fatbike da aprile a giugno del 2024. È però difficile conoscere il numero esatto, perché non sempre nei referti medici viene specificato il tipo di bici, e ancora meno spesso si differenzia tra le normali bici elettriche e le fatbike.

Un ragazzo in sella a una fatbike, fermato dalla polizia ad Amsterdam (Pierre Crom/Getty Images)

Sono in molti a ritenere che è sulle fatbike che bisognerebbe intervenire con regole più severe, a partire dall’uso del casco. Alla fine del 2024 il parlamento aveva votato una mozione per rendere obbligatorio il casco e introdurre un limite di 14 anni per guidarle, ma non è ancora diventata legge. Il ministro delle Infrastrutture Barry Madlener sostiene che dal punto di vista legale sia problematico distinguere le fatbike dalle normali biciclette con pedalata assistita, e per questo vorrebbe rendere obbligatorio il casco per tutti i ciclisti o quantomeno per tutti quelli che usano una bici elettrica.

I parlamentari dell’opposizione invece ritengono la misura eccessiva, oltre che incredibilmente impopolare. L’uso della bicicletta nei Paesi Bassi è così diffuso e fa parte dello stile di vita delle persone, a qualsiasi età, e gli abitanti nederlandesi sono molto riluttanti a cambiare le loro abitudini. Non c’è un’avversione di principio al casco o alle norme di sicurezza, ma molti ritengono che sia scomodo da indossare e da portare in giro, e che potrebbe causare prese in giro tra ragazzi e bambini appunto perché non è un’abitudine radicata. Il quotidiano nederlandese Het Parool ha scritto di recente: «Come si fa a convincere Amsterdam a indossare un oggetto così brutto?».