In Messico è ricominciato il dibattito sulle canzoni che celebrano i narcotrafficanti
Nel paese sono famose da decenni, ma alcuni stati hanno approvato dei decreti per vietarle

Nelle ultime settimane gli stati messicani di Jalisco, Estado de México e Querétaro hanno approvato dei decreti per vietare i concerti di musicisti e gruppi che celebrano le gesta e lo stile di vita dei narcotrafficanti nelle loro canzoni.
I narcocorridos, come vengono chiamate in gergo queste canzoni, sono da molti anni al centro di un dibattito polarizzato: secondo alcuni glorificano la violenza e uno stile di vita criminale e andrebbero di conseguenza censurate; secondo altri sono invece un racconto di storie coraggiose e molto realistiche di contesti difficili e poveri come quello delle periferie messicane, e vietarli sarebbe una limitazione della libertà d’espressione.
Questo dibattito è stato rivitalizzato da un caso che ha ricevuto un’attenzione notevole: il concerto che Luis Roberto Conriquez, uno dei più famosi cantanti di narcocorridos del paese, ha tenuto lo scorso 11 aprile a Texcoco, nell’Estado de México.
In quell’occasione, per adeguarsi alle disposizioni dello stato, Conriquez aveva deciso di eliminare dalla scaletta tutti i narcocorridos (e quindi una parte piuttosto consistente del suo repertorio), generando reazioni sdegnate e molto violente da parte del pubblico.
Dopo il concerto, Conriquez aveva annunciato che avrebbe modificato i testi delle sue canzoni per evitare ogni riferimento alla criminalità e potersi così esibire senza incorrere in sanzioni. Seguendo il suo esempio hanno preso decisioni simili anche altri musicisti di narcocorridos molti noti, come il Grupo Firme.
Anche la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha notoriamente posizioni critiche nei confronti dei narcocorridos: a inizio mese ha pubblicato il bando di un concorso musicale riservato unicamente a canzoni che non celebrino la criminalità organizzata.
Secondo diversi analisti, probabilmente l’atteggiamento di Sheinbaum è dovuto anche alle recenti decisioni dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, che ha inserito i cartelli nella lista dei gruppi terroristici stranieri e ha adottato un atteggiamento ancora più intransigente nei loro confronti. A marzo per esempio era stato revocato il visto statunitense ai membri della band messicana dei Los Alegres del Barranco, che durante un concerto a Guadalajara avevano mostrato sullo schermo la foto di un noto narcotrafficante.
I narcocorridos sono un sottogenere del corrido, che ha una lunga storia in Messico e che ha avuto il suo maggior successo a partire dalla Guerra d’indipendenza contro gli spagnoli (1810-1821) e poi durante la rivoluzione del 1910, iniziata per porre fine alla dittatura militare del generale Porfirio Díaz. Diversi studi sui testi dei corridos scritti durante questi momenti storici mostrano come le ballate venissero utilizzate per far sapere quel che accadeva in tutto il paese e come forma di contestazione alla propaganda diffusa dal governo.
Il più noto corrido rivoluzionario è “La cucaracha” che, in una delle sue versioni, celebrava le gesta del guerrigliero Pancho Villa.
Tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta alcune di queste ballate iniziarono a raccontare il traffico di tequila verso gli Stati Uniti nell’era del proibizionismo. Ma è dagli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta che la maggior parte delle ballate messicane cominciò a raccontare storie legate al traffico della droga. Quando poi iniziarono a emergere le storie dei capi dei vari cartelli della droga, come El Chapo, furono composte ballate con episodi della loro vita, che raccontavano le loro famiglie, la loro ricchezza, i loro “valori”.
Capita anche che i narcocorridos siano scritti su richiesta degli stessi cartelli, con cui i cantanti hanno contatti diretti. Ioan Grillo, giornalista specializzato nella criminalità organizzata messicana, ha scritto che per i narcotrafficanti queste canzoni «sono diventate un modo per consolidare il proprio status all’interno del loro ecosistema», e che in quegli ambienti avere un narcocorrido dedicato alla propria figura «è un po’ come prendere un dottorato».
Grillo ha aggiunto che alcuni stati messicani hanno proibito la diffusione radiofonica dei narcocorridos già da qualche decennio, e che la maggior parte delle stazioni radiofoniche messicane è sensibile al tema. Questi sforzi sono stati però minati da YouTube e dai servizi di musica in streaming, dove queste canzoni hanno ottenuto una popolarità enorme.
Negli ultimi vent’anni i narcocorridos sono diventati anche una musica ballabile e da classifica, contaminandosi con generi come la trap, il reggaeton e la musica caraibica e riscuotendo un notevole successo anche al di fuori del Messico. Questo nuovo filone è stato definito dalla critica “corridos tumbados”, ed è quello in cui viene inquadrato anche Peso Pluma, che con più di 40 milioni di ascolti mensili è uno dei cantanti più ascoltati al mondo su Spotify.
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