• Mondo
  • Domenica 20 aprile 2025

Gli attacchi ai ristoranti KFC in Pakistan

Sono state arrestate 178 persone e in diverse città ora sono presidiati dalla polizia: c'entra la guerra a Gaza

Un poliziotto di guardia davanti a un KFC a Karachi, in Pakistan, il 14 aprile
Un poliziotto di guardia davanti a un KFC a Karachi, in Pakistan, il 14 aprile (EPA/SHAHZAIB AKBER)
Caricamento player

Nelle ultime settimane in Pakistan sono state arrestate almeno 178 persone per una serie di attacchi ai ristoranti della catena di fast food statunitense Kentucky Fried Chicken (KFC). Sono avvenuti nel contesto di proteste contro Israele: la catena KFC è stata oggetto di vandalismi e contestazioni perché associata agli Stati Uniti, che sono il principale alleato di Israele e, specie dopo il ritorno di Donald Trump alla presidenza, ne appoggiano incondizionatamente la condotta di guerra nella Striscia di Gaza.

Una pattuglia fuori da un KFC temporaneamente chiuso, a Karachi l'11 aprile

Una pattuglia fuori da un KFC temporaneamente chiuso, a Karachi l’11 aprile (EPA/REHAN KHAN)

Sabato il sottosegretario del ministero dell’Interno pakistano, Talal Chaudhry, ha detto che questa settimana nel paese ci sono stati almeno 20 attacchi. Quelli delle ultime settimane sono stati principalmente nelle città più grandi: Karachi, Lahore e nella capitale Islamabad. A Lahore la polizia è stata messa a presidiare 27 ristoranti di KFC, e lo stesso è avvenuto in altre città.

Chaudhry ha confermato che durante le proteste è morto un dipendente di KFC. L’uomo, un 45enne, è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco mentre si trovava nella cucina di un ristorante di Sheikhupura, a nord-ovest di Lahore. Secondo le ricostruzioni della polizia potrebbe essere stato un proiettile vagante, sparato da una distanza superiore ai 30 metri.

Alcuni degli attacchi sono stati violenti, con persone armate di bastoni e lanci di pietre. In un caso è stato incendiato un ristorante, a Lahore. Era già capitato che in passato, e anche l’anno scorso, in Pakistan venissero presi di mira i ristoranti di KFC, come simbolo degli Stati Uniti.

Il partito islamico fondamentalista Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), che è molto influente nel paese, ha sostenuto le campagne di boicottaggio negando però di avere un ruolo negli attacchi anche se un suo membro è tra gli arrestati di Lahore. La settimana scorsa Mufti Taqi Usmani, uno dei più importanti e ascoltati giuristi islamici del Pakistan, ha fatto un appello perché non si ripetano gli attacchi.

Una protesta dell'ala giovanile del partito fuori da un KFC di Peshawar, il 10 aprile

Una protesta dell’ala giovanile del partito TLP fuori da un KFC di Peshawar, il 10 aprile (EPA/BILAWAL ARBAB)

Il sottosegretario Chaudhry ha deplorato gli attacchi, ricordando che la catena dà lavoro a più di 25mila persone nel paese, dove ha investito più di 88 milioni di euro.

Diverse aziende occidentali, e prevalentemente statunitensi, vengono boicottate da moltissime persone in Pakistan e in altri paesi dove la maggioranza della popolazione è musulmana, sempre come forma di protesta contro l’amministrazione statunitense e il suo sostegno anche militare a Israele. Tra queste Pizza Hut (che è posseduta dallo stesso gruppo di KFC, Yum! Brands), Coca-Cola, Starbucks e McDonald’s.

– Leggi anche: In Cisgiordania è sempre più difficile trovare la Coca-Cola