Il Giappone risarcirà con l’equivalente di 1,3 milioni di euro Iwao Hakamada, che fu condannato a morte per omicidio e assolto dopo 56 anni

(AP Photo/Eugene Hoshiko)
(AP Photo/Eugene Hoshiko)

Martedì un tribunale di Shizuoka, nel Giappone centrale, ha stabilito un risarcimento equivalente a 1,3 milioni di euro per l’ex pugile Iwao Hakamada, che nel 1968 era stato condannato alla pena di morte per quattro omicidi (condanna confermata in via definitiva nel 1980): Hakamada ha passato 56 anni in carcere, nel 2014 è stato scarcerato in attesa di un nuovo processo ed è infine stato assolto lo scorso settembre. Il risarcimento è pari a 12.500 yen (77 euro) per ogni giorno che Hakamada ha trascorso in detenzione, la maggior parte dei quali (circa 35 anni) nel braccio della morte.

Il suo è stato uno dei casi di cronaca giudiziaria più noti e discussi del Giappone: se si calcola la prima sentenza del 1968 come inizio della sua detenzione, Hakamada è il detenuto rimasto più a lungo in attesa dell’esecuzione della propria condanna a morte al mondo.

I fatti per cui era stato condannato e poi assolto risalgono al 30 giugno del 1966, quando a Shizuoka fu trovata morta la famiglia di quello che allora era il suo capo. Dopo venti giorni di detenzione e vari interrogatori, che secondo quanto denunciato dai suoi avvocati e da alcune ong erano durati anche 15 ore di fila, Hakamada confessò. Già durante il primo processo però si dichiarò non colpevole, e più avanti disse di essere stato picchiato, torturato e costretto a confessare. Oggi ha 89 anni e da tempo non è più in grado di esprimersi, né sembra comprendere dove si trovi a causa dei gravi danni che una detenzione così prolungata ha provocato alla sua salute fisica e mentale.

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