Un’alga ha reso più aggressivi i leoni marini della California

È uno degli effetti dell'intossicazione da acido domoico: due persone sono state attaccate

Leoni marini su una spiaggia della California (AP Photo/Nic Coury)
Leoni marini su una spiaggia della California (AP Photo/Nic Coury)
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Nelle ultime settimane in California ci sono stati due casi di nuotatori attaccati dai leoni marini: è una circostanza eccezionalmente rara. Il comportamento di questi animali, solitamente tranquilli, è dovuto a un’alga tossica, la Pseudo-nitzschia australis, che sta causando diversi problemi alla fauna locale.

L’alga in questione contiene acido domoico, una neurotossina che interferisce con il corretto funzionamento del sistema nervoso di diversi animali, fra cui uccelli e mammiferi, leoni marini ed esseri umani inclusi. La Pseudo-nitzschia australis trova condizioni particolarmente favorevoli alla sua crescita nelle acque calde al largo della California, e con l’innalzamento della temperatura del mare dovuto ai cambiamenti climatici sono aumentati i casi in cui la sua presenza nell’acqua aumenta a tal punto da diventare problematica per la fauna.

Secondo i ricercatori e gli esperti di fauna marina della zona negli ultimi dieci anni le fioriture dell’alga sono diventate molto più frequenti rispetto a prima. Avvengono in particolare quando le correnti portano più vicino alla superficie acque ricche di nutrienti che solitamente si trovano in profondità. In questo caso la fioritura particolarmente intensa, che ha interessato la costa vicino a Los Angeles, potrebbe essere stata favorita dai detriti finiti in mare dopo gli enormi incendi che ci sono stati in città a gennaio.

I leoni marini non assumono direttamente l’alga: questa viene mangiata da molluschi e pesci come sardine e acciughe, che poi vengono a loro volta mangiati dai leoni marini. In situazioni normali la concentrazione di alghe tossiche nei pesci rimane abbastanza bassa e i leoni marini riescono a smaltire le tossine senza troppi problemi. In casi particolari però l’accumulo di acido domoico diventa dannoso, e può anche causare la morte degli animali nell’arco di poche settimane.

La tossicosi da acido domoico crea diversi problemi ai leoni marini, oltre a renderli più aggressivi. Gli animali che ne sono affetti ondeggiano molto la testa, presentano crisi epilettiche e intensa letargia, oltre a problemi cardiaci che possono risultare fatali. I leoni marini che ricevono cure veterinarie hanno fra il 55 e il 65 per cento di possibilità di sopravvivere, mentre per i delfini comuni (Delphinus delphis) l’ingestione delle tossine è quasi sempre mortale. Il Channel Islands Marine & Wildlife Institute, un centro di ricerca e riabilitazione locale, ha detto che in questo periodo deve occuparsi di 150 segnalazioni di leoni marini intossicati ogni giorno.

Soldati statunitensi e personale del Channel Islands Marine & Wildlife Institute con un leone marino che presentava segni di intossicazione da acido domoico, chiuso in una sacca (Airman 1st Class Olga Houtsma/U.S. Space Force via AP)

Anche gli esseri umani possono avere problemi, se mangiano cibo contaminato dalla tossina. L’intossicazione da acido domoico negli umani danneggia fra le altre cose l’amigdala, una parte del cervello, e causa problemi alla memoria a breve termine: per questo viene chiamata “avvelenamento amnesico da molluschi”.

Ultimamente non sono stati segnalati casi del genere, ma appunto solo due aggressioni di leoni marini contro nuotatori, che comunque non sono rimasti gravemente feriti. In un caso la persona attaccata era un surfista di 40 anni, RJ LaMendola, che è stato morso alla schiena. L’uomo ha detto di essere tornato rapidamente a riva e di aver cercato di proteggersi piazzando la tavola fra sé e il leone marino. Sui social ha poi detto che l’animale aveva un aspetto «ferino» e «indemoniato». Nell’altro una ragazza di 15 anni, Phoebe Beltran, che stava facendo un esame in mare per ottenere il brevetto da bagnina, è stata brevemente ricoverata per i morsi ricevuti al braccio. Beltran ha raccontato di aver temuto inizialmente di essere stata attaccata da uno squalo.

Anche l’esposizione ripetuta a livelli relativamente bassi (e non letali) della tossina può causare problemi: in questi casi i leoni marini presentano reazioni esagerate agli stimoli esterni. È possibile che gli animali che hanno attaccato Beltran e LaMendola avessero subìto un’intossicazione di questo tipo.

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