• Mondo
  • Sabato 19 aprile 2025

Cosa ha raccontato il senatore che ha incontrato l’uomo ingiustamente espulso a El Salvador

Kilmar Abrego Garcia è stato spostato in un altro carcere ma è ancora in isolamento, senza alcuna accusa concreta

Il senatore Chris Van Hollen durante la conferenza stampa fatta al suo ritorno, all'aeroporto di Washington-Dulles, il 18 aprile
Il senatore Chris Van Hollen durante la conferenza stampa fatta al suo ritorno, all'aeroporto di Washington-Dulles, il 18 aprile (AP Photo/Jose Luis Magana)
Caricamento player

Il senatore statunitense Chris Van Hollen è tornato da El Salvador e ha dato aggiornamenti sulla situazione di Kilmar Abrego Garcia, l’uomo 29enne espulso per errore dagli Stati Uniti lo scorso 15 marzo e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza noto come CECOT (Centro di detenzione per il terrorismo), usato per i criminali ritenuti più pericolosi. Da allora di Garcia si sapeva poco. Al senatore, che l’ha incontrato giovedì, ha raccontato di essere traumatizzato per le sue condizioni di detenzione e di trovarsi ancora in isolamento. Van Hollen fa parte del Partito Democratico.

Garcia era stato espulso nonostante avesse un regolare permesso di soggiorno e la Corte suprema aveva infatti subito chiesto di riportarlo indietro, pur senza vincolare il governo a farlo. Nonostante il dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti abbia ammesso che l’espulsione era stata «un errore amministrativo», Trump e i Repubblicani non hanno fatto niente per rimediare. Sostengono che Garcia faccia parte di una banda criminale salvadoregna, anche se non hanno fornito vere prove.

Il senatore Van Hollen ha detto che dieci giorni fa Garcia è stato trasferito in una prigione di Santa Ana, la seconda città di El Salvador, dopo essere stato tenuto per più di tre settimane nel carcere di massima sicurezza CECOT. Garcia gli ha detto che l’esperienza del CECOT l’ha traumatizzato, anche per le minacce che ha ricevuto, e che anche a Santa Ana si trova in isolamento. «Non può parlare con nessuno e non riceve notizie da fuori».

Donald Trump con Nayib Bukele durante il loro incontro alla Casa Bianca del 14 aprile

Donald Trump con Nayib Bukele durante il loro incontro alla Casa Bianca del 14 aprile (Pool via AP)

Van Hollen inoltre ha dato nuovi dettagli sull’espulsione di Garcia: dopo l’arresto (il 12 marzo) gli era stata negata la possibilità di fare telefonate e da Baltimora nel Maryland, dove vive, era stato portato in un centro di detenzione in Texas. Lì era stato ammanettato, incatenato e messo su un aereo coi finestrini oscurati che l’aveva portato a El Salvador.

Van Hollen ha raccontato di aver chiesto al vicepresidente salvadoregno, Félix Ulloa, se Garcia avesse commesso crimini o ci fossero prove a suo carico. Ulloa gli avrebbe risposto di no: «È qui perché l’amministrazione Trump ci paga per tenerlo qui». Il governo statunitense si è impegnato a pagare 15 milioni di dollari (più di 13 milioni di euro) perché El Salvador prenda le persone migranti che espelle, sulla base di un accordo di durata annuale ma rinnovabile: 4 milioni di dollari (3,5 milioni di euro) sono stati già versati.

L’incontro con Van Hollen è stato molto condizionato dal governo autoritario di Bukele. Inizialmente le autorità hanno ostacolato il viaggio del senatore, e nei primi giorni gli hanno impedito di visitare il CECOT. Infine gli hanno consentito di vedere Garcia, ma solo in condizioni particolari e altamente coreografiche. L’incontro è avvenuto nella terrazza dell’hotel dove alloggiava Van Hollen, ma le autorità hanno insistito perché avvenisse nella zona della piscina: questo per dare un’immagine edulcorata delle condizioni di Garcia, a cui sono stati dati vestiti apposta per l’occasione.

Van Hollen ha detto che, sempre per dare quest’idea distorta, gli uomini dell’entourage presidenziale di Bukele avevano messo sul tavolo dei cocktail, che né lui né Garcia hanno toccato. Il bicchiere di Garcia era meno pieno, per dare l’impressione che avesse bevuto. I cocktail si vedono nelle foto diffuse da Bukele stesso sui social, che ha insistito con l’illazione che Van Hollen e Garcia stessero bevendo un margarita per confutare che l’uomo avesse subìto torture o abusi (che sono documentati tra i prigionieri del CECOT). «Volevano creare quest’illusione che Kilmar stesse facendo la bella vita, che ovviamente è una bugia bella e buona».

Con questa messinscena il governo di El Salvador ha fatto il gioco di Trump, che anche venerdì ha sostenuto la narrazione secondo cui Garcia sarebbe parte della gang criminale MS-13 per via di un tatuaggio sulla mano, nonostante non abbia condanne o precedenti penali legati al crimine organizzato. A differenza di Van Hollen, che non ha potuto avvicinarsi al CECOT, le autorità salvadoregne hanno permesso a un deputato Repubblicano di fare un tour: Riley Moore, del West Virginia, l’ha raccontato con una serie di foto piuttosto surreali all’interno della struttura.

– Leggi anche: Donald Trump sta copiando i video di Nayib Bukele