«Ho bisogno di morire presto»

Lo ha detto la giornalista Laura Santi, spiegando perché dovrà andare in Svizzera per accedere al suicidio assistito nonostante ne abbia diritto in Italia

Laura Santi (foto dal sito dell’Associazione Luca Coscioni)
Laura Santi (foto dal sito dell’Associazione Luca Coscioni)

Martedì la giornalista Laura Santi ha comunicato in una lettera ai soci dell’Associazione Luca Coscioni, di cui è consigliera generale, che dovrà andare in Svizzera per poter accedere al suicidio assistito (o morte assistita, la pratica con cui a determinate condizioni ci si autosomministra un farmaco letale) dal momento che nella sua regione, l’Umbria, finora le è stato impossibile nonostante ne abbia diritto.

Il caso di Santi è emblematico di come in Italia siano dilatati i tempi anche per i casi in cui sono rispettati i quattro requisiti previsti dalla sentenza del 2019 della Corte costituzionale che dichiarò illegittimo il divieto al suicidio assistito. Da allora, nonostante i ripetuti inviti della Corte, il parlamento non ha mai approvato una legge per definirne modi e tempi di accesso, e si sono mosse pertanto le singole regioni: la prima a dotarsi di una legge per regolamentare il suicidio assistito è stata la Toscana.

Santi è nata nel 1975 e da più di 25 anni è affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. Nella sua lettera ha scritto:

Amici, in questi mesi non ci siamo sentiti ma io sto peggiorando sempre di più. […] Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora. […] Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato.

Santi ha definito la scelta di andare in Svizzera, che nelle sue condizioni è un viaggio lungo e gravoso, «un orizzonte concreto e obbligato, perché la mia regione, l’Umbria, e la mia ASL, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulla modalità pratica per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto».

Santi, infatti, aveva dovuto fare una battaglia legale perché inizialmente l’ASL (Azienda sanitaria locale) aveva respinto la sua richiesta, fatta nel novembre del 2022, sostenendo che mancasse uno dei quattro requisiti (che devono sussistere tutti insieme) per accedere al suicidio assistito: quello che la persona sia tenuta in vita da «trattamenti di sostegno vitale». La scorsa estate una sentenza della Corte costituzionale aveva però ampliato la definizione di sostegno vitale. Santi aveva fatto nuovamente richiesta e lo scorso novembre questa era stata infine accolta dall’ASL, che però da allora non le ha più comunicato né i tempi e né le modalità per ricorrere al suicidio assistito, rinviandoli a un incontro successivo che non c’è più stato.

Santi ha scritto che «quello a cui l’inerzia di Regione Umbria mi espone è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione», ma che spera che possano esserci sviluppi prima della sua partenza per la Svizzera.