La Cina si è presa un isolotto di sabbia nel mar Cinese Meridionale, per il tempo di una foto
Poi è arrivata la Guardia costiera delle Filippine, e ha fatto lo stesso: c'è un motivo

Sabato un gruppo di uomini della Guardia costiera cinese è approdato su un piccolissimo isolotto di sabbia nel mar Cinese Meridionale, che si trova a sud della Cina tra le Filippine e il Vietnam, in un territorio marittimo conteso da diversi paesi. Ha srotolato la bandiera della Repubblica Popolare Cinese, si è fatto una foto, rivendicando la sovranità di quel territorio, e poi se n’è andato, senza occuparlo in modo permanente.
L’isolotto si chiama Sandy Cay e fa parte dell’arcipelago delle Spratly. È un banco di sabbia di 200 metri quadrati, su cui non ci sono costruzioni e che è completamente disabitato. È comunque importante per la Cina, perché si trova vicino a un’isola ben più grande e rilevante, Thitu, dove c’è un avamposto militare controllato dalle Filippine e utilizzato tra le altre cose anche per monitorare le attività cinesi in quella porzione di mare. Domenica le Filippine hanno risposto alla Cina mandando a loro volta la propria Guardia costiera su Sandy Cay e su altri due isolotti lì vicino, rivendicandone la territorialità. Anche i membri della Guardia costiera filippina si sono fatti una foto e poi se ne sono andati.
La Cina sostiene che per la sua conformazione Sandy Cay avrebbe diritto ad avere delle acque territoriali: significa che lo Stato che esercita la sua sovranità sull’isolotto avrebbe anche il diritto di esercitare la stessa sovranità sulle 12 miglia marine che si estendono dalle coste (circa 22 chilometri). Sostenendo che ora il territorio sia suo, la Cina di fatto sostiene di avere il controllo delle acque circostanti, vicino all’isola di Thitu.
Thitu è un territorio conteso da Cina, Taiwan, Vietnam e dalle stesse Filippine, che lo occupano dal 1974. Oltre alla base militare ci abitano quasi 400 civili, perlopiù pescatori arrivati grazie agli incentivi del governo filippino, che negli ultimi anni hanno costruito gran parte degli edifici di Thitu (che per i filippini è Pag-Asa e per i cinesi Zhongye).
La Cina contesta l’occupazione filippina di Thitu, e nell’ultimo anno ha intensificato le operazioni di monitoraggio attorno all’isola con droni e navi della Guardia costiera. Dalle acque territoriali di Thitu, ora di fatto controllate dalle Filippine, passano anche molte navi dirette a Subi, un’altra isola poco distante che è invece sotto controllo cinese: anche per questo l’isola è così importante per la Cina.
La Cina compete da tempo con gli altri paesi della regione per il controllo del mar Cinese Meridionale, che rivendica come suo, nonostante nel 2016 una sentenza della Corte permanente di arbitrato dell’Aia le abbia dato torto (la Corte si occupa di dirimere le controversie tra Stati). Anche le Filippine, il Vietnam, Taiwan, la Malaysia e il Brunei rivendicano porzioni di quella parte di mare.
Lunedì intanto è iniziata la Balikatan (che vuol dire “spalla a spalla”), una grossa esercitazione militare che le Filippine conducono annualmente insieme agli Stati Uniti nella regione, e che andrà avanti per la prossima settimana.
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