La prima condanna per l’omicidio di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli

A Raul Esteban Calderon è stato dato l'ergastolo in primo grado come esecutore materiale, mentre le indagini sui presunti mandanti sono ancora in corso

Una bandiera dedicata a Piscitelli all'Olimpico, 1° settembre 2019 (ANSA/CLAUDIO PERI)
Una bandiera dedicata a Piscitelli all'Olimpico, 1° settembre 2019 (ANSA/CLAUDIO PERI)
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Martedì Raul Esteban Calderon, detto Francisco, argentino con vari precedenti penali, è stato condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, criminale ed ex capo degli ultras della Lazio. I giudici non gli hanno però riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso, che era stata chiesta dalla procura. I familiari di Piscitelli hanno commentato la sentenza precisando che Calderon è stato l’autore materiale dell’omicidio, ma che dei mandanti ancora non si sa nulla.

Piscitelli venne ucciso il 7 agosto del 2019 mentre era seduto su una panchina del Parco degli Acquedotti, nel quartiere Appio Claudio di Roma. L’assassino gli si avvicinò fingendosi una persona che era andata a correre, e lo uccise con un colpo di pistola alla testa. Secondo l’accusa l’omicidio venne commissionato per il controllo della piazza di spaccio della città, la più grande d’Italia e la più appetibile per le organizzazioni criminali, in cui Piscitelli era attivo insieme al socio Fabrizio Fabietti.

Sempre secondo la procura la decisione di uccidere Piscitelli avrebbe dunque avuto il benestare di altri gruppi criminali romani: era diventato troppo ingombrante. Allo stesso tempo la sua posizione si era indebolita dopo la forzata uscita di scena del suo alleato di sempre, il noto criminale Massimo Carminati che è in carcere per l’inchiesta impropriamente definita “Mafia Capitale”, e dopo una serie di investimenti sbagliati che lo avevano portato a indebitarsi notevolmente.

Dopo l’omicidio di Piscitelli, iniziò a Roma una guerra tra bande. I membri del gruppo Piscitelli-Fabietti tentarono di vendicare il proprio capo. Il 14 novembre 2019 due persone in moto affiancarono la Fiat Panda su cui viaggiava Leandro Bennato a capo, con il fratello Enrico, della famiglia che comanda e gestisce le attività criminali delle zone romane di Casalotti e Primavalle: le due persone in moto gli spararono, senza però riuscire a ucciderlo. Provocarono una reazione immediata: secondo la procura per undici giorni Leandro Bennato e Calderon si appostarono sotto casa di Fabietti per ucciderlo senza però riuscire a intercettarlo. A salvare Fabietti fu l’operazione Grande Raccordo Criminale guidata dalla Guardia di finanza che portò, nel novembre del 2019, quando Piscitelli era già morto, a smantellare l’organizzazione criminale di cui Piscitelli era il capo. In quell’occasione oltre a Fabrizio Fabietti furono arrestate altre 50 persone, molti ultras ed ex pugili, soprattutto cittadini albanesi, incaricati di dare “copertura militare” all’organizzazione stessa. Nel corso dell’operazione furono arrestati esponenti importanti anche di altre bande criminali, tra cui Leandro Bennato.

Secondo quanto risultava da un’altra intercettazione, prima di essere portato in carcere Leandro Bennato diede indicazioni precise al fratello Enrico per compiere altri omicidi. Sulla spiaggia di Torvajanica il 20 settembre 2020 fu ucciso il cittadino albanese Selavdi Shehaj, detto “Simone”, che era stato individuato come uno dei due autori dell’attentato a Leandro Bennato. L’omicidio ricalcò le stesse modalità di quello di Piscitelli: l’assassino sparò in un luogo pubblico, in questo caso arrivando su uno scooter. Altre tre persone, tra cui Giuseppe Molisso (dell’omonimo clan di camorra), furono accusate della pianificazione e partecipazione per il reperimento dello scooter e dell’arma. Per questo omicidio Calderon (che in realtà si chiama Gustavo Alejandro Musumeci) era stato arrestato a dicembre del 2021 e nel novembre del 2024 era stato condannato con Molisso in primo grado all’ergastolo.

A febbraio di quest’anno Calderon era stato condannato in appello a 12 anni anche per il tentato omicidio di due fratelli coinvolti in un altro giro di spaccio, Emanuele e Alessio Costantino, avvenuto il 13 luglio del 2021 nel quartiere Alessandrino di Roma. Giuseppe Molisso, per gli stessi fatti, era stato condannato a 14 anni.

Molisso e Leandro Bennato sono stati indicati dalla procura di Roma, e indagati, come presunti mandanti dell’omicidio di Piscitelli, insieme a una terza persona: Alessandro Capriotti, conosciuto come il “Miliardero”, con il quale Piscitelli avrebbe avuto appuntamento il giorno in cui è stato ucciso.