Francesco Schettino, condannato in via definitiva per il disastro della Costa Concordia, ha rinunciato a chiedere la semilibertà

Francesco Schettino in una foto del 2015 (LaPresse/Stefano Costantino)
Francesco Schettino in una foto del 2015 (LaPresse/Stefano Costantino)

Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia, che naufragò il 13 gennaio del 2012 al largo dell’isola del Giglio provocando la morte di 32 persone, ha rinunciato a chiedere la semilibertà. Lo ha detto la sua avvocata, Francesca Carnicelli, spiegando che c’erano state «difficoltà con la proposta lavorativa» fatta al tribunale di sorveglianza di Roma, e che quindi Schettino aveva deciso di chiudere il procedimento. Oggi era in programma l’udienza per decidere se concedere o meno la semilibertà a Schettino.

Per il disastro della Costa Concordia Schettino era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere nel 2017. Al momento è detenuto nel carcere di Rebibbia, può usufruire di permessi di uscita e avrebbe già i requisiti per richiedere misure alternative al carcere come la semilibertà, cioè la possibilità di trascorrere parte del giorno fuori dell’istituto di reclusione per partecipare ad attività lavorative, di istruzione o comunque utili al reinserimento sociale. Carnicelli ha detto che, se in futuro ce ne saranno le condizioni, verrà chiesta nuovamente la semilibertà.