Il ventenne preferito dai genitori italiani

Edoardo Prati è diventato un fenomeno di internet parlando di classici della letteratura, e ora è ospite fisso da Fabio Fazio

(Laila Pozzo)
(Laila Pozzo)

A ventun anni Edoardo Prati è uno degli ospiti fissi del programma Che tempo che fa, scrive e ha una rubrica di interviste video per Repubblica e sta per concludere il suo primo tour nazionale di spettacoli teatrali. Sono tutti posti in cui non ci si aspetta di trovare un giovane studente universitario, e infatti prima di tutto Prati era diventato famoso su TikTok, dove ha più di 300mila follower e alcuni dei suoi video superano un milione di visualizzazioni.

Per via del suo interesse per i classici e per la poesia, che legge, interpreta e commenta con tono appassionato sui social, Prati è diventato l’ospite perfetto per diversi media tradizionali che puntano a “raggiungere i giovani” ma non hanno bene idea di come farlo. Piace alle generazioni più vecchie – da Fabio Fazio ai molti che commentano i suoi video online – perché veste elegante, è estremamente educato e ha un modo di parlare e di muoversi che ricalca quello degli intellettuali dei loro tempi. Ma è seguito e apprezzato, curiosamente, anche da molti suoi coetanei, che lo fermano per strada. Lui stesso dice che non ha idea del perché: «forse ce n’era un po’ bisogno e ho riempito un buco?».

Su TikTok, in video di pochi minuti, Prati parla d’amore leggendo il Simposio di Platone, di dolcezza citando Cornelio Nepote, di cosa ne pensa Dante del “chiodo scaccia chiodo” e di cosa vuol dire «essere sazi del mondo» secondo Tasso. Canta i versi latini in metrica, ma anche Fabrizio De André e Lucio Dalla. Chiude tutti i suoi video con «curate ut valeatis», state bene in latino. Il suo tono e i suoi gesti sono sempre molto compassati e solenni, e l’abbigliamento rétro e la voce profonda contribuiscono a farlo assomigliare più a un vecchio professore di latino molto appassionato che a un tiktoker della sua età.

Negli interventi a Che tempo che fa, che prepara ogni volta su un tema diverso, Prati insiste particolarmente su questo approccio. Ma si adatta facilmente anche a contesti meno formali, pur rimanendo coerente col suo personaggio: per esempio quando interagisce con altri tiktoker o nel podcast di Fedez insieme al rapper Chicoria. «Quando l’ho incontrato la prima volta ho pensato di avere davanti un extraterrestre, perché sembra un giovane vecchio, un vecchio nel corpo di un giovane, mi ha dato la sensazione di essere un Benjamin Button», dice Monica Savaresi, fondatrice di Savà Produzioni Creative, la società che produce e distribuisce lo spettacolo di Prati. «Ha una capacità di comunicazione e un’empatia rare, una cultura e una profondità di pensiero difficili da trovare in un ragazzo di vent’anni, e che lo rendono un personaggio assolutamente fuori dal tempo».

A Che tempo che fa Prati viene presentato come “umanista”. Lui dice di essere troppo giovane per definirsi un intellettuale e di non sentirsi neanche un divulgatore; di non apprezzare la definizione di influencer per via della connotazione negativa del termine, e di non voler in nessun modo diventare un opinionista. «Io racconto le storie, faccio leggere i libri». I suoi profili social però non assomigliano per niente a quelli di altri influencer di libri e non è così raro che si esprima su notizie o argomenti di attualità, specialmente se hanno a che fare con arte, letteratura e cultura pop.

Per esempio a dicembre fece un video in difesa dei testi volgari e molto criticati del trapper Niky Savage, sostenendo che la funzione dell’arte non sia educare né fare da esempio. Più di recente ci fu un piccolo caso su TikTok, quando diventò virale un audio del sonetto di Dante Tanto gentile e tanto onesta pare, e lui se la prese con i molti indignati dal fatto che un pezzo di cultura così alta fosse diventato un trend. «Il diritto di emozionarsi deve essere aperto a tutti: io sono due giorni che ascolto questo audio. Perché? Perché mi piace», disse. Fu molto ripreso anche un suo video in cui criticava la «filologocrazia in cui viviamo», cioè il prevalere dell’approccio filologico sulla lettura dei testi.

Recentemente la sua giovanissima età non lo ha risparmiato da una serie di critiche per un intervento pacifista fatto a Che tempo che fa, sul valore delle parole e dell’immaginazione contro la violenza della guerra. A questo proposito Prati dice di essersi esposto in modo «molto leggero, senza entrare nel merito e facendo un discorso astratto non riferito alla realtà di quello che stiamo vivendo». Allo stesso tempo, dice, «non può non interessarmi la politica, sono un cittadino ed è un dovere interessarsi, anche se non è un dovere esprimersi».

In tutto questo Prati sta ancora facendo la triennale in Lettere classiche all’università di Bologna, dove condivide una stanza doppia con un’amica e ha la cartina dell’Impero romano appesa sopra il letto. È nato a Rimini e i genitori fanno lavori che non hanno niente a che fare con lo studio della letteratura. Nella sua breve biografia è citato anche un aneddoto che fa molto gioco alla narrazione del suo personaggio: in terza superiore fu rimandato in latino. In quarta cominciò a fare video. Se gli si chiede qual è il primo libro che l’ha fatto avvicinare alla lettura risponde: «Geronimo Stilton, un pezzo di letteratura non abbastanza studiato: è fantastico».

Prati racconta di aver sempre amato la letteratura e il teatro e di essere stato molto condizionato dal bisnonno, che ha 94 anni e faceva l’impresario e il burattinaio. «Noi la domenica non andavamo a messa ma a teatro, e poi a casa replicavamo gli spettacoli con i burattini». Di tutte le cose che fa, dice che il teatro è quella che gli piace di più. «È la mia casa e luogo dell’anima, come i libri, ed è dove torno appena posso». Il tour del suo primo spettacolo, Cantami d’Amore, finisce a breve e ne ha da poco annunciato uno nuovo, Come è profondo il mare, per la prossima estate. Nel pubblico ci sono persone di tutte le età e la maggior parte sono donne.

Tutto ciò per cui è apprezzato lo rende per alcuni anche irritante. Lui stesso dice che sui social viene spesso accusato di dire banalità: «è una critica da cui non so come difendermi perché per me la banalità non è una categoria, e mi piace essere didascalico». Su Rivista Studio l’opinionista Alice Oliveri ha criticato in particolare il fatto che si ponga come un interlocutore fin troppo facile per la «generazione dei Serra e dei Fazio, dei Vecchioni e degli Augias». «Io non ho niente contro i secchioni», scrive Oliveri, «ma è il loro fanclub di adulti che vogliono interloquire solo con chi rispecchia precisamente la loro idea artefatta di giovane, in opposizione a tutti gli altri balordi che rovinano il mondo, che mi spaventa».

A questo proposito Prati dice che il ruolo di rappresentante e “voce” della sua generazione non gli piace. «Non mi ci vedo e non sono all’altezza di essere rappresentativo, è una responsabilità che non mi prendo». Un tempo viveva con senso di colpa il fatto di saltare le lezioni in università, oggi dice che ha accettato di essere uno studente lavoratore e che per studiare e leggere serve prendersi il giusto tempo. Lui legge spesso di notte, in treno e nei ritagli, per esempio in camerino prima degli spettacoli: «mi manca avere più spazio per me ma sono contento di come sta andando».