La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per avere mantenuto al 41-bis un mafioso 90enne con l’Alzheimer

(AP Photo/Jean-Francois Badias)
(AP Photo/Jean-Francois Badias)

Giovedì la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per avere tenuto il mafioso Giuseppe Morabito al regime carcerario del “41-bis”, il cosiddetto carcere duro, nonostante soffra di diverse patologie. Morabito oggi ha 90 anni ed era stato arrestato nel 2004 dopo una lunga latitanza: dal 2014 è detenuto nel carcere Opera di Milano. Nel 2022 aveva fatto ricorso al tribunale internazionale creato nel 1959 per far rispettare la convenzione europea sui diritti dell’uomo e contestare l’incompatibilità delle sue condizioni di salute con la detenzione, l’insufficienza delle cure mediche ricevute e la sua permanenza al 41-bis nonostante una diagnosi di Alzheimer. La Corte Europea dei diritti dell’uomo gli ha dato ragione su quest’ultimo punto.

La Corte ha riconosciuto che è stato violato l’articolo 3 della convenzione, secondo cui «nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni inumani o degradanti». Tra le altre cose i giudici non ritengono che Morabito possa riprendere contatti con un’organizzazione criminale viste le sue condizioni di salute e dopo vent’anni di detenzione al 41-bis. La sentenza riguarda il periodo fino al 24 maggio del 2023, quando Morabito era stato portato in ospedale per essere operato d’urgenza per un’ernia, e il 41-bis era stato interrotto. Il regime carcerario duro era comunque stato riattivato a novembre.

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